•Capitolo 62

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**FLASHBACK DI ANNA**
É mercoledì, 5 ottobre 1992, e mi sveglio nella mia solita e squallida stanza.
Anche oggi non mi va di andare a scuola. Odio tutta quella gente che mi punta gli occhi di dosso.
Per tutti sono "la pazza". E come è partito tutto questo?
Dal mio ragazzo. Jason Hartelay. Oddio, ora non è piu il mio ragazzo, visto quello che mi ha combinato.

Mi perdo nei pensieri, e sono già arrivata a scuola, purtroppo.
Inizio a sentire gli occhi di tutti i miei compagni, su di me.
Jason mi ha rovinato la vita. Ha inizialmente tentato di stuprarmi, qualche mese fa, ma io sono stata zitta. E lui ha iniziato a dire in giro che sono una puttana.

In pratica, mi getta merda addosso, soltanto perché non ho voluto dargliela. Tipico...

Insomma, sembra una normale giornata di ottobre, invece non lo è.
Per tutta la giornata scolastica, continuo a ricevere diverse minacce, con dei bigliettini.
Nella borsa, nell'armadietto del corridoio, in quello della palestra e sul banco.
Con scritto "SEI UNA LURIDA. TI ROVINO" in rosso.
Io penso sia uno stupido scherzo no? Insomma, abbiamo 19 anni, non servono queste pagliacciate.

D'un tratto, sento qualcuno afferrarmi i capelli, mentre esco da scuola, e tirarli.

"Lasciami stare!" Urlo, cercando di dimenarmi.

La presa si fa più forte, quasi da strapparmi i capelli.

"Mi fai male!" Continuo a urlare.

In un cortile pieno di giovani adolescenti, dove sentono urlare e non si preoccupano minimamente, anzi, scoppiano a ridere.

Le lacrime iniziano a prendere il sopravvento. Dopo un paio di minuti, mi lascia e scappo verso casa mia, che non è lontana.

Quando entro a casa, scoppio in lacrime. Ho un dolore fortissimo dietro la nuca.
Cerco di dirigermi velocemente in camera, ma mia madre mi blocca.

"Che succede?" Mi domanda fermandomi con una mano sulla spalla.

Scuoto la testa, non ho intenzione di dire niente. Senno mi prenderanno di nuovo per pazza.

Sento i passi di mio padre arrivare dalla cucina.
"Piangi di nuovo? Smettila, che non serve a niente. Ti prenderanno soltanto per pazza." Risponde freddamente. Non è la prima volta che mi chiama così.

Mia madre lo fulmina con lo sguardo e così decide di andare in camera a parlare un po'.
Io dico solamente di aver preso un brutto voto, e di non voler essere una delusione per mio padre.

Lui non ha mai voluto avermi. È sempre freddo con me, e non riesco a capire perché. Sono sua figlia, diamine! Ma poi scoprirò il perché...
Mia madre va via dalla stanza e comincio a piangere.

Questa è una tipica giornata di Anna Jones.
Andare a scuola, essere derisa, per poi tornare a casa e non essere apprezzata dalla famiglia che ti ha cresciuta.

Mi stendo sul letto, e pensieri bui e perversi mi vengono in mente.
Non ha senso vivere.
Non ha senso vivere in una famiglia che non ti vuole.
Non ha senso vivere quando i tuoi amici, non vogliono vederti.
Non ha senso vivere, se neanche a scuola stai bene.

Poi perché mi chiamano pazza? Se solo fossero nei miei pensieri...

Non ce la faccio più. Nella mia vita ho fatto soltanto scelte sbagliate, e non voglio pesare più sui miei genitori.

Così esco dalla mia camera e mi dirigo nel bagno che è nel piano inferiore.

Mia madre è sul divano, e mi segue con gli occhi, finchè non sparisco dietro la porta del bagno.

Quel giorno mia madre, prima di andare a scuola, mi aveva riferito che aveva uno strano presentimento. E aveva ragione.

Riempio la vasca fino a far uscire fuori tutta l'acqua, ma non la chiudo.
Così mi tolgo le scarpe, mentre l'acqua continua a scorrere, e a fuori uscire.
Il bagno non è così grande, è cupo e con una piccola finestra.

Prendo una lametta, che è nel cestello sul davanzale.
E mi immergo nell'acqua.
Quando entro nella vasca, una quantità enorme di acqua fuoriesce, e raggiunge anche la porta.

Con un respiro profondo inizio a passare lentamente la lametta sul pulso sinistro e piano piano comincio a fare più forte.
Il sangue inizia a fuoriuscire dal polso. L'acqua inevitabilmente inizia a colorarsi di un rosso chiaro.
L'acqua continua a scorrere, e istintivamente inizio a urlare dal dolore.
Tutto questo è meno doloroso di tutto quello che ho passato fino ad ora.

"ANNA? ANNA? COSA STAI FACENDO?" Urla mia madre disperatamente dall'altra parte della porta.

"Sta uscendo dell'acqua rossa! Cosa stai facendo! Anna! Rispondi!" Continua a urlare e a bussare fortemente sulla porta.

Nel frattempo continuo ad urlare, è tutto cosi straziante. La mia vita è straziante.

Con una sedia, mia madre, sfonda il vetro satinato della porta.

Ma io non inizio a vederci più.

"Scusami mamma..."
Sono le uniche parole che riesco a pronunciare, dopo di che. Il buio totale.


Ciao amici!
Questo è uno dei capitoli più inquietanti della storia.
Ho voluto fare un flashback per raccontare la storia di Anna, non sarà il primo...
Quindi fatemi sapere cosa ne pensate!🥰

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