•Capitolo 63

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                         **POV RACHEL**
Dopo il racconto di mia zia, sono totalmente sconvolta.
Le persone sono veramente cattive. Insomma aveva soltanto 19 anni, era una piccola donna!
Neanche io avrei sopportato tutto quel male.
Un padre che ti ripudia, un'intera scuola che ti odia, un fidanzato se così può definirsi che ti butta merda addosso.

Avrei fatto anche io un gesto così, straziante, così al limite.
Ora capisco perché è cosi, ma non ho ancora tutte le risposte che volevo.

Sento un suono di una campana che determina la fine delle visite.

"No! Voglio sapere di più!" Urlo battendo i pugni sul tavolino di metallo.
Mi madre mi ferma.

"Posso scriverti una lettera dove ti spiego tutto, arriverà tra un paio di giorni..." Mi informa mia zia, mentre l'uomo che è accanto a noi si avvicina per portarla via.

Logan non dice niente, e ha un espressione vuota e malinconica.

Torniamo a casa e mia madre invita Logan a restare a casa, cosi in attesa della cena, io e lui ci dirigiamo in camera per parlare un po'.

"Pensi sia tutto vero?" Mi chiede dolcemente Logan, mentre si butta sul mio letto.

Io faccio spallucce.
Credo che la storia sia vera, purtroppo. Perché mentire su un fatto del genere?
E poi mio nonno lo vedo così, freddo e distaccato.
Non so cosa pensare di loro, voglio sapere di più.
Spero che mi scriva presto.

"Ora non voglio pensare a questo... Parliamo di capodanno, cosa faremo?" Domando curiosa, mentre mi siedo sul letto accanto a Logan.

Si mette a sedere e di istinto mi posa una mano sulla coscia, come se niente fosse.

"Allora, allora.." Con l'altra mano si gratta il mento, e rivolge lo sguardo verso il mio lampadario a forma di lanterna giapponese.

"Ho voglia di cucinare io... Poi vedremo qualche programma in tv per il countdown, giocheremo a carte... e se vorrai potremmo far venire anche Dylan e la tua amica Betty"
Mi chiede Logan.

Io sinceramente vorrei stare sola con lui.
Ma prendere le distanze per il momento è la cosa migliore.

"Va bene, come vuoi... la casa è tua" Rispondo secca.

"Si, ma tu sei l'ospite d'onore. Voglio che tu sia a tuo agio. Puoi vestirti come vuoi, anche con la tuta stai bene."

Dopo quella frase, sento il calore prendere tutto il viso.
Accidenti, non posso farmi rossa adesso.

"Stai bene? Hai caldo?" Mi domanda Logan, e subito dopo si avvicina con il suo viso, per soffiarmi sulla faccia.

I nostri sguardi si incrociano, e le punte del nostro naso si sfiorano. I suoi occhioni, color nutella, si perdono nei miei, e non riesco a parlare o neanche a pensare.
Dallo stomaco partono una serie di intense farfalle. FERMATELE VI PREGO.
Non voglio cadere in tentazione, come è successo a casa di mia nonna.

"St-sto bene, gr-grazie" rispondo a tratti, allontanandomi di poco.

Non voglio questi avvicinamenti. Non voglio restarci male, se qualcosa non va.
Ma non mi dispiace avere la sua faccia spiaccicata sulla mia.
Ma devo resistere, non è il momento di cedere alle debolezze. Si, perché lui è la mia più grande debolezza.

Per i giorni successivi, è come se quel avvicinamento non fosse mai successo, e io e Logan passiamo molto tempo insieme ora.
Anche perché non andiamo a scuola.

È la mattina del 31 dicembre, e il postino suona alla porta.
Mia madre ritira una grande lettera che proviene dal manicomio.
Non sono mai stata così felice di sentire mia zia, per la storia, naturalmente.

Così scrivo un veloce messaggio a Logan, e gli chiedo di raggiungermi il più veloce possibile.
Neanche dopo una decina di minuti, Logan, piomba in casa.

"Buongiorno nanetta!" Urla, spalancando la porta della mia stanza, e cammina verso di me.

"Sei pronta per sta sera?" Mi domanda, con un grande sorrisone sulla faccia.

"Sembri un ebete con questo sorriso!"  Rido, mentre gli do un paio di schiaffetti sulle guance.

Il suo sorriso sparisce immediatamente.
"Comunque si, non vedo l'ora" Gli rispondo dolcemente.
E un timido sorriso compare sul suo viso.

Così gli faccio cenno della busta, e decidiamo di aprirla.

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