•Capitolo 55

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È quasi ora di cena, il sole è calato già da un pezzo, e mia madre è ancora li fuori insieme alla squadra di ricerche.
Io e Logan decidiamo, quindi, di ordinare la pizza per cena.

Mi vibra il telefono. Un messaggio anonimo.

"È inutile che cerchiate, che appendete volantini per tutta la città.
Io so dov'è tuo padre.
Recatevi a questo indirizzo:
Huron street, 5."

Lascio cadere il telefono sul tavolo, la fetta di pizza mi scivola tra le mani.
Inizio a sudare a freddo. È lei, mi avevano avvertito che fosse pazza.
Ho un brutto presentimento.

"È lei. È lei" Continuo a ripetere a Logan.

Il telefono continua a vibrare.

"Non dire niente a nessuno, al massimo al tuo amico.
Venite da soli." Continua il messaggio.

Io sono certa, sicura, che lei c'entri qualcosa.

Faccio leggere i messaggi a Logan.

"Non possiamo andare da soli." Mi avverte Logan.
"Mando un messaggio a mio zio, e gli spiego la situazione." Prende immediatamente il telefono e inizia a scrivere.
"Tu intanto preparati, che andiamo." Dice con sicurezza.

Non sto capendo più niente. Sono in piedi di fronte a Logan, che è seduto a tavola mentre continua a scrivere.

"Ho paura..." Sussurro.
Logan si alza di scatto dalla sedia e si avvicina a me.
Le sue caldi braccia mi circondano.
Vorrei sparire per un po', e lasciare tutto.

"Dai. Vai a prendere qualcosa per coprirti, che andiamo." Mi stampa un veloce bacio sulla fronte e io corro in camera per prendere un giubbotto.

Non riesco a capire come sia possibile. Come tutto ciò sia possibile.
Perché ha fatto questo atto così estremo?

Prendo il primo giubbotto che mi capita sotto mano, e torno di sotto.

"Non credi sia meglio anche avvisare mia madre?" Domando a Logan, mentre entrambi mettiamo i cappotti.

"Credo non serva. Mio zio è col lei, credo lo avviserà" Mi informatica lui.

Così usciamo di casa e saliamo in macchina.
Logan accende la macchina e il gps che ci porterà all'indirizzo che ci ha scritto la mia zia pazza.

Fuori ha iniziato a piovere, e mia madre e Kev sono ancora là fuori. Cosa dovremmo fare con lei? E se è armata?

"A mio zio ho detto, di aspettare imboscati fuori la loro casa e se non usciamo dopo un ora, ho detto di entrare perché significa che siamo in pericolo." Dice Logan, mentre è concentrato a sentire il gps.

Per arrivare ci occorre circa una mezz'ora abbondante.
Per strada non c'è anima viva. Strano visto che domani non si va a scuola.

Attraversiamo mezza città per arrivare all'indirizzo.
Ci fermiamo davanti ad una casa trasandata, con delle piccole finestre. Probabilmente questa casa è degli anni 50.

"Sei pronta?" Mi domanda Logan, mettendo una mano sulla mia coscia.

Io faccio segno di si con la testa, e lui prima di scendere mi stampa un bacio sulle labbra.
Quando scendo dalla macchina, sento le gocciole di pioggia che mi bagnano il viso.
Cosi io e Logan corriamo verso il portico della casa.

Puzza di muffa in una maniera incredibile.

Bussiamo un paio di volte, ma nessuno ci apre.
Anche la porta è piena di polvere.
Probabilmente ha affittato questa casa per non farci sapere il suo vero e proprio indirizzo.

Dopo un paio di minuti, una figura bassina ci apre.
Non si possono distinguere i suoi tratti, perché la casa è buia. Anche se da fuori si vedevano delle finestre accese.

"Buonasera" Dice calorosamente la donna di casa, come se ci conoscesse da una vita.

Ci fa cenno di entrare, e di fare attenzione dove mettiamo i piedi.
Dentro la puzza di muffa si sente ancora di più.
Logan con il cellulare accende la torcia e si gira un po' attorno.

I mobili sono vecchi e incelofanati. Al lampadario appeso al centro della stanza, manca la lampadina.

"Scusate se non c'è luce in questa stanza. Possiamo andare a parlare di qua."
Dice la signora, facendoci spazio per arrivare ad una piccola stanzina di fianco al salone.

Le pareti sono ricoperte da un giallo tenue, ma tutto scorticato per via della muffa.

Quando entriamo nella stanza, la figura della donna si fa più chiara.
Capelli corvini, occhi scuri, la carnagione pallida.

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