Cap 42. La Tua Sofferenza Che Mi Distrugge

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Camminai sul lungo tappeto rosso, poggiandomi alla parete.
Sudavo sempre più e cercavo di resistere per non dare occhio alle persone.
Presi il telefono dalla borsa e mandai il messaggio a Ozge per dirle di aiutarmi ma non rispose. Evidentemente aveva il silenzioso.

Continuai a camminare e non appena fui fuori dalla sala, trovai Serkan che parlava al telefono.
Era di spalle e mi avvicinai a piccoli passi, poggiandoli una mano sulla spalla e picchiettare per fargli notare la mia presenza.

Non appena si giró, riattaccó il telefono, salutando in modo veloce e mi avvolse nelle braccia.

<<Oddio Tessa, che ti succede? >> disse preoccupato mentre cercava di reggermi

<<Portami a casa ti prego>> dissi con dolore straziante, incominciava ad essere tutto ancor più complicato da gestire

<<Andiamo in ospedale? >>

<<No Serkan, è la mia routine. Non serve l'ospedale>>

<<Ti prendo in braccio >> disse e nel mentre mi prese in braccio e mi portò nella sua macchina.
Mi lasciò sdraiare sul sedile posteriore e chiamó Ozge per avvisarla.

<<Ah Ozge, ah >> disse nervosamente, riattaccando dopo non aver avuto nessuna risposta da lei

Chiusi gli occhi e immaginai Can vicino me.
Immaginavo le sue braccia che mi avrebbero stretta a lui e che mi facesse alleggerire il dolore con le sue parole.

<<Tessa siamo arrivati, dammi la chiavi >> disse Serkan e passai le chiavi

Mi sosteneva con un braccio mentre cercava di aprire con la mano libera. Lo avevo così spaventato che non riuscì ad aprire subito ma dopo vari tentativi finalmente eravamo entrati e le mie continue lamentele lo portano a prendermi nuovamente in braccio e portarmi a letto.

<<Tessa, cosa posso fare? Chiamo Can? >>

<<No, non lo chiamare... Lascialo godere della sua serata >>

<<Si arrabbierá moltissimo lo sai meglio di me >>

Piangevo e mi torcevo dal dolore.

<<Oddio Tessa, io non so cosa ti stia succedendo>> mi accarezzó dal braccio

<<Vai Serkan, me la cavo da sola... Sono abituata in un certo senso>>

Sentii il suo telefono suonare rispose, disse tutto ad Ozge e soprattutto le specificó di non dire nulla a Can.

Era stato obbligato da me in realtà.

<<Tessa, vado a prendere Ozge e, torno con lei! >>

<<Lasciate stare, me la cavo da sola>> dissi infilando la testa sotto il cuscino.

Non ero abituata a farmi vedere in quello stato

<<Arrivo presto >> ribatté e andò via

Passó un quarto d'ora ed ero al limite. Mi alzai e con testa che girava come una giostra e conati malvagi che mi tormentavano, raggiunsi la mia valigia e presi la borsa delle mie medicine. Presi l'ultima compressa che avevo e cercai di raggiungere la cucina, scendendo scalino dopo scalino con ansia di cadere o svenire. Mi capitava spesso di perdere i sensi e qualcuno doveva esserci sempre per raccogliermi.

Riuscii a scendere e poggiandomi alla parete, camminavo verso la cucina. Vidi delle ombre dietro la tenda della sala e dei schiamazzi.
Erano voci di ragazze probabilmente impazzite che urlavano il nome Can.

𝑰𝒐 𝑬 𝑪𝒂𝒏 1 e 2 VᴏʟᴜᴍᴇDove le storie prendono vita. Scoprilo ora