Capitolo 38. Essere Forti E Sentirsi Deboli

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Can's pov

Dovevo lasciare quella casa.

Quella casa che ormai aveva ricordi così profondi e vivi dentro me. Preparai il mio borsone, buttandoci tutto quello che mi passava dalle mani.
Evitai di toccare i vestiti di Tessa ma non potei più sopportarli.
Presi un borsone di capienza media e raccolsi tutte le sue cose, assaporando il loro singolo profumo. Quanto mancava quell'odore, quanto mancava il suo corpo, la sua bocca, tutto di lei mancava ma non volevo farmi più del male.
Con lei avevo superato il limite della gelosia ma nonostante tutto, cercavo di rimanere con i piedi per terra. Nonostante ero geloso dal primo momento, sono andato contro me stesso, al tal punto di chiamare Barış e presentarglielo.
L'avevo accompagnata al loro appuntamento, facendomi da parte e lasciarle tutta la mia fiducia. Avevo sopportato tutti i segnali e provocazioni di Barış, ma quel bacio, qualcosa che mi aveva trafitto il petto senza dolore.
Avevo il corpo così gelido da non aver potuto reagire diversamente.

Dopo aver raccolto tutte le sue cose chiusi il borsone e portai il tutto vicino alla porta d'entrata.
Mi diressi in cucina e versai dell'acqua in un grande bicchiere, bevendola tutto d'un sorso.
Ero agitato e l'idea di poterla rivedere mi mandava in tilt. In un momento del genere avevo bisogno di tenerla lontana da me.
Avevo pensato a tutto, pur di non crearle problemi qui ad Istanbul.
Mi aveva parlato della sua situazione economica e di certo non le avrei permesso di dormire in albergo, quindi avevo pensato di darle la chiave di casa.

Sentii suonare il campanello e dopo aver deglutito, andai ad aprire a piccoli passi.
Forse non ero pronto a rivederla o forse se l'avrei rivista, avrei avuto voglia di tenerla fra le mie braccia e riempirla di baci.
Sapevo del suo arrivo.
Serkan mi aveva chiamato e mi disse che Tessa aveva intenzione di parlare con me ma avevo chiaramente espresso il mio pensiero di tenerla alla larga da me o sarei peggiorato nei suoi confronti.

Aprii la porta.
Lei era di fronte a me, in uno stato pessimo.
Lo notai anche solo per quei pochi secondi che le rivolsi lo sguardo.

<<Can>> disse con un filo di voce.

La sua voce era una dolce melodia ma in quel momento era un tuono a ciel sereno.

<<Perché sei venuta? >> risposi con voce acuta e distrutta, tenendo lo sguardo basso.

Non potevo guardala e farmi del male ancor di più.

<<Sono venuta per prendere le mie cose! >>

<<Le ho già sistemate in un borsone. Aspetta vado a prenderlo >> dissi, andando nel corridoio a malincuore e raccolsi quel borsone.

Tornai da lei e lo lasciai accanto ai suoi piedi, coperti da meravigliose scarpe.

<<Can, parliamo? >> continuò

<<Parliamo del fatto che non ci vedremo più e secondo, andrò a stare da mia madre >> presi il mio borsone da dentro e con l'altra mano chiusi la porta con violenza.

La sua presenza era un dito nella piaga e dovevo andare via, prima di compiere gesti bruschi da pentirmene dopo.

Camminai verso la macchina, ignorando del tutto la sua presenza,quando improvvisamente si posizionó davanti alla portiera, non permettendomi di entrare

<<Can aspetta >> supplicó

Continuai ad ignorarla.

<<Non può finire così, io ti amo Can - la spostai prendendola dal braccio e mi feci spazio - Can non ignorarmi, ti supplico >> disse scoppiando in lacrime

<<Come devo dirtelo Tessa? Lasciami stare! È finita fra noi o vuoi un disegno per capirlo? Non mi tormentare con la tua presenza! Questo si chiamava cuore - misi una mano sul petto - e per colpa tua, non c'è più! >> urlai con tutte le forze.

𝑰𝒐 𝑬 𝑪𝒂𝒏 1 e 2 VᴏʟᴜᴍᴇDove le storie prendono vita. Scoprilo ora