7. Chicago

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Venerdì mattina, la sveglia suona regolarmente alle sei. Avrei tanto voluto dormire qualche ora in più ma, una volta sveglia, non riesco più a riaddormentarmi. Nonostante abbia dormito solo tre ore. Mi alzo ed indosso il pantalone di una tuta ed una maglietta a maniche lunghe. Capelli legati in una coda di cavallo alta e le cuffie alle orecchie.

Ben presto sono fuori casa e corro per le strade, ancora poco affollate. L'aria del primo mattino è pungente, ma fra non molto mi riscalderò. Corro, liberandomi di ogni pensiero, dimenticando, per un attimo, la lunga giornata che mi attende. Non ho corso per due mattine di seguito, e mi è molto mancato. Fa parte della mia routine e mi aiuta a stare bene, nonostante stia, letteralmente, crollando dal sonno.

Continuo a correre, fra gli alberi del parco, con le mie canzoni preferite alle orecchie. Il fatto di dover prendere un aereo, mi innervosisce un po'. A causa del mio piccolo problemino con gli spazi chiusi ma, mi ripeto che posso farcela. L'ho già fatto qualche volta: devo solo mettermi a guardare fuori dal finestrino e non pensare completamente a nulla. Impresa un po' troppo difficile. Aumento la velocità della corsa, per cercare di domare il panico che cresce. Posso farcela. Posso farcela!

Ritorno a casa, quaranta minuti dopo. La doccia sciacqua via il sudore e rilassa i muscoli tesi. Concedo qualche minuto anche alla cura della pelle, prima di asciugare i capelli in morbide onde e stendere un velo di trucco sul viso. Guardo l'ora sul cellulare. Manca esattamente un'ora all'arrivo del signor Carter. Compongo il numero di mia zia, anticipando la nostra chiamata giornaliera di qualche minuto.

Come sempre, mi risponde pronunciando il nomignolo che mi ha affibbiato da piccola <<Splendido fiore>>
Mi chiede come sto, come procede con i due lavori, con gli studi, e se ho fatto amicizia. Rispondo a tutte le sue domande, informandola del bel rapporto che si sta creando fra Leyla, Derek e me. Le dico anche di aver visto Celeste due volte. La zia è molto attaccata a Celeste. La mia amica passava interi pomeriggi a casa nostra, o nella libreria. Parlo anche con mio zio, che fa, pressapoco, le stesse domande di mia zia. Anche questa  volta, come tutti gli altri giorni, cerca di convincermi a lasciare il lavoro al pub.

Che non sarebbe una brutta idea, dopo tutte le cose che sono capitate, ma fin quando non trovo un lavoro migliore, rimarrò a lavorarci. Prima di riattaccare mi accerto che stiano entrambi bene.
<<Fai buon viaggio, tesoro mio, e sta attenta>> li ho informati che sarei andata a Chicago, dando la stessa scusa che sanno tutti gli altri: impegno di lavoro con il capo.
<<Non vi preoccupate>> dico ad entrambi, sapendo che sono in vivavoce.
<<Ti voglio bene, mio splendido fiore>>
<<Anche io>> e riattacco.

Guardo il borsone che c'è sul mio letto, ed elenco tutto ciò che ho messo dentro: spazzolino da denti, pigiama nel caso dovessimo passare la notte lì, vestiti da ricambio e l'intimo, e infine il pezzo forte...un abito elegante. A quanto pare, dovremmo "imbucarci" ad una festa, quindi non poteva mancare. Sembra che non stia dimenticando niente, o almeno spero. Richiudo il borsone e lo lascio davanti alla porta d'ingresso, dopodiché entro in cucina.

Sento il getto dell'acqua scorrere, segno che Leyla si è svegliata. La colazione non è ancora pronta, così la preparo io. Venti minuti dopo, la mia amica fa il suo ingresso in cucina. È già vestita, e per metà truccata. <<Che fame!>> esclama guardando la tavola apparecchiata.

<<Buongiorno>> la saluto. Ci mettiamo sedute ed iniziamo la colazione. Sorseggio il mio latte macchiato fumante.
<<Sei felice di questo viaggio?>>
Annuisco, abbozzando un sorriso. Sono talmente felice che vorrei morire.
<<Anche se non ho ancora capito di che affare si tratti. Come assistente del capo dovrei essere aggiornata di tutte le riunioni e cose varie, ma di tanto in tanto compaiono certi impegni dal nulla>>

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