24. Bancarotta

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<<Grazie mille del passaggio>> dico, non appena David accosta la macchina. Questa mattina è passato da casa mia proprio per portarmi all'università. Secondo lui, avrei dovuto prendermi quest'altro giorno come riposo e riprendere domani con la solita routine, ma non se ne parla proprio.

Ieri è stata una giornata meravigliosa, su questo non c'è alcun dubbio, ma avevo bisogno di riprendere i miei ritmi, di ritornare a sentirmi me stessa e non un'invalida. È da un po' di anni che le mie giornate sono sempre piene, non sono più abituata a stare troppo tempo senza fare niente.

<<È stato un piacere>> mi sorride. Questa mattina indossa un abito completamente nero e un paio di occhiali da sole che lo rendono molto figo. Oddio, non di nuovo! Allontano immediatamente i miei pensieri malati e prima che possano ritornare, apro la portiera e salto giù dalla macchina. <<Allora, ci vediamo in azienda più tardi>>

<<Ti ho già detto che per oggi possiamo anche fare a meno di te. Riposati>> riprende la stessa cantilena di questa mattina. <<E io ti ho detto che ho bisogno di lavorare e non di riposare>>
Sbuffa. <<Va bene. Verrò a prenderti io o manderò una macchina>>
<<Posso anche venire da sola>>
Mi fulmina con lo sguardo, segno che questa non me la darà vinta.

<<D'accordo, hai vinto. A dopo>> e richiudo la portiera. Mi avvio verso la grande struttura e salgo i gradini. Sono ancora un po' dolorante, ma adesso è quasi sopportabile il dolore. Mi prendo comunque tutto il tempo per arrivare in aula. Grazie al passaggio di David, sono molto in anticipo. Durante il tragitto mi guardo intorno, estasiata da tutto quello che mi circonda. Forse un po' troppo estasiata, tanto da andare a sbattere contro qualcosa o meglio, qualcuno.

Alzo lo sguardo ed incontro Harry, il ragazzo carino di cui parlavo a Leyla. <<Hey!>> mi saluta allegramente. <<Scusami tanto, ero concentrata a guardarmi attorno e non mi sono accorta che eri difronte a me>>
<<Avrei potuto spostarmi, ma invece ero troppo concentrato a guardare te>>
Fra tutte le risposte, questa era quella che meno mi aspettavo.

<<Vieni, ti offro un caffè>> e mettendomi una mano nella parte alta della schiena, mi spinge a seguirlo. <<Come lo preferisci?>>
<<Un semplice caffè poco zuccherato>> rispondo. Sto per pagare, ma mi ricorda che ha proposto di offrirmelo lui. <<Non devi...>> mi interrompe prima di farmi continuare.

<<È un modo per farmi perdonare>> prende il suo caffè e ci avviamo in aula. Ne prendo subito un sorso. <<Dovevo essere io quella a doversi fare perdonare>>
<<Shh, non ribattere>> lo dice con un largo sorriso. <<Va bene, per questa volta starò zitta>>
<<Fantastico>>

Parliamo per tutto il tempo, fino ad arrivare in aula. È ancora vuota per metà. Troviamo due posti vicini e si siede accanto a me. <<Spero non ti dia fastidio>> dice prima di sedersi.
<<No, affatto>>
Prendo un altro sorso del caffè e lo sguardo mi ricade sull'anello. Sgrano gli occhi e abbasso subito la mano, cercando di nasconderla il più possibile.

Da quello che ho capito l'ultima volta, lui non sa che sono "impegnata" con l'uomo più influente di San Francisco, quindi, dato che questa storia finirà, meglio non farglielo sapere. Spero solo che continui a non vedere le foto mie foto con David. Ce ne sono parecchie in giro e mi stupisce sapere che alcuni non ci fanno proprio caso.

Mentre è distratto, colgo l'occasione per sfilare l'anello e metterlo in borsa. Non appena il mio dito è vuoto, una strana sensazione si impossessa di me. È come se mi mancasse quel piccolo affare. <<Va tutto bene?>> avrà notato qualche strana espressione. <<Oh, si. Stavo solo pensando>> lo dico con il sorriso più grande che riesca a fare.

Darkness and FlamesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora