50. Strani incidenti pt.2

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«Vengo a trovarti questa sera, okay?» domanda David, quando la macchina si ferma davanti al palazzo di casa mia. Annuisco. Sono sicura che per questa sera avrò rimesso in ordine i miei pensieri.
«A dopo» lo saluto, spingendomi verso le sue labbra, per salutarlo. Esco dalla macchina e, prima di richiudere la portiera dico un'ultima cosa: «Dì agli altri che mi dispiace di essermene andata senza salutarli, ma avevo bisogno di allontanarmi un po'»

«Tranquilla, lo capiranno» mi rassicura con tono tranquillizzante. Abbozzo quello che dovrebbe essere un sorriso e richiudo la portiera, andando verso il portone, con le chiavi già fra le mani. Entro dentro e saluto l'uomo che riesce a farmi stare bene anche stando in silenzio. Il suo starmi accanto, lasciandomi comunque lo spazio necessario a metabolizzare l'accaduto, è proprio quello che mi serve. Sono grata che l'abbia capito e che non si sia offeso, non avrei le forze per sopportare una qualche reazione strana da parte sua. Rimette in moto solo dopo che mi sono chiusa il portone alle spalle.

Salgo le scale fino al mio appartamento. Dentro è tutto come l'ho lasciato questa mattina, prima di uscire. Di certo, in quel momento, l'ultima cosa che mi sarei mai immaginata è che, da lì a poche ore, un gruppo di sconosciuti mi avrebbe accerchiata e provato ad uccidermi...andandoci anche molto vicino.

Mi dirigo in cucina per prendere un bicchiere d'acqua. Mentre sorseggio, appoggiata al bancone, sul tavolo scorgo un familiare foglio ripiegato su sé stesso. Accanto una rosa. Nera. Ecco, ci risiamo! Sono riusciti, di nuovo, ad entrare in casa. Dopo l'ultima volta, io e Leyla abbiamo fatto cambiare la serratura della porta, ma non è servito a niente. Rido amaramente. Come ci è venuto in mente che bastasse solo quello a tenerli fuori?

Per essere lasciati nel bel mezzo della cucina, in bella vista, sapevano che sarei stata a casa da sola. Quindi mi seguono più di quanto pensassi. Sbuffo. Questa faccenda si sta facendo più grande di me, è arrivato il momento di parlarne con Luke e gli altri. Lascio il bicchiere sul bancone e vado a leggere il mio nuovo messaggio.

"Oggi siamo riusciti a salvarti per pura fortuna, la prossima volta potremmo non riuscirci."

Come pensavo, sono stati loro a sparare quei proiettili. Non pensavo che avrei mai detto una cosa del genere, ma sono felice che fossero nelle mie vicinanze. Anche se questo comprende la possibilità che mi stessero seguendo da tutto il giorno. E chissà da quanto tempo. Prendo la rosa, e senza fermarmi a guardarla, la butto nel cestino dei rifiuti. Il bigliettino va a finire in borsa, insieme agli altri. Ormai ne ho un'intera colleziono.

Mi lascio cadere sul divano e cerco di trovare una soluzione per la mia vita incasinata. Come prima cosa, domani parlerò con Luke e cercheremo di capire chi è che voleva uccidermi, se erano solo gli uomini che adesso sono morti, o se ce n'è sono altri. In seguito lo dirò a David, che si già andrà in escandescenza. Darà di matto perché non gliel'ho detto prima e perché, di conseguenza, non ha potuto fare niente per proteggermi. Lui e la sua voglia di avere tutto sotto controllo, pronto a fare fuori chiunque provi a farmi del male.

In un certo senso lo capisco, anche io farei di tutto per salvarlo, se la situazione fosse capovolta (il solo pensiero mi fa venire i brividi). Quindi cercherò di fargli capire i motivi per cui l'ho fatto e, se tutto andrà bene, dopo una mezz'oretta, un'ora massimo, avrò chiarito anche questa questione. Poi dovrò parlare con Leyla, farle capire che stare con me è sempre più pericoloso e trovare una soluzione. Non posso permettere che le accada qualcosa. Così come con tutti gli altri miei amici. Troveremo un piano e, dopo esserci sbarazzati di questa fastidiosa parentesi, torneremo a dedicarci al nostro piano per liberarci dei Lancaster e capire cosa sia quella "cosa" molto importante.

*****
«Dovresti portarla in camera sua, non riposa bene su quel divano»
«Ho paura di svegliarla. Ha bisogno di riposare un po'»
Delle voci mi destano dal lungo sonno in cui sono piombata inaspettatamente. Non mi sono completamente accorta delle palpebre che si facevano pesanti, fino ad abbassarsi del tutto. Sbadiglio e mi metto a sedere, scostando la coperta che qualcuno mi avrà messo addosso.

Darkness and FlamesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora