42. Il contratto

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Guardo fuori dal finestrino dell'aereo, osservando come ogni cosa sembri un piccolo puntino rispetto a noi. Un po' come ieri allo Space Needle, anche se oggi la differenza è di gran lunga maggiore. Il viaggio sta andando piuttosto bene. Devo ancora cercare di non focalizzarmi troppo sullo spazio chiuso, ma dopo l'esperienza di ieri sull'aereo mi sento molto più sicura.

David mi sta aiutando molto, non mi da modo di pensare a qualcosa che possa farmi stare male. Ricordo ancora quella volta in cui stavo per avere un attacco di panico sull'aereo, proprio davanti a lui. Allora non ci conoscevamo ancora bene, non avevamo nemmeno iniziato il nostro gioco del finto fidanzamento.

«Stai bene?» chiede ad un certo punto. Me lo chiede da tutto il viaggio. Lo fa ad intervalli di venti o trenta minuti circa.
«Sì, sta tranquillo» gli rispondo.
«Talmente bene che stavo pensando ad una cosa» annuncio entusiasta.
«Sesso in aereo?» prova ad indovinare con tono malizioso.

«Maiale!» lo prendo in giro divertita.
«Che c'è? Stavo solo chiedendo» si giustifica, trattenendo le risate.
«Dai, faccio il serio. A cosa pensavi?»
Gli espongo la mia idea: «Dopo l'esperienza sull'ascensore di ieri, oggi mi sento molto più sicura. E stavo pensando che, se magari tu mi aiutassi, potrei provare ad entrare su un'ascensore normale e vedere come va. Sono sicura che potrei farcela»

Mi guarda con aria fiera e mi sorride in modo incoraggiante. «Salirò insieme a te su qualsiasi ascensore e sarò pronto ad aiutarti in qualsiasi momento» è la sua risposta. Gli mando un piccolo bacio volante che lui fa finta di afferrare. Come accade spesso in questi ultimi giorni, rido.

L'ultima mezz'ora di volo la passiamo a goderci questi ultimi momenti liberi, prima di dover iniziare a fingere di ignorarci.

Una volta atterrati, sgancio la cintura ed entrambi andiamo verso l'uscita. «Pronta?» chiede prima di iniziare a scendere gli scalini. Annuisco entusiasta. «Allora andiamo!»
Fuori ci attende il sole, diversamente dal tempaccio che abbiamo lasciato a Seattle.

Ad aspettarci troviamo Leyla ed Aiden. Sono a qualche metro da noi, entrambi appoggiati alla macchina di lui. Non appena la mia amica mi vede scendere dall'aereo, inizia a correre nella mia direzione come una matta. La stessa cosa che faccio io. Quando finalmente ci raggiungiamo, lei si butta su di me con una tale forza da farmi perdere l'equilibrio e cadiamo entrambe per terra.

Ridiamo come ormai non ci capitava più da tempo.
«Mi sei mancata» dico fra una risata e l'altra.
«Tu di più» ribatte lei col fiato corto a causa delle troppe risate.

Ad un certo punto, il cielo sopra di noi scompare dietro alle teste di Aiden e David che appaiono nel nostro campo visivo.
«State bene?» chiedono all'unisono. Ci porgono una mano per aiutarci a rimettere sulle nostre gambe.
«Credo di sì» fa Leyla, ancora divertita.
«Io credo di essermi rotta la schiena» dico invece, afferrando la mano del mio ragazzo. Mi solleva senza fare alcuna fatica.

Mi pulisco via la polvere dai pantaloni e dalla maglietta.
«Ben tornati» ci accoglie Aiden, che viene ad abbracciarmi forte e mi bacia sulla guancia. Ricambio sia la stretta che l'abbraccio. Anche lui mi è mancato tantissimo. Avevamo stretto un bel rapporto in quel primo mese.

«Sono felice di riaverti qui. Spero non mi odi troppo per aver aperto bocca di nuovo» sembra un po' imbarazzato.
«Per questa volta ti perdono. Non avresti potuto fare scelta migliore» lo tranquillizzo.
«Menomale!» ride.

«Signor Carte, la sua auto è pronta» uno degli uomini di David indica una delle sue numerose macchine che ci attende.
«Portate i bagagli della signorina Cooper a casa sua» ordina. L'uomo annuisce e si mette subito a lavoro.

Darkness and FlamesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora