62. Cuori stravolti

370 27 19
                                    

"Aria..." la sua voce mi rimbomba nella mente. Deglutisco, incapace di darmi una svegliata, incapace di riuscire a calmarmi. I miei maledettissimi occhi iniziano a bruciare e sento le lacrime pronte a sfuggire al mio controllo. Preferirei entrare in un ascensore e rimanerci chiusa a vita, piuttosto che fargli vedere la reazione che mi ha provocato, ecco perché mi riscuoto dal mio momentaneo trauma. Distolgo lo sguardo, afferro tutti i documenti attorno a me, gli strappo dalle mani quelli che aveva raccolto e vado via, proseguendo con lunghi passi.

Quando mi assicuro di non essere più nel suo campo visivo, comincio a correre verso il mio ufficio, chiudendomi la porta alle spalle e abbandonandomi contro di essa. Respiro affannosamente e le mani continuano ancora a tremarmi come delle foglie scosse da una violenta folata di vento. E, a dire il vero, è proprio così che mi sento: una piccola, debole e stupida foglia che sta cercando di non staccarsi dal ramo a cui mi sono attaccata, fatto di ricordi apparentemente dimenticati ed emozioni represse.

«Aria, che ti prende?» Una Leyla allarmata salta dalla sua sedia e si precipita verso di me. Ero talmente persa nel mio stato di shock, che non mi sono accorta della sua presenza. «È...È tornato» mormoro debolmente. La ragazza aggrotta le sopracciglia, confusa e preoccupata. «Chi è tornato?»
Allora neanche la sua assistente sapeva del ritorno del capo.
«David.» Il suo nome mi lascia l'amaro in bocca.

Sgrana gli occhi. «Che significa che David è tornato? Quando? E perché io non ne so assolutamente niente?»
Scuoto la testa. «Non ne ho idea.»Mi stacco dalla porta e vado a sedermi su una delle sedie, prima che mi possano cedere le gambe per via del nervosismo.
«E l'hai visto? Vi siete parlati?» Indaga.
«Ci siamo scontrati fuori dall'ufficio di Aiden. Andavo così di fretta che non l'ho visto arrivare e anche in quel momento non mi sono accorta di lui. Mi sono caduti tutti i fogli per terra e mi sono abbassata per raccoglierli e lui ha fatto la stessa cosa...» ho bisogno di fare una piccola pausa.

Il solo ripensare a quello che è successo mi fa salire dentro una sensazione che non provavo da tanto, «ma poi lui ha parlato e ho riconosciuto la sua voce e quando le nostre mani si sono toccate, ho riconosciuto perfettamente quella sensazione» sospiro, «ho alzato lo sguardo, sperando di sbagliarmi, sperando che fosse tutto un perverso gioco della mia mente, ma invece me lo sono ritrovata davanti.»

«Dio!» Esclama, stringendomi la mano. «E tu come stai? Mi sembri molto scossa.»
Penso che definirmi scossa sia un eufemismo bello e buono.
«Tutto mi sarei aspettata, tranne di ritrovarmelo davanti così inaspettatamente. Non ero pronta.»
«Eh ci credo.» Mormora piano.
«Se un secondo prima di vederlo, mi avessi chiesto come stavo, se avessi superato la nostra rottura e tutto il resto, io ti avrei detto di sì senza pensarci su due volte. Per me era veramente finita, l'avevo superato. Ogni tanto ci pensavo e ritornava un po' di malinconia, ma nulla più. Poi l'ho visto e tutte le emozioni represse sono tornate a galla, scoppiando come una fragile bolla di sapone. Sono stata travolta dai miei stessi sentimenti, che credevo di aver dimenticato, ma che in realtà erano solo accantonati...» non riesco a concludere.

«Deve essere stato uno shock.»
Annuisco, ritrovando pian piano il controllo. «Cosa è venuto a fare?» Chiedo, anche se so che ne sa quanto me. Infatti fa di no con la testa. «Non ne ho idea» poi, facendo una breve pausa in cui vedo le rotelle del suo cervello azionarsi e lavorare, salta in piedi «vado a chiederlo ad Aiden, sicuramente ne saprà più di noi.» E va via. Lascia la porta aperta e anche se so che non sarà quella a non farmelo rivedere più, la vado a chiudere di tutta fretta. È un po' come una barriera...molto molto inutile, ma pur sempre qualcosa.

Mentre aspetto il ritorno di Leyla, mi metto al lavoro. Fra non molto ci sarà la pausa pranzo e io non ho ancora fatto niente. Il lavoro, come al solito, è un'ottima distrazione, anche se non mi impedisce di alzare lo sguardo verso la porta, ogni volta che sento dei passi dietro di essa, e cercare di capire se è lui che sta andando verso il suo ufficio.
«Eccomi!» Leyla irrompe in ufficio, facendomi sobbalzare. «Ci sono stati dei problemi di amministrazione ed è tornato per risolverli, andrà via non appena avrà sistemato tutto.» Breve e concisa.

Darkness and FlamesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora