38. Vite parallele

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      ...Quattro giorni dopo...

Aria's Pov
Come avevo previsto, la lontananza da San Francisco sta iniziando a farmi recuperare il controllo della mia vita, quello che avevo perso e che, finalmente, ho ritrovato. Ogni giorno va secondo i miei calcoli e anche seguire la routine sta diventano, a sua volta, una routine. Questa mattina va come tutte le altre da quando sono qui: sveglia alle sei, corsetta fino alle sei e quaranta e poi diretta in bagno per prepararmi.

Scendo in cucina alle sette e quindici, dove i miei zii stanno iniziando la colazione. Mio zio ha la solita tazza di cappuccino in una mano e una fetta di torta alle mele nell'altra. Quest'ultima rigorosamente preparata in casa da mia zia. Fa questa colazione da quando ne ho memoria. Qualche volta gli capita di alternare la torta di mele ad una fetta di crostata con cioccolata, ma capita di rado.

Mia zia è la più imprevedibile. Certe mattine la trovi a sorseggiare il suo caffè mentre svuota le dispense e le riordina per la centesima volta, altri giorni la trovi a fare una colazione "al volo" mentre è già ai fornelli, pronta a preparare qualche prelibatezza più elaborata. O, altre volte ancora, come questa mattina, la trovi comodamente seduta a tavola, come tutte le altre persone normali a quest'ora.

Sorseggia il suo caffè, assolutamente senza un grammo di zucchero, e mangia un cornetto vuoto. Non lo fa di certo per mantenere la linea, bensì perché preferisce le cose molto "semplici", come lei stessa dice. Le piace sentire il reale sapore del cibo, senza alterarlo con zuccheri o altri continenti. Per fortuna, quando prepara il cibo per noi evita di essere "troppo semplice".

«Buongiorno mio bellissimo fiore. Dormito bene?» è proprio lei a salutarmi per prima. «Buongiorno anche a voi» do un bacio a lei e poi a mio zio. «Ho dormito bene, voi?» mi siedo a tavola e mi verso del caffè, a cui aggiungo un po' di zucchero.
«Anche noi» risponde mio zio, impegnato a divorare la sua torta. Ne prendo una fetta anche io. Mia zia sa fare le torte "semplici" migliori del mondo.

«Stavo pensando...» fa mia zia, prendendosi qualche secondo di pausa tra una frase e l'altra. «Che potrei andare io oggi in libreria»
Da quando sono arrivata, vado quasi sempre io in libreria. Una volta è capitato di dividerci i turni con mio zio: uno di noi è andato di mattina non e l'altro nel pomeriggio, ma preferisco andarci io per tutto il giorno. Seguo il mio solito mantra "lavora incessantemente per non pensare". Devo dire che sta funzionando. O, quanto meno, mi sforzo di farlo funzionare.

Non è assolutamente facile. Una persona che per te è diventata tanto, non scompare dalla tua testa e dal tuo cuore da un giorno all'altro. Non c'è lavoro che me lo faccia dimenticare, sono io che mi impongo di allontanare il suo pensiero quando arriva.
«Non se ne parla. Oggi andrò io»
«Non ne posso più di stare a casa a cucinare e basta. Rivoglio il mio lavoro, ladruncola!» mi indica con un dito. Mi fa ridere e allo stesso tempo mi sento in colpa.

«Zia...» la supplico con lo sguardo. Solo con gli occhi, cerco di farle capire che non sarà per sempre. Giusto il tempo di "riprendermi". Lei, che sa tutta la verità, annuisce comprensiva. Le ho detto tutto, i motivi che ci hanno poi portato al finto fidanzamento, io che mi sono innamorata nel corso del mese e sempre io che ritorno a Seattle per dimenticarlo una volta per tutte.

Si è un po' arrabbiata dato che gliel'ho tenuto nascosto, ma dopo avergli spiegato che se glielo avessi detto, avrei dovuto dirle anche della base (che allora pensavo non ne fosse a conoscenza), si è calmata. Finalmente, tutte quelle bugie, le notizie stravaganti scoperte tramite giornali e tutte le altre omissioni, hanno trovato un senso logico. Anche mio zio sa tutta la verità, inutile nascondergliela. Lui l'ha presa molto più male rispetto a mia zia. Non male nei miei confronti, ma nei confronti dell'altra persona in questione. Da allora non vuole più sentire parlare di lui. Il suo solo nome lo infastidisce. Dice che, se mai un giorno lo vedrà, lo prenderà a calci e pugni. So quanto è forte il "signor Carter", ma in questo caso ho paura per lui. Ridacchio fra me e me. Menomale che non corrono il rischio di incontrarsi mai più.

Darkness and FlamesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora