35. Decisioni

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Sabato mattina, quando suona la sveglia, il mio unico desiderio è quello di sprofondare ancora di più nel letto, farmi inghiottire dalle coperte e rimanere qui nascosta per tutto il resto della giornata. Non ho nessuna forza di alzarmi, mi sento peggio di uno zombie.

Il turno al pub è stato molto più lungo del solito, mi sono messa a letto solo quattro ore fa e già devo alzarmi di nuovo. C'è stata tanta folla, il che normalmente non mi dispiacerebbe. Il tempo vola più velocemente e non ho il tempo di pensare ai miei problemi, cosa di cui avevo estremamente bisogno. Peccato che quei problemi sono persistiti e non mi hanno dato tregua per tutta la notte. Neanche durante i sogni.

Per fortuna c'era Leyla, o penso che sarei annegata fra le lacrime e i cocktail che preparavo. Rinvio la sveglia e mi concedo altri cinque minuti di riposo. Sto per addormentarmi e abbandonare i mille pensieri che già mi frullavano per la testa, quando i cinque minuti passano e il suono della sveglia riempie la stanza. Sbuffo sonoramente. La stacco completamente e mi nascondo sotto al cuscino.

Mi sa proprio che oggi mi do per malata. Non ho la minima voglia di recarmi in azienda per vedere i nuovi piccioncini tornati insieme. Saranno presi dalle loro smancerie da diabete e, se mai dovessi incontrare quella biondina stupida, sono sicura che proverebbe più che gioia a rinfacciarmi che aveva ragione, che adesso David è di nuovo fra le sue braccia e che io me lo sono fatta scappare.

La pace dei sensi non dura a lungo. La porta si spalanca di botto, andando a sbattere contro il muro. Sobbalzo dalla paura. Alzo il cuscino dal viso e guardo la scena davanti a me. L'uragano di nome Leyla è esploso qua dentro. <<Dai, alzati o faremo tardi>>mi esorta, con la testa dentro all'armadio. Butta alcuni vestiti sul letto e continua a cercare. <<Oggi non verrò>> annuncio e ritorno a nascondermi. <<Cosa? Perché?>> smette di fare quello che stava facendo e viene verso di me.

Toglie il cuscino dal viso e vengo accecata dalla luce del mattino. Quando ha spostato le tende? Non me ne sono accorta. <<Perché non vieni?>> ritorna a chiedere. <<Non ne ho le forze. E perché non mi va di vederli insieme. Voglio stare qui a disperarmi per tutto il giorno>> tengo gli occhi chiusi mentre parlo. <<Non se ne parla!>> esclama. <<Devi venire e devi farti vedere forte. Così darai a Claire la biondina quello che vuole, le farai credere che ha vinto>>

<<Perché, non è così?>>
<<No!>> urla. Credo che mi abbia rotto i timpani. <<Non c'è stato nessun gioco, nessun vincitore e nessun vinto>>
<<Non mi alzo>> insisto.
<<Lo farai>>ribatte.
<<No>> sono irremovibile.

*****
Le ultime parole famose. Quasi un'ora dopo sono in macchina con lei. Come ha fatto a convincermi? Mi chiedo ancora. Guida canticchiando, come se fosse un giorno meraviglioso. In realtà il cielo è grigio, come il mio umore. Potrebbe mettersi a piovere da un momento all'altro, così come le mie lacrime potrebbero dilagare da un momento all'altro.

<<Sei uno schianto>> ci tiene a farmi sapere. Non so se lo faccia per farmi distrarre o per farsi un complimento indiretto, dato che ha svuotato tutto il mio armadio per trovare il mio outfit. Si tratta di un vestito in maglia color grigio, con una profonda scollatura a V. Aderisce bene al seno, mettendolo in risalto (chissà perché ha scelto questo tipo). Arriva a metà coscia, l'altra metà della gamba è coperta da lunghi stivali neri con un po' di tacco, che vanno ad abbinarsi alla cintura in vita. In effetti, non è affatto male. Ma oggi non sono in vena di certi vestiti.

<<Ci credo, dopo che hai ribaltato il mio povero armadio per trovarlo!>>
Mi fa un sorriso complice. Ci fermiamo al solito semaforo, quello dal quale si vedono le riviste e i giornali del giorno. Anche oggi sono in prima pagina.

Darkness and FlamesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora