43. "Bentornata!"

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«Ma che cazzo?!» esclama lei. Mi si secca la gola, il cuore inizia a galoppare come conseguenza di qualcosa che non immaginavo e che, in un primo momento, non so gestire. Mi guardo intorno, ancora incredula davanti allo scenario che è diventata la nostra casa. È tutto sottosopra, come se fosse passato un uragano e avesse distrutto ogni cosa che si trovava davanti ai suoi piedi.

Camminiamo lentamente, guardando il caos intriso in ogni angolo. Il tavolo ribaltato, insieme a lui anche tutte le cose che vi erano posizionate sopra. Tutte le sedie rotte sparse un po' ovunque. Uno dei due divani non poggia sui suoi piedi ma sullo schienale, mentre l'altro è strappato. Su di esso, e anche attorno, piume bianche dei cuscini che sono stati lacerati. Cocci di vetro per terra, provenienti sia da quella che una volta era la finestra del salotto, sia dalle cornici rotte. Mobili rovesciati per terra in ogni angolo. In cucina, il contenuto dei cassetti e degli sportelli è stato svuotato per terra.

«Dei ladri che sono venuti a rubare!» esclama Leyla.
«Non mi sembra che manchi qualcosa» noto.
«Beh, non avevamo niente di tanto prezioso. Vado a controllare se manca qualcosa in camera mia» e va via. Faccio la sua stessa cosa e mi dirigo nella mia.

Anche qui, lo stesso caos. Le lenzuola sono state buttate per terra, i vestiti sparsi su tutto il pavimento (alcuni sono anche stati rotti), la tenda davanti alla finestra è piena di buchi strappati, ma c'è una cosa che mi fa gelare il sangue. Qualcosa che mi fa capire che non si tratta di un semplice tentativo di furto, che c'è qualcosa di molto più pericoloso e oscuro sotto.

«Leyla!» la chiamo nel panico, mentre i miei occhi non si scollano dalla scritta sopra al muro, proprio dietro al letto. La prima parete che si vede entrando in camera. Il quadro che vi era appeso in quel punto è chissà dove, al suo posto c'è una scritta con vernice nera. Una semplice frase scritta a caratteri grandi e terrificanti, che cita: Bentornata!

«Nella mia camera non manca nie...» la frase di Leyla si interrompe a metà, quando entra nella stanza.
«Oh cazzo!» esclama.
Dal mio canto, inizio a tremare come una foglia. Non sono venuti a rubare, qualcuno è entrato in casa per me.
«I Lancaster» mormoro. Il solo pronunciare il loro nome mi provoca la pelle d'oca.

«Non capisco. Perché fare una cosa del genere?» fa Leyla. Non so risponderle. Mille pensieri mi balenano per la testa e nessuno di essi ha delle conclusioni piacevoli. «Un avvertimento» provo ad azzardare. L'unica "motivazione" più plausibile che mi viene in mente, anche se fa acqua da ogni parte. «Probabile» anche Leyla la pensa così.

Scuoto la testa. «C'è qualcosa che non quadra, però» rifletto ad alta voce. Con la coda dell'occhio scorgo Leyla che mi guarda, aspettando pazientemente che continui. «I Lancaster mi vogliono morta. Hanno scritto "bentornata", quindi sanno che non ero a San Francesco ultimamente. Perché non hanno agito prima, se sanno ogni mio spostamento? Hanno sicuramente avuto più di un'occasione per farlo, perché venire qui, fare tutto questo casino e basta? Cosa vogliono ottenere?»

Alle mie parole segue un cellulare che inizia a squillare. In un primo momento io e la mia amica sobbalziamo dalla paura, poi ci rendiamo conto che è il cellulare di lei. «Sono i ragazzi» mi informa, rispondendo alla chiamata e mettendo il viva voce. Aiden è rimasto a casa da David ed entrambi ci avevano detto di chiamarli non appena saremmo arrivate a casa. Probabilmente si saranno preoccupati, non vedendo arrivare nessuna nostra notizia.

«Leyla, tutto bene?» è la prima cosa che chiede Aiden con tono serio. Poi si sente la voce di David. «Leyla, dov'è Aria? Perché non mi risponde?»
Controllo velocemente il cellulare e noto le sue cinque chiamate perse.
«Avevo il cellulare in modalità silenziosa» dico semplicemente. Ero troppo concentrata a guardarmi attorno in questo macello per sentire la vibrazione.

Darkness and FlamesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora