Darkness and Flames

60. Sii felice

Aria's Pov

...Un mese dopo...

«Mio splendido fiore...» la mia dolce zia rimane ferma, a qualche metro da me, a guardarmi da lontano. Nei suoi occhi lampeggiano lacrime ed emozione. Si porta una mano davanti alla bocca e comincia a singhiozzare. Cavolo, adesso comincio anche io!
«Zia.» Sorrido con il cuore che scoppia di gioia. Lascia la mano di mio zio e corre ad abbracciarmi forte.

Con la testa appoggiata sulla sua spalla, chiudo gli occhi, ascoltando i battiti del suo cuore, frenetici come i miei. Ci raggiunge anche mio zio, che circonda entrambe con le sue grandi braccia. Li guardo con un nodo alla gola per via delle lacrime che minacciano di uscire come una cascata.

«Mi ero ripromessa di non piangere.» Singhiozza Leyla, accanto a noi, con la voce rotta.
«Ma se piangi da quando mi hai visto uscire dalla stanza, conciata così.» Mi indico, dopo che abbiamo sciolto il nostro groviglio di braccia.
«Posso capirla. Anche per me è stato un tuffo al cuore.» Le dà ragione la zia. Leyla annuisce soddisfatta. «Infatti ho detto che me lo ero ripromessa.» Mi fa l'occhiolino. Scuoto la testa, divertita.

«Tesoro mio, se solo potessero vederti i tuoi genitori...» mio zio, che si mostra sempre con la corazza dura, adesso non riesce neanche a terminare una frase. Per fortuna ci pensa sua moglie a corrergli in aiuto. «La vedono, la vedono» mi accarezza la guancia bagnata, «e sono fieri di te, come lo siamo noi. Sei il loro orgoglio più grande, sei esattamente come ti hanno sempre immaginata.»

Una folata di vento mi sposta i capelli, tanto da sembrare quasi una carezza. Alzo gli occhi verso il cielo azzurro, privo di nuvole, come se potessi scorgere la sagoma dei loro volti.
Leyla mi si avvicina e toglie una piega invisibile dalla toga che indosso, per poi sistemarmi bene il tocco. «È ora di entrare, sta per iniziare la cerimonia.» Mi informa. Tiro su col naso e asciugo le lacrime.

«Il trucco?» Spero di non aver sbavato il mascara. Leyla ci ha messo un'ora per truccarmi alla perfezione. «Impeccabile!» Mi fa l'occhiolino. Sorrido raggiante e li seguo verso il retro del campus. Data la bella giornata, la proclamazione e la consegna dei diplomi si terrà fuori, sotto il sole che scalda senza dare fastidio. Mentre camminiamo, sento mio zio mormorare tra sé e sé: «Non ci posso ancora credere, la mia piccola peste che si laurea.»
Quando si accorge che l'ho sentito, arrossisce e distoglie lo sguardo. Ridendo, mi aggrappo al suo braccio, come facevo da piccola, e mi lascio condurre dalla sua presa ferrea.

«Adesso ci dobbiamo dividere.» Annuncio, lasciando i miei zii nei posti a loro riservati. Naturalmente non prima di averli abbracciati a lungo.
«Ci vediamo quando avrai la tua laurea tra le mani.» Sussurra la mia migliore amica, lasciandomi andare verso i posti in avanti, quelli dedicati a noi studenti. Trovo Rosalie che si sbraccia per farsi vedere. «Ti ho tenuto il posto.» Alza la voce per farsi sentire. La raggiungo e prendo posto. «Grazie.»

Qualche breve istante dopo, il numero delle persone è notevolmente aumentato e ben presto comincia il lungo discorso da parte del rettore, che sembra non rendersi conto che stiamo per addormentarci, se continua così per un altro minuto in più. Accarezzo la stoffa della toga, per accertarmi che tutto ciò sia vero, che il mio grande giorno è arrivato veramente.

Sono riuscita a raggiungere quel sogno che da piccola sembrava tanto lontano. Non è stato certo un percorso facile, anzi, tutto l'opposto. Lavorando come stagista e prima anche con un doppio lavoro, è stata dura riuscire ad andare avanti, ma il peso del tocco sulla testa mi ricorda che ormai è tutto finito, che sono arrivata al traguardo di questa lunga ed emozionante avventura. Alzo un'altra volta gli occhi verso il cielo. So che sono con me in questo momento. Mi stanno guardando con gli stessi occhi emozionati degli zii di quando poco fa mi hanno visto con tocco e toga. Questo traguardo lo dedico anche a loro, che mi hanno protetta pagando con la loro stessa vita. Deglutisco e scaccio via le lacrime. Non è il momento di piangere, né tantomeno di fare simili pensieri.