51. Un sabato sera normale

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David's Pov
«Continuo a pensare che uscire a festeggiare non sia una buona idea» protesta Luke, seduto su una poltrona del mio salotto. Riempio due bicchieri di bourbon e gliene offro uno, prima di sedermi di fronte a lui.
«Aria sta bene, ha solo bisogno di svagarsi un po'. Ha avuto una settimana difficile, le farà bene divertirsi»

«Il mio problema non è che si divertirà» sbotta innervosito. «È dovuto al fatto che c'è qualcuno che la vuole uccidere e voi uscite il sabato sera come se nulla fosse» termina tutto il bourbon in un solo sorso.
«È proprio quello di cui ha bisogno lei, un sabato sera normale. È da quando è arrivata a San Francisco che la sua vita non ha più niente di normale» cerco di fargli capire. «E poi, ci sono io, ci sei tu e gli altri. Sarà al sicuro»  aggiungo per tranquillizzarlo un po'.

«In mezzo ad un centinaio di persone. Sì, hai proprio ragione, non le accadrà nulla» ironizza. La gamba destra che inizia a muoversi per il nervosismo. Lo osservo e noto che la sua è vera preoccupazione, non una semplice esagerazione.
«Tieni tanto a lei, non è così? Più di quanto tu voglia far credere» lo guardo negli occhi.
Capisco dalla postura che assume, e dal modo nervoso in cui inizia a muoversi, che si sente messo a nudo.

«Non è un male mostrare che si vuole bene ad una persona» lo dico io, che fino a pochi mesi fa non mostravo i miei sentimenti neanche a me stesso.
«Beh...» prende una pausa per capire come continuare. «Quando le ho raccontato del suo passato e ho detto che ero amico dei suoi genitori, forse non ho reso bene l'idea del legame che ci univa» inizia a raccontare e il suo sguardo sembra perdersi nel vuoto, in una nuvola di ricordi visibile solo a lui.

«Non stavamo insieme solo quando ci occupavamo di piani e missioni. Passavo interi pomeriggi a casa loro, serate all'insegna di vino e risate» ride nostalgicamente.
«Passavo con loro il novanta percento delle mie giornate, quindi anche con la piccola Elèna. Le portavo tanti giochini, le davo la pappa e la facevo dormire sulla mia spalla. Eravamo diventati una famiglia vera e propria. Ogni volta che la piccola mi vedeva, dalle braccia di suo padre si slanciava verso le mie. Stava in braccio a me e non ne voleva sapere di scendere» i suoi occhi di fanno lucidi. Forse è per questo che abbassa lo sguardo, in modo che non possa guardarli.

«Lei adesso non ha memoria di tutto ciò, ma io non posso dimenticare quel legame. Non l'ho mai fatto. Neanche quando la credevo morta» i suoi lineamenti si induriscono, dalla sua voce trasparete il suo sincero dolore: «Quando ho pensato che fosse morta insieme ai genitori, la mia vita è come se fosse precipitata. Insieme a loro era morta una parte di me, una parte fondamentale di me. Sono andato avanti, naturalmente. Con il tempo ho imparato a tener sotto controllo il dolore del loro ricordo, ma ciò non l'ha fatto scomparire» sospira.

«Il giorno in cui ho sentito dire che Elèna Clark, probabilmente, era viva e che si nascondeva dietro il nome di Aria Cooper, ho avuto speranza. Una speranza tale che non avevo mai provato. Il mio unico scopo era trovarla...» lo interrompo: «Infatti, ricordo che eri molto nervoso durante il period prima del suo arrivo» constato, adesso che ci penso bene. Annuisce, dandomi ragione. «Quel mio nuovo scopo è stato così forte da annullare anni di dolore. E quando, finalmente, quella sera l'ho trovata, l'ho subito riconosciuta. Identica a sua madre, e gli stessi occhi attenti e indagatori del padre. Mi ha dato conferma dicendomi il suo nome e, a quel punto, non potevo più perderla» ritorna finalmente a guardarmi.

«In un modo o nell'altro era sempre accanto a te e ciò mi faceva stare tranquillo, ma non fino in fondo. Si è presentata l'opportunità giusta e ho preferito farmi odiare, pur di averla vicino» conclude il suo breve racconto. È il massimo che mi concede, ma credo che possa bastare. Mi aiuta molto a capire Luke, l'amico che è sempre riservato. Pensavo che la proteggesse per l'amicizia che lo legava con i suoi genitori, ma non immaginavo che ci fosse un tale legame.

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