57. Solitudine

305 25 13
                                    

David's Pov

Dopo una giornata abbastanza difficile, ritorno in albergo solo quando il buio è già calato da qualche ora sulla città di Roma.
«Bentornato, signor Carter.» Mi saluta il portiere nella sua lingua madre.
«Grazie, signor Rossi. Le auguro una buona serata.» Rispondo con le poche parole italiane che conosco. Salgo nella mia suite, tanto grande quanto vuota. Non mi preoccupo nemmeno di accendere la luce, mentre sfilo la giacca e l'appoggio su una sedia.

Tolgo anche la cravatta e sbottono i primi bottoni della camicia. Mi libero della pistola, lasciandola dentro al cassetto, che richiudo con una chiave che porto sempre con me. Devo stare molto attento, se non voglio che gli addetti alla pulizia la trovino e diano l'allarme. L'ultima cosa di cui ho bisogno in questo momento è dovermi occupare di un problema tanto futile. Riempio un bicchiere con del bourbon e mi lascio cadere su una delle comode poltrone, sorseggiando il whiskey e perdendo lo sguardo nel buio che mi circonda.

Ciò non mi impedisce comunque di scorgere qualcosa sopra al tavolino di fronte a me. È un pacchetto piccolo. Lo vado a prendere e me lo rigiro tra le mani. È leggerissimo e qualcosa si muove all'interno. Incuriosito, poso il bicchiere e lo apro. Rimango di pietra quando vedo il contenuto. Con mani tremanti lo afferro e lo osservo, mentre il cuore va a mille. Quando oggi tenevo una bomba fra le mani ero molto meno in tensione rispetto ad adesso. Torno a sedermi e questa volta mi sporgo per accendere la piccola luce della lampada accanto a me. Afferro il cellulare e compongo il numero di Luke, che risponde al secondo squillo.

«Ciao, David. Come va?»
«Che cos'è questa storia?» Non riesco a trattenere un tono nervoso.
«Presumo ti sia arrivato il mio piccolo regalo» ride il coglione «è stata lei a dirmi di fartelo avere.»
«Perché?» Chiedo avvilito.
«L'unica cosa che mi ha detto è che doveva mettere un punto alla vostra storia nello stesso modo con cui è iniziata: restituendoti l'anello finto che le avevi regalato per la vostra finta relazione.»
Giusto, adesso pensa che anche la nostra vera relazione sia stata soltanto una falsa. Beh, è abbastanza poetico. Sospiro frustrato.

Vorrei urlare, prendermela con lui, ma la verità è che non ha colpe. Ha semplicemente eseguito quello che lei gli ha chiesto di fare. Quello che le azioni dettate dalle mie scelte l'hanno spinta a fare.
«Ci sei ancora?» Mi riscuote.
«Sì.» Fisso l'anello.
«Ho delle informazioni da darti» comincia e mi racconta di una sorta di strano esercito. Inutile dire che non riesco a seguire bene il suo discorso, troppo distratto dal piccolo oggetto che non smetto di guardare. Se mi concentro posso ancora sentire il suo calore attraverso di esso.
«ma mi stai ascoltando?»
«Sì sì.»
«Per favore, ripetimi quello che ti ho detto.»

Farfuglio qualcosa di incomprensibile persino a me stesso. Sembro un bambino distratto dal suo nuovo giocattolo. Peccato che non provo la stessa gioia che si prova in quei casi, piuttosto tutto l'opposto.
«David, non è il momento di essere l'uomo dal cuore spezzato. Allontana tutti quei sentimenti e concentrati su quello che ti sto dicendo, se non vuoi farti ammazzare nei prossimi giorni.» Mi rimprovera.
Mi tocca ammettere che ha ragione.

Gli chiedo di ripetere e questa volta ascolto attentamente tutto quello che ha da dirmi. Alla fine del racconto non so se era meglio continuare a non sapere del disastro imminente che ci sarà in questo posto o saperlo per capire almeno come fronteggiarlo.
«Hai bisogno di rinforzi?»
«No. Me la cavo da solo.»
«Non dire sciocchezze! Ti mando una squadra.» Afferma infine.
Ribatto, ma non sente ragioni.

«È stata lei a scoprire queste informazioni. Ed è sempre lei che mi ha detto di mandarti una squadra che, tra parentesi, è già in viaggio.»
«Se me lo dicevi prima, evitavo di sprecare fiato per convincerti a non mandare nessuno.»
Lo sento ridere di gusto.
Penso ad Aria che scopre queste informazioni e che nonostante il male che le ho fatto, continua a preoccuparsi per me. Dovrebbe dimenticarmi, augurarmi il peggio del peggio per tutto quello che le ho fatto passare. Non la merito. Non merito nemmeno di essere fra i suoi pensieri.

Darkness and FlamesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora