69. Festa improvvisata

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Quando a svegliarmi è effettivamente la vera sveglia, nascondo la testa sotto al cuscino, intenda a non ascoltarla. Mi sono addormentata un'oretta fa circa. L'intenzione era quella di rimanere sveglia, dato che, tornando a casa, ho assistito al sorgere del sole, ma alla fine la stanchezza ha avuto la meglio su di me. La spengo, e rimango ancora un po' sotto al del calore delle coperte.

Riapro gli occhi esattamente un'ora e mezza dopo. Ogni volta che mi dico di rimanere sotto alle coperte per altri cinque minuti, va a finire sempre che quei cinque minuti si trasformano in qualcosa di più. Nel caso di oggi, in qualcosa di esageratamente più. Mi alzo dal letto, tolgo la tuta con cui sono rimasta e la butto alla rinfusa. Il movimento della mano mi fa arricciare il naso. Ha un aspetto veramente terribile, tutta gonfia e con dei lividi.

Scuoto la testa, non ho tempo da perdere con la mano. Indosso uno dei miei vestiti da lavoro, le scarpe e corro in bagno a lavare il viso e i denti. Senza truccarmi, né tantomeno pensare ai capelli, esco di casa. Decido di sfruttare un'altra volta la macchina della mia amica. Sfreccio per le strade, sbraitando ad ogni macchina davanti a me. Perché la gente va così piano di mattina? Durante un semaforo rosso, ne approfitto per raccogliere i capelli in un qualcosa di altamente disordinato, con ciocche che escono dall'elastico e altre piene di nodi. Sono una vergogna!

Una volta parcheggiata la macchina, salgo di fretta i sei piani, arrivando nel mio ufficio con il fiatone. Dentro ci sono la mia amica ed il suo ragazzo. «Eccoti, finalmente!» Esclama, vedendomi arrivar di corsa. «Ne abbiamo trovata una.» Dice poi, rivolgendosi ad Aiden. «Scusatemi tanto. Mi sono addormentata.» Biascico, lasciandomi cadere sulla sedia, ancora col fiato corto.  «Tranquilla, il capo non c'è. Non lo saprà.» Mi fa l'occhiolino la mia amica.

«Continua a non rispondere al telefono.» Impreca Aiden, che armeggia con il suo cellulare. «Come gli salta in mente di arrivare in ritardo proprio oggi? Dopo quello che ha passato ieri l'azienda, c'è bisogno di lui!» È nervoso. Muove freneticamente una gamba, mentre si mangiucchia le unghie della mano che non tiene il cellulare. «Tesoro, sappiamo tutti che David mette solo ed esclusivamente l'azienda prima di tutto. Arriverà, ne sono certa.».

«L'azienda è il suo ultimo pensiero.» Mormoro fra me e me. «Come hai detto?» Interviene Leyla, che mi ha sentito. Speravo tanto di non essere ascoltata. «Dicevo che oggi non verrà.». Due paia di occhi mi guardano curiosi. «E si può sapere il motivo per cui ne sei tanto certa?». All'improvviso, raccontarle tutto non mi sembra più la migliore delle idee. «Ehm...»

«Aiden, nel mio ufficio. Subito!» È David, che non si ferma, né saluta nessuno. Continua a camminare spedito verso il suo ufficio. Il mio amico balza in piedi e gli è subito dietro, lasciandomi da sola ad affrontare lo sguardo indagatore di Leyla. «Qualcosa mi dice che la tua non era una semplice ipotesi.». Le racconto tutto. Dalla telefonata ricevuta in piena notte, fino a quando sono andata via da casa sua, alle prime luci dell'alba.

«Ecco spiegato il tuo aspetto orribile.». «Grazie tante.». Rimaniamo in silenzio. «A cosa stai pensando?» Chiedo, dato che ormai la conosco meglio delle mie stesse tasche. «A tante cose. Troppe.» Enfatizza con tono greve. «Devo avere paura?».

«Credo che ti ami ancora. Anzi, credo che non abbia mai smesso di farlo.». «Ci ho pensato anche io. È l'unica cosa a cui penso, dopo quello che è successo. Ma per quanto bello e poetico possa sembrare, non ha alcun senso. Perché mi avrebbe lasciata? Con una scusa di quel tipo, tra l'altro.». «Il motivo della scusa è semplicissimo. Persino banale.» Sorride vittoriosa. La guardo, rimanendo zitta, dato che non ne ho la più pallida idea. Sbuffa «Sei seria?». Annuisco.

«Era l'unica cosa più credibile che potesse dirti, dato che fino a qualche ora prima ti diceva di amarti.». La guardo e, non so se dovuto alla stanchezza o alla sua assurda teoria, scoppio a ridere. «Stai veramente trasformando la nostra rottura in qualcosa di misterioso? Non ha senso, Leyla. Perché mai avrebbe dovuto decidere di lasciarmi da un giorno all'altro?». «Ecco, questo non lo so e, al momento, non riesco neanche a trovare una risposta, ma vedrai che ci riuscirò.» Afferma con convinzione. Scuoto la testa. «D'accordo, Leyla, come dici tu.» Do poco conto alle sue parole e avvio il mio computer. È decisamente ora di mettersi al lavoro.

Darkness and FlamesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora