58. Nuovi incarichi

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Aria's Pov

Sbadiglio per la centunesima volta, mentre continuo a lavorare al computer. Distolgo l'attenzione da quello che sto facendo solo per guardare l'ora. Sono le sette di sera e io non sono mai uscita dall'azienda, da quando questa mattina vi ho messo piede dentro. Prendo un sorso di caffè e continuo. Come al solito, il lavoro è una mia valvola di sfogo. Mi aiuta a non pensare, soprattutto dopo un'episodio in particolare che continua a ronzarmi nella testa, nonostante siano passati sette giorni.

Canticchio una canzone, completamente persa in quello che è il mio ambiente, la mia bolla sicura. Mi costringo a smettere per pochi secondi solo per andare in bagno. I corridoi sono del tutto vuoti. Di tanto in tanto scorgo qualche luce accesa negli uffici di chi, come me, non ha niente di meglio da fare che stare fra queste quattro mura.

Entro in uno dei bagni e, subito dopo aver chiuso la porta, sento qualcun altro entrare dentro. A quanto pare, ci sono più persone di quanto pensassi. Una volta finito, lavo le mani e guardo il mio riflesso stanco allo specchio. Alcune ciocche sono sfuggite dalla crocchia in testa che ho legato alla meglio. Nel frattempo, anche l'altra persona entrata poco fa esce dai bagni. Dal riflesso dello specchio, osservo l'ultima persona che avrei voluto vedere. Cammina con la sua solita aria fiera, raggiungendo il lavello accanto al mio.

Sul viso ha un sorrisetto che non riesce a togliersi. Mi sbrigo ad asciugare le mani, pronta a dileguarmi e non respirare più la sua stessa aria, ma, purtroppo per me, mi rivolge la parola: «Ancora qui?»
«Sai com'è, non tutte abbiamo il papino che ci riempie le carte di credito.»
In realtà, stando a quello che ho sentito dire nel mio primo periodo qui, Claire non è affatto una di quelle ragazze che vive grazie al buon nome del padre. Ha iniziato a lavorare qui proprio per dimostrarlo.

«Il fatto che io sia qui allo stesso orario, dovrebbe già dirti molto.»
«Sì, che è ora che me ne vada a casa, se non voglio continuare a respirare tutta la boccetta di profumo che ti sei buttata addosso questa mattina.» Le giro intorno e mi dirigo verso la porta.
«Per tua fortuna, non dovrai più sentire la mia boccetta di profumo ancora per molto. Domani raggiungo David in Italia.»
Mi blocco per un istante. Ecco il perché di quel sorrisetto insistente.

«Vuoi che ti faccia i complimenti perché svolgi correttamente il lavoro per cui ti paga?» Mi giro di nuovo, così da poterla guardare dritto negli occhi.
«Niente di tutto ciò, mia cara. Volevo solo farti notare che al nostro rientro, io e David saremo di nuovo una coppia.» Sposta i capelli tutti su un lato, a ricaderle sulla spalla destra.
«Auguri in anticipo. Quando torni, devi assolutamente raccontarmi come ci si sente ad essere il rimpiazzo di qualcuno, non l'ho mai provato.» E con queste parole, giro nuovamente sui tacchi e me ne vado.

Chiusa nel mio ufficio, faccio finta che le sue parole mi abbiano toccato meno di quanto voglia ammettere. Probabilmente ha ragione, torneranno insieme come coppia...
Ma per allora io l'avrò già superata. Sono sulla buona strada, quindi non mi lascerò scalfire, quando arriverà quel giorno.

Quando ho detto a Claire che sarebbe stata un rimpiazzo, dentro di me qualcosa rideva a crepapelle. Non per lei, naturalmente, ma per me. Avrei dovuto aggiungere che io non lo sono stata mai, perché sono stata fin dall'inizio un perverso esperimento. Non so cosa sia peggio, sinceramente.

Scuoto la testa e prendo un sorso d'acqua dalla bottiglietta sulla scrivania. Adesso basta pensare ancora alla stessa cosa. Riprendo il mio lavoro, anche se non dura a lungo, perché circa dieci minuti dopo qualcuno bussa alla porta dell'ufficio.
«Avanti.» Guardo verso quella direzione, vedendo Aiden che fa il suo ingresso.
«Cosa ci fai ancora qui? Credevo te ne fossi andato.»
«Potrei dire la stessa cosa su di te.» Viene a sedersi sulla sedia di fronte alla mia e appoggia sulla scrivania una cartella.

Darkness and FlamesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora