30. Calci e pugni

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Le prossime ore sono le peggiori della mia vita. Non so cosa sia peggio, lo spazio piccolo o David di fronte a me. Proprio lui ha provato a parlarmi una decina di volte, ma l'ho ignorato per tutto il tempo. Lo so, è il comportamento di una bambina, ma, per adesso, non ho la minima voglia di parlargli. Non mi sarei mai aspettata un simile comportamento da parte sua. Adesso mi fissa. Incessantemente, instancabilmente. Picchietto il piede in modo nervoso.

Per cercare di non badare a quel suo sguardo bruciante, mi guardo intorno. Cerco di non focalizzarmi troppo su ogni angolo dell'aereo o rischierò di avere qualche crisi, come l'ultima volta. L'ultima cosa che voglio è essere aiutata da lui. Facendo vagare lo sguardo intorno a me, mi accorgo che non è lo stesso aereo dell'ultima volta. Questo è più grande del precedente. Quella volta mi ha detto di possederne tre e quello era il più piccolo.

Perché ha deciso di prenderne uno più grande? In quello piccolo-che di piccolo non ha assolutamente nulla-stavamo tutti molto comodi. Forse per aiutarmi col mio "problemino?" Ipotizza la mia testolina. Non ci credo più di tanto. E, inoltre, non avrebbe senso. Aiutarmi con la claustrofobia sì, ma chiudere l'accordo sette giorni prima no. Le due cose stanno troppo in contraddizione. Non hanno senso.

<<Aria, possiamo parlare?>> ecco che riprende. Lo guardo male. <<Non abbiamo niente da dirci>> sbotto. <<Puoi comportarti da persona matura e ascoltarmi un attimo?>> ha un tono esasperato. <<Adesso sono anche una bambina?>> incrocio le braccia. <<Oggi mi è sfuggita la situazione dalle mani...>> cerca di giustificarsi, ma lo interrompo. Non ha ancora capito che non voglio sentirlo parlare?
<<Quello sarebbe farsi sfuggire la situazione dalle mani? Ma fammi il piacere!>>
Sta per riprendere a parlare e lo interrompo una seconda volta. <<Non ti viglio sentire, David>>
E poi, a bassa voce: <<D'ora in avanti ci lega solo quell'accordo, faremo i fidanzatini innamorati solo quando ce ne sarà bisogno. Fra sette giorni non ci legherà assolutamente più nulla>> termino furiosa. Mi rimetto a guardare fuori dal finestrino, ignorando il suo sguardo che continua a bruciarmi addosso.

<<Guai in paradiso?>> chiede Christian, che ci ha sentito litigare. <<Fatti gli affari tuoi, Chris>> lo riprende Hayley. <<Loro sono i miei amici, nonché compagni di squadra. Se arrivano in missione con mille pensieri per la testa, ci andiamo di mezzo tutti noi. Quindi sì, sono fatti miei>> risponde Christian.
<<Sei solo curioso>> lo rimbecca Aiden. David non risponde, io mi limito a fargli un piccolo cenno, come a dire "niente di grave".

Di fronte a me, David apre il suo computer e si mette a lavorare. Bravo, fa quello che ti riesce meglio!
Certo che poteva sforzarsi di più per chiarire. Ma cosa mi prende? Prima prego che non mi rivolga la parola e adesso penso che avrebbe potuto fare di più? A forza di stare con lui, mi sta contagiando la sua bipolarità. Sospiro frustrata. Questa situazione, il pensiero della missione e il volo mi mettono nervosa. E c'è ancora poco più di un'ora di viaggio. Non ce la posso fare.

<<Posso avere del Whiskey?>> chiedo ad alta voce, sperando che la ragazza mi abbia sentito. Ho bisogno di qualcosa di forte che mi aiuti a superare quest'ora. <<Non dovresti bere>> dice subito il signor "so tutto io". <<Mi va>> non lo guardo neanche. <<Fra poche ore avremo una missione>> cerca di comportasi da capo responsabile. <<La missione è questa sera>> gli ricordo. <<È lo stesso. Siamo in missione, in questo momento. Non è un viaggio di vacanza>>

Arriva il mio whiskey. Ringrazio la ragazza, lo prendo in mano e, guardando David negli occhi, ne prendo un generoso sorso. Appoggio il bicchiere sul bancone e lo sfido con lo sguardo a ribattere qualcosa. Si limita a scuotere la testa e riprende e lavorare. Alzo un angolo della bocca, soddisfatta del suo silenzio.

Darkness and FlamesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora