4. Un folle turno di lavoro

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Il giorno dopo la sveglia suona alle 6, come ogni mattina. Apro gli occhi, ancora assonnata. Si fa spazio in me la confusione. Lo spazio intorno a me è diverso da quello che ero abituata a vedere. Mi ricordo di aver trovato un'appartamento, e la confusione scompare con la stessa velocità con cui era arrivata.

Mi alzo, pronta per la mia corsa giornaliera, ma non appena sono in piedi il dolore al piede è lancinante. Avevo dimenticato anche quello. A malincuore, dovrò rinunciare alla mia corsetta. Mi dirigo in bagno e per poco non mi prende un'infarto davanti allo specchio. Sono irriconoscibile. Capelli arruffati, mascara sbavato, e a fargli compagnia anche il rossetto. Sembro una specie di mostro dei film horror.

La prima cosa che inizio a fare è struccarmi, e subito dopo entro nella doccia. In dieci minuti sono di nuovo io. Asciugo i capelli, lasciandoli lisci e indosso una comoda tuta. Il piede continua ad essere gonfio e violaceo. Cerco negli sportelli una pomata da spalmare. La fortuna è dalla mia parte, e la trovo subito. La spalmo delicatamente e con movimenti circolari, e infine ritorno in camera mia.

Leyla non è ancora rientrata a casa, dopo ieri sera. Spero che sia andato tutto bene con il signor James. Do un'occhiata all'orologio, dato che non sono andata a correre, ho ancora un po' di tempo prima del lavoro. Tempo che impiegherò a studiare. Ieri non ho aperto i libri neanche per un secondo.

*****

Poco più di un'ora dopo, suonano al campanello. Chiudo i libri e mi alzo dal letto per andare ad aprire. <<Arrivo>> informo chi sta aspettando dietro alla porta, dato che sono un po' lenta.

Trovo una Leyla sorridente. <<Buongiorno>> saluta allegramente. Tiene in mano delle buste. <<Buongiorno a te>> la seguo in cucina. Non indossa più i vestiti di ieri sera, bensì il pantalone di una tuta ed una maglietta a maniche lunghe bianca.

<<Zoppichi ancora. Nello sportello del bagno c'è una pomata>>
<<L'ho spalmata poco fa per la seconda volta>>
<<Dai, mettiti comoda. Ho portato la colazione>> poggia sul tavolo delle ciambelle al cioccolato. <<Non ho preso il caffè perché preferisco quello di casa>> e mentre parla inizia a prepararlo.

<<Come è andata ieri sera? Derek ti ha fatto aspettare tanto?>>
<<Lui non ha aspettato di certo>> mormoro a me stessa.
<<Che significa?>>
<<Che mentre gli parlavi, era concentrato sul sedere di un tizio e non ha capito nemmeno una parola. È andato via con quel tipo>>
<<Lo ammazzo!>> appoggia una tazza di caffè davanti a me.

In seguito passa ad una serie interminabile di scuse. <<Non sarei mai andata via, se avessi saputo che quello stupido se ne sarebbe andato>>
<<Non ti preoccupare, Leyla>> la tranquillizzo per l'ennesima volta. <<Si è offerto di venirmi a prendere, sono io che non ho voluto>> aggiungo. Non voglio che se la prenda con Derek.
<<Cosa? Perché?>>
<<Non volevo essere un peso>>
Frustrata, si sbatte una mano in fronte. <<Come hai fatto a tornare a casa? Non ti sarai fatta tutta la strada a piedi, spero>>
<<Mi ha accompagnata il signor Carter>>

Sgrana gli occhi con in bocca un pezzo di ciambella. <<Con tutti gli invitati che c'erano, come sei finita con il capo, esattamente?>>
Non ho scelta, devo dirglielo. Le spiego tutto, e le espressioni che fa mi fanno ridere.

Finisco di fare colazione e guardo l'orologio. <<È ora che mi vada a preparare. O preferisci prima fare una doccia tu?>>
Scuote la testa <<Mi sono presa il giorno libero, fa con comodo. Anzi, dovresti prenderlo anche tu>> in effetti, il capo l'ha anche suggerito. <<Non sono nella pozione di prendermi giorni di riposo>> e detto ciò, la lascio sola.

Darkness and FlamesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora