Chapter 67

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{Per la lettura di questo capitolo consiglio il contemporaneo ascolto del brano Talk! - The 1975}

A Louis non sono mai piaciuti, gli ospedali. Ma questo avevamo già avuto modo di appurarlo, non è così? Sta di fatto che, tuttavia, nemmeno lui saprebbe indicare cosa, effettivamente, non ama in particolar modo di quei luoghi ameni, rispetto a qualcos'altro.

Forse sono le pareti di quel verde scontato e così nauseabondo. Se le pareti fossero verde Harry, pensa Louis, allora tutto sarebbe differente; potrebbe perfino prendere in considerazione l'idea di trasferirsi, in una di quelle stanze piccole e claustrofobiche, la cui unica mobilia grazie alla quale sono state gratuitamente fornite, è composta da una serie di scomodi, pietrini letti.

Che siano dunque i letti, il problema? A Louis è sempre piaciuto, dormire. Ama addormentarsi alla sera presto, e risvegliarsi al mattino tardi. Quando non vi è scuola, ovviamente; e quando a sua madre e sua sorella non accorrono alla mente stravaganti idee quali quella di uscire di casa alle quattro del mattino per costruire nella piccola area erbosa dietro casa un pupazzo di neve, "approfittando delle basse temperature", come è solita sostenere sua mamma.

E per tornare alle sue godute, tanto amate dormite, occorre anche precisare che non è possibile, per Louis, addormentarsi su un letto che non rispetti certi suoi personali requisiti; parametri dai quali non è concesso sforare.

"Un letto deve essere morbido, e confortevole. E deve avere tanto spazio entro il quale io possa muovermi, senza correre il rischio che, girandomi su un fianco, vada a finire lungo e disteso sul pavimento" pensa Louis, e una voce accorre a ridacchiare l'istante successivo, facendolo arrossire. Nella sua testa, come è chiaro che sia; in questo momento la coscienza di Louis ha preso il sopravvento, sulla realtà che lo circonda.

I letti di ospedale vorrebbero essere futuristici, ma Louis non ha mai capito perché un letto costituito da più pezzi congiunti e allo stesso tempo così nettamente separati, dovrebbe essere ritenuto oggetto di una qualunque comodità. "Quelle scanalature servono per regolare la seduta, in caso che certi pazienti non abbiano possibilità alcuna di spostarsi autonomamente, Louis" lo punzecchia una voce, maestrina. Louis le fa la linguaccia, ricevendo una sonora sberla in tutta risposta.

E poi, c'è il cibo. "Quello non è cibo" dice Louis, ridendo quasi istericamente. "Quella è poltiglia. Quella è-"

Non trova nemmeno le parole, per definirlo. È assurdo, pensa, come certi malati riescano a trovare appetitose perfino quelle sottospecie di polpette di carne rancida, imbustate e sigillate all'interno di confezione plastiche, rigorosamente sottovuoto. È assurdo, perché oltre ad essere brutte da guardare, sono anche schifose.

"Non fare il bambino. Certe persone non hanno nulla da mangiare, Louis. Pagherebbero oro per mangiare le schifezze servite da questo ospedale" lo corregge una vocina, e il ragazzo sorride trionfante, decidendo di non farle notare come lei stessa ha appena definito quella serie di immangiabili sostanze.

"Ecco!" esclama Louis, sbracciandosi, in estasi. "Gli odori! Devono essere gli odori!" pensa, colmo di giubilo mentre ricorda quella volta che, da bambino, fu costretto ad attraversare uno dei tanti scarni reparti durante i pochi minuti concessi a chi di dovere per fornire il pasto. Odori nauseabondi, e forti, e pungenti; e, miracolosamente, allo stesso tempo in grado di rendere i cibi da loro toccati di un sapore insipido. La minestrina, tanto per fare un esempio, è uno degli esempi più clamorosi di cibo odorante peggio di una fossa biologica, il cui brodo nell'effettiva realtà dei fatti, però, è più insapore di quanto non potrebbe esserlo un bicchiere d'acqua. Liscia, per giunta.

"Le infermiere. Devono essere loro" pensa Louis, digrignando i denti e stringendo i pugni. È chiaro che le infermiere non sono esseri umani, ma un'inconsueta specie di robot progettati per torturare coloro che, già di per sé, non hanno visto la propria vita venire illuminata dalle maggiori fortune.

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