*Harry's POV*
La porta della camera da letto di Louis si apre dopo che la vocina acuta di poco prima ha chiesto, gentilmente, se le fosse concesso di entrare. Così, gli occhi spalancati e gocce di sudore freddo accorse ad imperarmi la fronte ho mormorato un flebile "sì".
Immagino che la bimba abbia riflettuto per qualche istante prima che il suo cervello si decidesse a darle un completo via libera, rincuorandola del fatto che la voce sconosciuta appena udita giungere dall'altro lato della porta non appartenga ad una qualche sottocategoria di maniaco ma, con ogni probabilità, semplicemente ad un amico di suo fratello.
Quando Daisy fa il suo ingresso camera, i capelli raccolti in due morbide trecce, gli occhi tinti di una strana tonalità di verde tendente pericolosamente ad un più glaciale azzurro, il mio corpo sembra smettere di respirare, pietrificandosi lì, dove mi trovo seduto, di poco appoggiato sul fondo del letto, le mani poggiate sulle ginocchia e la schiena rigida, nella stessa identica posizione che ricordo di aver assunto il giorno del mio esame di maturità, quando l'ansia era arrivata a sfiorare le stelle e la mia testa sembrava essere stata oscurata da un blackout totale.
"Ciao, io sono Daisy" dice la bambina dopo qualche istante di indecisione, compiendo qualche timido passo nella mia direzione. "Tu chi sei?" chiede poi, le guance paonazze, sfornando un sorriso così simile a quello di Louis che fulmineamente mi porta a credere che il mio cuore abbia davvero cessato di battere.
"È solo sua sorella, Harry, Dio mio" mi rimbecca la vocina, sconvolta tanto quanto esasperata dinnanzi al mio strambo, del tutto inusuale comportamento. "Sì, ma quel sorriso-". "Finiscila" interviene di nuovo lei, interrompendo il mio pensiero innalzato a mezz'aria, che pian piano si ritira all'interno della stanza nella quale fino ad allora aveva albergato, la cui porta era stata accidentalmente lasciata aperta.
"Harry" mi presento poi, tendendo una mano alla marmocchia che mi si staglia di fronte. Lei la osserva, confusa, non essendo sicura di doverla afferrare; ma, d'altra parte, non è nemmeno sicura di doverla rifiutare, rivelandosi scortese.
"Oh" dice poi, sollevando gli occhietti vispi nei miei, e questa volta sono io, a sentirmi confuso. Non so cosa l'abbia fatta reagire in questo modo. Cosa, in me o in questa stanza, abbia ridestato la sua attenzione. "Tu sei il figlio di Annie"
Sorrido dopo aver udito il nome che la piccola Daisy ha così dolcemente affibbiato a mia madre. "Immagino già mia madre essere andata in brodo di giuggiole dopo aver udito un nomignolo così stupido quando spontaneo" penso, riscuotendomi solo quando sento le piccole dita di Daisy cercare spasmodicamente di avvolgere le mie.
Ridacchio, divertito, ed anche lei si ritrova a fare lo stesso. "Hai le mani troppo grandi, Harry; sono perfino più grandi di quelle di Louis!" constata la bambina, estasiata dinnanzi ad una simile, sconvolgente scoperta. Sento gli occhi pizzicarmi al pensiero di come Louis deve essere sempre sembrato un padre, agli occhi della sorella; e come per tutti i padri, si sa, è sempre stato lui quello a possedere le mani più grandi, in famiglia.
"Uhm, è permesso?"
Una voce femminile, questa volta adulta, fa capolino attraverso il vano lasciato dalla porta spalancata. Una donna che sembra essere l'esatto opposto di Jay, così tranquilla, pacata, e dannatamente magra, mi osserva chiedendomi un permesso che non tarda ad arrivare. "Non pensavo avessi così tanta autorità in questa casa, Harry" dice la vocina, e non vorrei errare ma mi pare di aver scorto una punta di tacita congratulazione nel tono della sua voce.
"Lei deve essere Pat" dico, sorridendo alla donna dai lisci e lunghi capelli che mi ritrovo ad identificare con la babysitter di Daisy. "Quella della quale al tempo fui geloso, pensando fosse un'amante, se non la vera e propria ragazza, di Louis" penso, arrossendo inevitabilmente.
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No Control
Fanfiction«Erano solo due ragazzi di diciotto anni coinvolti in qualcosa di più grande di loro; due ragazzi che, nel bene e nel male si davano amore; facevano l'amore. Ed erano i loro corpi sudati, le loro mani congiunte, i loro respiri affannati che spesso p...