Chapter 7

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*Louis' POV*

Ho aspettato qualche secondo col motore acceso sul vialetto di casa di Harry, i fari puntati sulla sua schiena, volendo assicurarmi che tornasse a casa sano e salvo benché mancassero solo una decina di metri all'ingresso, timoroso che qualche creatura della notta potesse comparire dal nulla e rapirlo.

Mentre me ne stavo andando ho scorto Harry voltarsi a guardarmi, e l'istinto di alzare una mano in segno di saluto ha preso il sopravvento su tutto. Era chiaramente un gesto stupido, voglio dire, avevamo passato quasi un'intera giornata l'uno di fronte all'altro a meno di un metro di distanza, e come se ciò non bastasse di certo non sarebbe riuscito a vedermi nella penombra. Così ho deciso di premere sulla tavoletta dell'acceleratore, desideroso di allontanarmi da quella massa castana di capelli che sentivo travolgermi come le onde si infrangono sugli scogli.

Sentivo lo stomaco annodato, e nonostante provassi a negarlo con me stesso, il motivo poteva essere uno solo: Harry non sarebbe stato al mio fianco alla festa. Non ci sarebbe stato, e benché la storiella della madre potesse essere dolce e affettuosa, qualcosa nel suo tono di voce mi era parso sbagliato.

Che lo avessi annoiato? Che non volesse più vedermi? Mi stavo letteralmente tormentando con mille pensieri differenti, e quando ho passato un semaforo col rosso per poco non ho investito una nonna a piedi col nipotino. Mi sono fermato qualche metro più avanti, desideroso di scusarmi con loro per l'infarto che probabilmente gli avevo fatto prendere, ma i due erano già spariti, dissoltisi nel nulla.

Dopo aver parcheggiato la macchina nell'aera riservata, ho esitato a scendere, i muscoli tesi e la schiena rigida contro il sedile. È stato solo dopo, quando il profumo agrodolce di Harry mi si è insinuato nelle narici, che un sorriso mi è languidamente scappato ad incorniciare il volto, e i miei nervi si sono rilassati tutto d'un tratto. Dall'esterno probabilmente apparivo come un ragazzino ubriaco alla guida, e forse ero davvero ubriaco; lo ero del suo profumo.

"Sei una repellente ragazzina infatuata del capitano della squadra calcistica della scuola, Louis" ha ricordato Sua Signora La Vocina, e non ho nemmeno trovato la forza di arrabbiarmi. Me ne sono stato lì, imbambolato, perso nei miei pensieri. E quando ho visto la porta d'ingresso di casa mia, mi sono deciso a scendere.

~

Sulla soglia vedo mia mamma, tirata a lucido, la pelle più lucida del solito e le unghie meticolosamente smaltate. Mi sorride e spalanca di riflesso le braccia, traendomi in un forte, caloroso abbraccio.

"Ehi ometto!" esclama con occhi estasiati, e so benissimo che tutta questa gioia non deriva affatto dal semplice fatto di rivedermi dopo qualche ora passata distanti. "Allora? Come è andata?" chiede poi accompagnandomi con un braccio ad entrare, la porta nuovamente chiusa alle sue spalle.

Sono combattuto fra cuore e ragione. Se da una parte sento crescere sempre più la voglia di mettermi a saltare e ballare per casa, dichiarando a mia madre quanto io trovi Harry affascinante, e a modo, e bellissimo, e semplicemente essenziale per la Terra tanto quanto lo è il sole, dall'altra so benissimo che mostrare un così aperto entusiasmo sarebbe cosa ben poco produttiva.

"Bene. Siamo andati a mangiare da Barbara, e poi ci siamo ritrovati a parlare del più e del meno. Solite cose" rispondo con tono pacato, quasi disinteressato.

Lei sorride stringendomi ancora una volta a sé, e il suo gesto mi pare tanto inopportuno quanto insensato. Le ho solo detto di aver parlato con il figlio della sua migliore amica e di essere stato a mangiare da una nostra vecchia conoscenza, che c'è di così strabiliante da andarne fieri?

"Piuttosto" dico liberandomi dalla morsa di Jay. "Come è andata la tua giornata con Anne?"

Questo mio piccolo seppur fatale errore lascia trasparire quanto io sia negato con le donne. Cosa dicono sempre i grandi etero della televisione? Mai chiedere a una donna come ha passato la sua giornata con le amiche. Perché, inevitabilmente, ti ritroverai coinvolto in un racconto senza capo né coda, dal quale non potrai uscire senza ferire il delicato animo femminile.

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