Chapter 4

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*Harry's POV*

Avete presente quando state camminando per strada, magari col fiato grosso e due imbarazzanti aloni di sudore sotto le ascelle, le braccia interamente ricoperte dalle buste della spesa, e vedete il vostro autobus sfilarvi davanti senza degnarvi di uno sguardo?; e magari era pure l'ultimo, e come in uno di quei film comici basati sugli equivoci, vi ritrovate a dover compiere chilometri e chilometri di strada a piedi. Non di certo la migliore situazione nella quale si vorrebbe capitare, decisamente no.

Poi però si inizia a camminare, e perché no, si va dall'omino dei gelati per acquistare una granita alla menta, e poi dall'uomo delle ciambelle per comprarne alcune di quelle completamente immerse nella glassa rosa; sì, insomma, quelle alla Homer Simpson. La stanchezza non è sparita, sia chiaro, e le gambe sono sempre più doloranti, ma ad un certo punto il nostro cervello silenzia il dolore, e a noi sembra di fluttuare. Non sentiamo i muscoli contratti fino allo spasmo e tendini tesi, sentiamo solo una spinta invisibile da dietro spingerci a camminare, e continuare a farlo.

Il sole inizia a calare, e l'imbrunire si fa presto strada nel cielo del tardo pomeriggio, e con un sorriso forse un po' forzato si affrontano ad occhi socchiusi i forti raggi del sole; ed è proprio in quel momento che una macchina si ferma al nostro fianco, e il finestrino abbassato svela il volto di un proprio caro amico.

"Salta su!" dice lui, e quello è uno di quei momenti in cui non bisogna farsi pregare, così saltare è tutto ciò che ci viene in mente di fare, e in men che non si dica i sacchetti di carta contenenti mille ed uno prodotti ortofrutticoli si rovesciano sui sedili posteriori, ma la cosa non ci sfiora poi così tanto, completamente assorbiti da quella sensazione di rilasciamento provata nel momento esatto in cui il nostro posteriore si accomoda tacito sul sedile.

~

Ecco, questo è esattamente quello che io definirei uno stato di completo benessere: il momento in cui tutto il mondo attorno a noi sembra levitare verso l'alto, senza che ciò ci urti in alcun modo. Una sensazione miracolosa, una di quelle che ti fa ringraziare Dio dal profondo del proprio cuore, anche se forse in Dio non ci si è mai creduto più di tanto. Ovviamente le preghiere recitate davanti agli occhi vigili del parroco per espiare i propri acerbi peccati non contano.

Eppure in questo momento sto pensando di rivisitare il mio concetto di "benessere", perché la stanza attorno a me sembra essere svanita. Non levitata, semplicemente scomparsa nel nulla, come un'ombra nella nebbia.

Mia madre, Jay, il tavolo con la pila di piatti sporchi, la televisione che ha prontamente ceduto il posto di CSI ad una qualche trasmissione di qualche altro tipo, probabilmente qualcosa di tipicamente culinario come MasterChef, ma non ci metterei la mano sul fuoco; lo stesso divano sul quale sono seduto scompare, le tende profumate e ben stirare, l'enorme finestra arcuata. Tutto.

Tranne lui.

Lui è lì, e forse sto sognando, o forse mi sto semplicemente comportando da ragazzina innamorata (cosa che a volte mi capita di essere, nel tempo perso). Quelli che stanno pensando mi sembrano anni, ma in realtà so che sono soltanto secondi preziosi. Non ho mai trovato l'importanza in quei numeretti infinitesimamente decimali, ma ora mi ritrovo ad abbrezzarli; a bramarli. Perché se soltanto potessi rubare più secondi al tempo senza essere visto, ecco, forse allora potrei restare ad osservarlo per, chi lo sa, trecentoquaranta millesimi di secondo in più.

E non sarebbe poca cosa. In quel lasso di tempo avrei modo di osservare meglio le sue sopracciglia disegnate ad arco perfetto, sottili, delicate; gli occhi grandi e di un azzurro profondo che scommetto sappia diventare grigio, e forse anche verde, chi lo sa. Gli occhi sono creature strane, delle quali l'uomo non conoscerà mai veramente il meccanismo; poi potrei osservare le sue mani così dannatamente piccole, mani dalle unghie cortissime, come se nei momenti di stress fosse abituato a mangiarsele; potrei osservare le labbra rosee e sottili, o forse il naso leggermente a punta, quel tipo di naso che qualunque madre fingerebbe di rubarti più e più volte nell'arco di una giornata.

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