*Harry's POV*
Sono solo le quattro del mattino, e fuori è ancora maledettamente buio pesto. La sveglia impostata da Nick è suonata circa mezz'ora fa, ma quando ho visto che lui non accennava ad alzarsi, ho deciso di spegnerla. Ho dovuto mettermi d'impegno per scavalcare il suo corpo addormentato di fianco al mio senza svegliarlo. E non perché sentissi crescere in me la voglia di starlo ad osservare per ore e ore dormire, i capelli scompigliati e la bocca semiaperta come un bambino dopo un pasto troppo abbondante. In cuor mio temevo di doverlo affrontare. Se Nick si fosse sbagliato, avrebbe iniziato a parlare. E qualunque cosa avesse da dire, giuro su ciò che mi è di più caro al mondo che non avrei voluto sentirla.
I miei occhi sono spalancati da più di trenta minuti ad osservare la volta bianca del soffitto, un braccio malamente ripiegato al di sotto della mia testa, così da fare spessore. Non oso muovere nemmeno un centimetro del mio corpo, allarmandomi ogni qualvolta il respiro di Nick sembra interrompersi per poi ripartire più rumoroso l'istante successivo. "Non è cambiato nemmeno nel modo di russare" penso lasciandomi scappare un sorriso intriso di rammarico e malinconia.
Quando ho detto a Nick che sarei tornato con lui a New York, le lacrime hanno cessato di sgorgare dai suoi occhi ora nuovamente opachi; si è limitato ad ingranare la marcia, mettere in moto il motore ed immettersi sull'asfalto in direzione dell'autostrada.
È stato durante quell'interminabile tragitto che Nick mi ha detto che saremmo dovuti partire la sera stessa ad un orario precisato che grossolanamente oscillava attorno alle undici.
"Scordatelo" ho detto, risoluto, guardandolo con sguardo ipercritico. "Non se ne parla nemmeno. Lo abbiamo già fatto una volta, Nick, di trascorrere la notte di Capodanno in aeroporto. E, se ben ricordi, non è stato affatto divertente"
Lui si è messo a ridere, divertito, le mani saldamente attaccate al volante, mentre scuoteva la testa con fare lento, consolatorio; come se stesse davvero rimpiangendo i bei vecchi tempi. "Quello era stato un incidente, Hazza. E poi come diamine avrei potuto sapere che l'aeroporto sarebbe stato affollato di gente?"
"Sapevi che mi sarei trasferito mesi prima rispetto a quando lo venni a sapere io; hai sempre saputo tutto di tutto, Nick, avresti potuto sapere anche quel-"
"Il tuo ragionamento non ha un minimo di senso, Harry" ha ribattuto lui, il viso contratto in un cipiglio severo. Mio malgrado mi sono ritrovato ad abbassare il capo, costernato. Consapevole del fatto che Nick aveva ragione, e che la rabbia che avevo cercato di rigettargli contro non mi aveva fatto sembrare altro che un bambino capriccioso.
"Comunque è okay, partiremo domani. Ma non più tardi delle sette del mattino. Il pilota del jet privato che il giornale mi ha concesso è stato paziente a dirmi che mi avrebbe aspettato anche se con largo ritardo, ma non trovo sarebbe molto carino da parte nostra tardare così tanto, non trovi?"
L'argomento "Harry sei uno stupido, smettila di cercare scuse inutili per farmi sentire in colpa" era passato, completamente evaporato e dissoltosi nell'aria nel giro di meno di un minuto. Nick si era mostrato così professionale. Come se non gli importasse nulla dei miei comportamenti infantili; come se stesse cercando di dimostrarmi che avrebbe fatto a gara anche con quelli pur di riavermi.
Non ricordo molto del resto del viaggio, perso com'ero nei miei ricordi. Ricordo solo che di tanto in tanto la voce degli speaker radiofonici veniva sostituita da quella più morbida di Nick, il quale non faceva che ricordarmi quanto avesse pianto ogni notte a causa della mia sentita mancanza, e di quanto abbia continuato ad amarmi nonostante i chilometri interposti fra noi fossero tanti e i nostri contatti ormai scesi sotto lo zero. Ricordo che mi decantò ripetutamente il suo amore, cose a cui io risposi con semplici cenni del capo o flebili "okay", mentre lottavo con il mio cuore, che sentivo essere trainato sempre più verso di lui. Come se Nick fosse un magnete, ed io una fottutissima e impassibile moneta di ferro.
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No Control
Fanfiction«Erano solo due ragazzi di diciotto anni coinvolti in qualcosa di più grande di loro; due ragazzi che, nel bene e nel male si davano amore; facevano l'amore. Ed erano i loro corpi sudati, le loro mani congiunte, i loro respiri affannati che spesso p...