Chapter 40

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{Per la lettura di questo capitolo consiglio il contemporaneo ascolto del brano Miss America - James Blunt}

Le gambe di Harry si muovono al rallentatore. La paura che gli invade il petto non sembra avere alcuna intenzione di lasciarlo andare. "E non so nemmeno se è davvero lui" pensa Harry, chiedendosi cosa farà nel caso il ragazzo che con ogni evenienza troverà accasciato di fronte a sé non fosse Louis. "Di certo non potrai lasciarlo a mollo nel suo stesso sangue" gli suggerisce una vocina, il tono sostenuto.

Harry rabbrividisce quando finalmente raggiunge la maniglia della porta dei servizi. Ringrazia chiunque si trovi Lassù per aver fatto sì che quest'ultima non sia chiusa a chiave, ma solo di poco accostata allo stipite. Il riccio non può fare a meno di chiedersi con quanta velocità il sangue sia in grado di fuoriuscire dal proprio corpo. "Chiunque egli sia, Harry, non lo troverai in fin di vita; sii ragionevole, e non lasciarti prendere dal panico" lo rimprovera la voce, sorniona.

È troppo tardi, però, perché il panico lo ha già preso, sottomettendo ogni sua anche più minuscola particella sotto il proprio controllo. Harry spinge la porta con quella che gli sembra una lentezza inenarrabile, ma la velocità deve essere ben superiore rispetto a quella che sta pensando e che, come in un'allucinazione, sta letteralmente vedendo. Forse lo spostamento d'aria appare rallentato sotto i suoi occhi, ma il fragore che la porta provoca dopo essersi schiantata contro la parete indica esattamente il contrario.

Il riccio avanza, gli occhi sgranati dal terrore, il manico ricoperto di tulle del mazzo di fiori sfregia contro il palmo della sua mano, causando un puntiglioso bruciore. Quando arriva nell'antibagno, Harry non sente il bisogno di andare oltre.

"Louis" sussurra, avvicinandosi al ragazzo aggrappato alla parete, la fronte ed una mano chiuse a pugno poggiate contro la parete. È immobile, proprio come se il suo corpo non fosse altro se non un guscio vuoto.

Attorno ai piedi di Louis vi è un prato di schegge di vetro; cocci di specchio infranti, cocci taglienti. Cocci che sembrano tremare di fronte alla rabbia e la frustrazione che ancora emana il corpo di Louis.

"Louis" lo chiama Harry, di nuovo, e questa volta la sua voce è più alta di un'ottava. È a circa una ventina di centimetri da lui quando pronuncia il suo nome, e questa volta per Louis è impossibile non sentirlo. Sussurra, e la sua colonna vertebrale sembra allungarsi ancora di più verso l'alto, quasi come se volesse fuoriuscire dal suo corpo, e darsela a gambe.

Louis si accascia al suolo. Sembra stremato, e il suo corpo prende a tremare mentre si raggomitola in posizione fetale. Steso al suolo, ad Harry è consentito scorgere solo il suo profilo. Preoccupato compie gli ultimi piccoli passi che lo dividono da lui.

Quando si inginocchia di fronte a lui, sta attento a dove poggia le ginocchia, non volendo rischiare di ferirsi accidentalmente. Poggia il mazzo di fiori a qualche centimetro da sè mentre lancia una rapida occhiata attorno a lui, ed è durante questa fulminea perlustrazione che Harry scorge piccole macchie di sangue allargarsi sul pavimento. Chiude gli occhi, e quando li riapre il sangue sembra essere svanito. Harry pensa che forse è stato solo un miraggio creato dalla sua testa eccitata e confusa.

"Louis" lo chiama Harry, e quando Louis si sente chiamare volta la testa nella sua direzione. I suoi occhi sono ancora arrossati dal pianto, ma ora come ora sono opachi; il mare di lacrime che gli si era annidato dietro le iride ormai spente deve essersi prosciugato poco tempo prima, quando il vento gelido gli sferzava il viso, mentre lui correva, disperato, per le affollate strade di New York.

"Perché sei a New York?" gli chiede Harry, gli occhi vigili, attenti. Percepisce quanto Louis sia fragile in questo momento, e sa che quella che gli ha appena posto è la domanda più stupida del mondo quando una vocina gli ricorda che "sei stato tu a dirgli di venire, idiota"; Harry scuote la testa, pensando che no, Dio del Cielo, non è stato lui. Ma quando le arpie nella sua mente gli pongono dinnanzi le immagini di lui chiuso nel bagno dell'aeroporto, al telefono con Liam, tutto prende senso, assumendo una forma ben delineata che fino a prima non aveva mai avuto.

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