Chapter 2

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Il resto della cena è stato tutto un gran parlare di quanto sia cresciuto Louis, e di quanto sia bello Louis, di quanto si sia impegnato negli studi e di quanto la abbia aiutata a crescere Daisy, rinomata bambina della quale, tuttavia, non si è vista nemmeno l'ombra; ho appreso parecchie cose di questo ragazzo, tipo che è entrato a far parte della squadra di calcio locale e che presto probabilmente ne diventerà il capitano, per l'orgoglio dell'intera famiglia (famiglia della quale non ho realmente capito chi o cosa ne faccia parte).

E poi Louis e i suoi bei voti a scuola, certo, matematica a parte, ma d'altronde a nessuno piace la matematica, e molti ragazzi della nostra età hanno questo sgradevole problema e sì, anche io ho avuto problemi di matematica ha sottolineato mia madre come a voler alleviare le spiacevoli sofferenze dell'amica, ma in fondo è solo matematica, e nella vita reale, lo sappiamo tutti, la matematica non serve. "A meno che tu non voglia diventare un ingegnere aerospaziale, ma dubito fortemente tu lo voglia" ha aggiunto poi mia mamma guardandomi con espressione divertita, ed io non ho potuto far altro se non annuire in segno di assenso.

Louis è un ragazzo d'oro, e accompagna sempre sua sorella al parco quando Jay è fuori casa perché deve andare a lavorare come commessa al supermarket, e la babysitter non può sempre andare a darle una mano, così Louis si fa carico del problema e la alleggerisce anche dal sostenere notevoli spese economiche. "Davvero una babysitter può costare così tanto?" mi sono chiesto, ma ho preferito trattenermi dal domandare. Sarei solo apparso come un'ipocrita quando in realtà non lo sono affatto.

Louis è un ragazzo spettacolare, e il tutto sarebbe stato davvero molto interessante, se non che io non sappia nemmeno che faccia abbia.

~

"Uhm, scusate se vi interrompo, ma io mi dileguo. Vorrei andare a dormire". Mi affretto ad aggiungere quell'ultima inutile subordinata temendo che le due donne indaffarate a chiacchierare qui davanti a me possano interpretarlo come un "non mi interessa assolutamente nulla di questo dannatissimo Louis che state sbandierando quasi fosse un trofeo al vento da mezz'ora".

Mia madre guarda l'orologio da polso che le regalai due anni fa, alzando le sopracciglia nel leggere l'orario. "Le quattro di notte? Davvero siamo restate sveglie a parlare fino a quest'ora?". "Bello come parla al femminile dimenticandosi completamente del sottoscritto" penso ghignando, perché infondo mia madre è felice, ed io non potrei chiedere di meglio.

Jay sorride e annuisce, e quel sorridi-e-annuisci sta per un "come ai vecchi tempi". Frase che, secondo il mio modesto parere, è tanto stupida quanto di effetto. Forse ai vecchi tempi si stava in piedi a parlare con le amiche fino a tardi, ma è anche vero che nulla allora esisteva di abbastanza interessante da permettere di svolgere una qualunque altra attività nel cuore della notte.

"Ti accompagno alla tua stanza" dice la donna poggiandomi una mano sulla schiena, invitandomi ad avanzare, procedendo svelta verso la porta della cucina, mentre mia mamma si alza con una calma plateale, ancora spossata dopo tutte le ore di viaggio affrontate.

"Non ce n'è bisogno-" provo ad aggiungere, ma Jay scuote la testa, ed è a questo punto che apprendo un'altra cosa fondamentale su questa donna: è irremovibile. Qualunque cosa si provi a dirle per smuoverla dalla sua idea, lei non cederà. Mi chiedo se abbia un marito altrettanto risoluto o se, più semplicemente, con un caratterino del genere non lo abbia affatto.

A metà rampa di scale mi volto per vedere mia madre arrancare su per gli scalini con una delle due pesanti valigie stretta nella mano. Rimproverandomi mentalmente per essere stato così stupido da non essermene ricordato, mi affretto a raggiungerla, strappandole l'oggetto ingombrante dalle mani. "Grazie" mima lei con le labbra, priva di fiato, mentre io sussurro uno "scusa" che viene immediatamente seguito da una sua occhiata di rimprovero.

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