Ci siamo io e mia madre seduti davanti al televisore acceso su uno dei tanti canali trasmessi in America tanto quanto in Inghilterra, ma a differenza di quando mi trovavo nello stato a stelle e strisce, qui non mi appare così tanto bello. Forse è la scelta dubbia di guardare un telefilm poliziesco come CSI alla luce del giorno, quando invece è consuetudine guardarlo durante le ore notturne, a luci spente. Ciononostante è ambientato a New York, e benché mia mamma fosse contraria al farmi vedere un programma potenzialmente dannoso per la mia salute psicologica, ho pensato che non sarebbe stato difficile convincerla con un abbraccio e un sonoro bacio a schiocco sulla guancia.
0 a 1 per me, perché la tecnica ha funzionato (cosa non si impara da bambini!) e dunque eccoci qua, una pila di piatti sporchi sul tavolino dinnanzi a noi non così alta da oscurarci la visuale. Sono solo tre o quattro, infondo, ma a me sembrano tanti. Troppi. Che funzioni così nelle famiglie normali? Non saprei dirlo, dal momento che ero abituato a consumare i pasti fuori casa o, quanto meno, a casa di altri.
A casa sua.
Non faccio in tempo a scacciare il pensiero che il suono del campanello vede ben di farlo al posto mio. "Forse sono i vicini" penso, ma poi no, non credo proprio. Qui non siamo su quei giochi fallimentari che tentano di spacciarsi come simulatori di vita reale. La vita reale fa schifo, e se quei giochi fossero davvero tali, non strapperebbero tutti quei sorrisi ai bambini davanti allo schermo. O forse sì, dipende se taluni pargoli amano udire le urla agghiaccianti di quei pochi sfortunati che vedono scomparire la loro vita in un mare di fuoco, intrappolati all'interno delle proprie case.
"Uhm, deve essere Jay". Il tono della voce di Anne non è il tono di voce che usa solitamente per parlare di quegli avvenimenti certi e concreti che in cuor suo aveva quanto meno ipotizzato potessero accadere. Dall'inclinatura delle sue sopracciglia intuisco che non si aspettasse tale visita, ed anche un'altra cosa: mia madre non ha amici oltre a Jay in questa città (o paese, per meglio dire) dislocata nel nulla.
Mentre mia madre compie quella che mi appare come un'interminabile camminata verso il portone, reclino il capo, osservando il fumo continuare la sua lentissima prova di evacuazione verso l'esterno attraverso le finestre aperte della cucina. Ho provato a mangiare al tavolo da pranzo, ma la cosa è stata praticamente impossibile, visto che l'anidride carbonica si è attaccata come un parassita ai miei globuli rossi, rischiando di farmi soffocare.
"Ciao Harry. Come è stata la prima notte qui nel Cheshire?"
Non mi ero nemmeno accorto del fatto che Jay fosse entrata, e quando la guardo noto che i suoi occhi sono raggianti. È davvero convinta che mi piaccia questo posto? Voglio dire, forse non è poi così male come pensavo, eppure...
Sto per risponderle che la prima notte qui nello Cheshire è stata mediocre, quando scorgo mia mamma oltre la spalla dell'amica guardarmi con occhi supplichevoli, così rispondo "ottima, grazie" e chiudo la questione con un sorrisino di circostanza.
Voglio dire, ho avuto due crisi oggi, non può seriamente aspettarsi che io le sorrida spontaneamente.
"Fantastico! Lo avevo detto a tua madre che ti sarebbe piaciuto, lei era così preoccupata, quindi...". Lascia la frase in sospeso, girandosi a guardare me e mia madre, ormai tornata a sedersi al mio fianco, le mani poggiate fiaccamente in grembo.
"Oh, Anne! Su con il morale! Quest'aria pulita ti farà bene!"
"Pulita è una parola grossa" mormoro tornando a guardare la nube grigia a solo qualche metro da noi, ma nessuno sembra avermi sentito. Mia madre sorride, passandosi le mani sul volto, come se si stesse lavando la faccia a secco.
"Scusami Jay, so che vorresti vedermi saltellare per casa decantando quanto questa città mi piaccia e tutto il resto... e la verità è che questa città mi piace (e tutto il resto); solo non penso di avere le forze per affrontare la giornata con il giusto ottimismo, ecco"
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No Control
Fanfiction«Erano solo due ragazzi di diciotto anni coinvolti in qualcosa di più grande di loro; due ragazzi che, nel bene e nel male si davano amore; facevano l'amore. Ed erano i loro corpi sudati, le loro mani congiunte, i loro respiri affannati che spesso p...