*Harry's POV*
Quando Louis è arrivato sotto casa mia, ha iniziato a suonare il clacson come un matto. Ho ringraziato tutti gli Angeli del cielo di vivere relativamente nella periferia della città, dove le case abitate sono effettivamente poche, e il silenzio è sempre quasi totale.
Sono entrato in macchina, e lui era lì, sorridente, gli occhi gioiosi come quelli di un bambino. Louis sembra un bambino, a volte; per esempio, quando gli viene sonno, tende a stropicciarsi gli occhi con i pugni chiusi coperti dalle lacrime, proprio come tendono a fare i neonati quando si ritrovano nel cuore del pomeriggio, soli, nella culla. Louis è così naturale, a volte. E più lo guardavo, più le mie pupille si dilatavano, volendone chiaramente di più di quanto non ne avessero.
"Vedo che la mia felpa è tornata sovrana" mi ha poi fatto notare, alludendo all'indumento ancora immacolato che portavo addosso. Ho sentito le guance scaldarsi, lievemente, ed istintivamente ho abbassato lo sguardo, non sentendomi poi così sicuro su cosa avrei dovuto dire. Louis ha ridacchiato, divertito, un guizzo di malizia nello sguardo.
"Dai, Harry, non fare il timido. A letto non lo sei affatto". Ho sentito un tuffo al cuore, e per un attimo ho pensato che, se solo avessi potuto, sarei volentieri sprofondato di parecchi metri sotto terra. "E nemmeno al telefono, ora che mi ci fai pensare" ha continuato Louis, imperterrito, ed io ho sentito la malsana voglia di strangolarlo.
Il viaggio in macchina è continuato, fortunatamente senza la fastidiosa presenza di battutine o allusioni potenzialmente imbarazzanti. Ho come avuto l'impressione che gli occhi di Louis facessero fatica a concentrarsi sulla strada, a giudicare dalle occhiatine fugaci che mi lanciava a distanza di pochi secondi.
Quando siamo arrivati nel parcheggio dell'università, in giro non c'era anima viva. Ho pensato che fosse normale, dapprima: in fondo erano circa le nove e venticinque del mattino, ed eravamo sotto il periodo festivo. Nessun ragazzo sano di mente si sarebbe mai avventurato all'esterno così dannatamente presto.
Siamo scesi dalla macchina, ed io me ne sono rimasto per un attimo a guardare l'università, un vecchio palazzo apparentemente costruito su due piani il cui portone d'accesso sembrava più simile all'immaginario collettivo che si può avere della porta dell'Inferno, che non di un istituzione scolastica.
Ancora perso nei miei pensieri, sono stato scosso da un rumore di passi che si allontanavo via via da me. Così mi sono voltato a guardare, cercando di capire cosa fosse, e tutto ciò che ho visto è stata la figura di Louis allontanarsi spedita, mentre di tanto in tanto mi lanciava qualche occhiatina divertita da sopra la spalla.
"Louis!" ho urlato, correndogli incontro, notando come il suo passo aumentasse all'aumentare del mio. "L'università è da quella parte, dove-"
"È ancora chiusa, Harry; apre alle dieci" ha risposto lui, lineare, fermandosi ad aspettarmi, come se la balzana idea che gli era venuta in mente di rincorrerci per l'intero piazzale universitario non fosse poi una così grande idea.
"E allora perché diavolo siamo venuti qui così presto?" ho domandato, gesticolando come un pazzo, causando una serie di risatine divertite da parte di Louis.
"Non lo so". Ha fatto spallucce, un'espressione comica dipinta in viso. "Ho pensato sarebbe stato carino fare colazione fuori, insieme"
E nonostante quella che mi aveva appena detto fosse la cosa più stupida dell'intero universo, non potei fare a meno di sorridere, il cuore improvvisamente riscaldato.
~
Il bar dell'università nel quale ci troviamo ora come ora non è immenso, ma nemmeno troppo piccolo. È caldo, confortevole. E soprattutto sa di casa, con quei ciocchi di legno accessi a scoppiettare nel camino. Le tende sono fatte all'uncinetto, e i mobili in legno mi ricordano una baita nella quale soggiornai parecchi inverni fa, quando ancora ero un bambino e mio padre si divertiva a portarmi a sciare.
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No Control
Fanfiction«Erano solo due ragazzi di diciotto anni coinvolti in qualcosa di più grande di loro; due ragazzi che, nel bene e nel male si davano amore; facevano l'amore. Ed erano i loro corpi sudati, le loro mani congiunte, i loro respiri affannati che spesso p...