Chapter 48

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{Warning! Questo capitolo contiene scene a sfondo sessuale esplicito fra due individui di sesso maschile; giusto per prepararvi}

*Harry's POV*

Le lezioni di oggi sono terminate, e una sensazione di placida, insormontabile stanchezza mi sta pian piano calando sulle spalle, così leggera da apparire ai miei occhi simile a un lenzuolo. Uno di quelli dal tessuto fresco, candido e profumato, al cui semplice, minimo sfioramento senti gli occhi venire investiti dalla dolce tentazione di chiudersi, le palpebre poco a poco sempre maggiormente calate.

Sono stato uno dei primi, ad uscire dalla classe. Non ho nemmeno aspettato Louis, che se ne è rimasto seduto al proprio posto, cinereo in viso, pragmaticamente intento a riporre le proprie poche cose all'interno dello zaino di stoffa regalatogli dall'uomo che gli aveva gentilmente concesso di usufruire del suo cognome in un tempo così passato da essere più che passato; remoto.

In corridoio ho cercato freneticamente il ragazzo che aveva lasciato l'aula in fretta e furia, dichiarando velatamente il suo odio aperto per gli omosessuali. Lo stavo cercando con lo sguardo senza nemmeno che aspetto avesse; eppure ero consapevole che, se avessi scorto una macchia nera aggirarsi solitaria in mezzo alla calca di gente ora andatasi a formare, lo avrei riconosciuto. Certe persone non sono poi così difficili, da trovare.

Vado al mio armadietto, riponendo al suo interno ciò che non mi è strettamente indispensabile ai fini dello studio (ovvero l'intero armamentario scolastico, astuccio e biro compresi) per poi andarmene; non prima però di essermi assicurato che la serratura fosse ben sigillata, la combinazione alfanumerica da me precedentemente stabilita correttamente inserita.

Faccio per uscire dal grosso portone principale, quando sento una mano afferrarmi per il polso: una mano piccola, ma calda. Sento il mio stomaco roteare ripetutamente su se stesso non appena la mia testa collega quel familiare tepore con il proprietario dell'arto.

"Dove diamine stai andando?" mi chiede Louis, la fronte corrucciata. Sembra davvero seccato, da questo mio modo di comportarmi. Come se evitarlo non mi costasse alcuna fatica. "Se solo sapesse" penso lasciandomi scappare un sorriso, prima di voltarmi a guardarlo, uno splendido sorriso stuccato sul mio volto.

"Louis, stavo solo cercando di andarmene prima che qualcuno potesse scoprirci a uscire insieme; ovvero ciò che sta succedendo proprio ora" aggiungo poi, provocandolo. Amo il modo in cui le sue guance si tingono di rosso, e la velocità con la quale stacca la mano dal mio polso, come se si fosse appena scottato giocando col fuoco, mi fa scappare una piccola, sincera risata.

"Scu- perdonami" dice Louis, balbettando, osservandomi confuso. Non sembra avere intenzione di accennare a muoversi. Così, scuotendo la testa, il cuore solcato da una profonda linea a metà di fronte all'espressione contrita appena assunta dal mio ragazzo, sono io ad afferrarlo per un braccio, questa volta, invitandolo ad avanzare allo scoperto sotto la luce del sole, insieme a me.

Manteniamo un passo frettoloso, e nessuno sembra aver fatto caso a noi. A meno che qualcuno non si sia appostato sul tetto di qualche edificio lì accanto, o su un fragile ramo di un albero. Tutte cose delle quali dubito profondamente.

"Casa mia?" chiede Louis dopo essere giunti alla sua macchina, e dopo avere aperto la portiera dal mio lato, così da consentirmi di infilarmi all'interno della vettura.

Annuisco, bloccandomi con metà corpo all'interno e metà corpo all'esterno dell'auto, scrutando un'ultima volta la zona apparentemente tranquilla stagliata tutto attorno a me. Non vedo nulla di interessante, nulla che possa destare la mia attenzione; e con questo, intendo dire che ancora una volta non mi è dato di scorgere il ragazzo omofobo di poco fa.

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