Chapter 24

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*Louis' POV*

Sento ancora il sapore di Harry sulle labbra; lo sento in bocca. Avete presente quando mangiate una tavoletta di cioccolata e poi, forse poco finemente, continuate a ripassare con la lingua gli angoli più remoti del vostro cavo orale, ripetutamente? Ecco, è esattamente quello che sto facendo io da circa un quarto d'ora; soltanto che io cerco Harry.

Quando gli scienziati dicono che il piacere confonde le idee, non hanno tutti i torti. Se mi è consentito, vorrei correggere questa così breve sentenza. Il piacere non si limita a confondere le idee, belle o brutte che siano. Il piacere uccide il sistema nervoso. Si pensa di essere lucidi, e presenti, mentre invece si è completamente persi, smarriti in un'altra dimensione.

Ho passato più semafori col rosso, scatenando le urla di cento clacson inferociti. Inoltre, ho rischiato di investire un bel gruzzoletto di persone. "Harry mi sta rendendo un pericolo pubblico" ho pensato, scuotendo la testa, divertito, benché di divertente nelle facce terrorizzate dei passanti ci fosse ben poco.

Appena sono partito dall'università, ipocritamente, non ho pensato al mio imminente incontro con Liam, e ho continuato a non farlo per buoni quattro quinti del tragitto. Liam era, semplicemente, l'ultimo dei miei pensieri. Ci terrei a precisare che i pensieri all'attivo fossero soltanto due; e per il primo non penso ci sia bisogno di specificare quale fosse.

Poi però ho sentito la vocina borbottare, rumorosa ma non abbastanza affinché io potessi sentirla. Infastidito da un atteggiamento così burbero, ho aggrottato le sopracciglia, chiedendomi cosa non andasse. E lei, con estrema gentilezza, mi ha risposto che "sei solo un egoista del cazzo, Louis. Liam vuole parlarti, e tu cosa fai? Pensi ad Harry. Cristo, dovrebbe essere il tuo migliore amico, quello per il quale non hai mai mosso un dito e che nonostante questo sembrerebbe avere ancora voglia di parlarti, il centro dei tuoi pensieri! Non un ragazzo newyorkese che conosci da meno di un mese"

Ho incassato le spalle, conscio di quanto la vocina avesse ragione, ma troppo orgoglioso per poter anche soltanto pensare di ammetterlo. E poi, non ci potevo fare nulla, sul serio. Anche se avessi provato a concentrarmi su qualcosa d'altro, il pensiero di Harry non mi avrebbe mai abbandonato, tornando a fare capolino dopo pochi secondi. Harry era contagioso. Ma non un contagioso cattivo; uno buono.

Decido di smetterla di cercare Harry in ogni dove all'interno della mia bocca, conscio che tutto ciò che potrei trovare di lui sarebbero non più di due gocce di saliva. Il che potrebbe suonare parecchio disgustoso. "Ma non per me" penso, sorridendo sornione.

Quando svolto a destra, immettendomi nella via di casa, non percepisco nessun cambiamento. Poi, lo stomaco inizia ad attorcigliarmisi appena realizzo che, Dio del cielo, sto per incontrare Liam; il ragazzo che mi è sempre stato accanto, ed anche quello che pensavo di aver perso, per sempre.

Arrivato in prossimità di casa rallento, e non per via di uno spiccato senso civico: gli uomini che ho precedentemente rischiato di investire potrebbero tranquillamente giurare che quello l'ho perso del tutto. Sento piuttosto una certa riluttanza ad andare avanti. Ho paura. Paura che Liam voglia solo liquidarmi, una volta per tutte, senza troppi rimpianti.

Il cuore fa un balzo nel petto quando, dopo aver parcheggiato, lancio un'occhiata allo specchietto retrovisore, scorgendo la macchina di Liam posteggiata alcune centinaia di metri più avanti, ed il suo proprietario direttamente seduto sui gradini di casa mia. Deglutisco, gli occhi spalancati iniettati di terrore. Con mani tremanti estraggo le chiavi dalla serratura d'accensione. Poi, scendo.

L'aria gelida mi investe, pungendomi. Non tira un forte vento, eppure mi sento come se fossi capitato al centro della tormenta perfetta. Mi ritrovo a stringere gli occhi, lacrimanti per il dolore, sentendo come se mille aghi mi si stessero conficcando nei bulbi oculari, ferendomi.

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