*Harry's POV*
Sento la testa pulsare, indispettita a causa delle urla isteriche e stridule che si sono protratte per l'intero viaggio all'interno della comoda automobile dagli interni in pelle guidata da Nadine. Le sue amiche- beh, dire che sono rumorose è un eufemismo; sarebbe come dire che il rumore di un aereo volante a bassa quota in piena notte è leggermente fastidioso. E chiaramente non per sé, e per i propri sonni tranquilli ai quali si viene strappati nel cuore delle ore notturne, ma per il gatto del vicino: il bianco, piccolo Fuffi, il quale odia il proprio nome canino, nel profondo del suo essere, ma quello gli è stato assegnato, e sempre quello deve tenersi.
Le amiche di Nadine non si sono rivelate essere semplicemente eccitate dalla mia presenza: erano letteralmente euforiche. Come se non gli capitasse di trovarsi a meno di dieci centimetri di distanza da un ragazzo da qualcosa come minimo una trentina d'anni; come se, dopo essere stato per mesi su un'isola deserta, lo sventurato protagonista di tale (per l'appunto) sventura, si ritrovasse a distare da un consistente banchetto di carne cotta a puntino e frutta fresca. Penso che quest'ultimo esempio renda ancor meglio l'idea.
"Dì un po', le tue amiche sono sempre così-". Gesticolo con le mani a mezz'aria, muovendole come se sotto le dita avessi una pagnotta di pasta fresca da modellare, così da poterla poi infornare per ottenerne un più gustoso, cotto prodotto finito.
Nadine lancia un'occhiata alle proprie spalle prima di concedersi una minuscola, contenuta risata. È ancora seduta sul sedile della propria auto, le gambe penzolanti all'esterno, intenta a cambiare i più pratici sandali dalla suola in bambù, decisamente più comodi, qualora dovesse guidare, con un paio di scarpe dai tacchi vertiginosi, verniciate di un argenteo colore metallico. "Come faranno a restarle attaccate ai piedi?" mi chiedo, corrugando la fronte, sinceramente perplesso dinnanzi a quel misterioso dilemma.
"Così eccitate?" conclude lei la frase al posto mio, la schiena piegata e gli occhi in grado di osservarmi soltanto dalla vita in giù. "No, non sono sempre così scalmanate, grazie a Dio. Ma, vedi, per loro deve essere strano avere un ragazzo di così bell'aspetto al proprio fianco, e-"
Si blocca, portandosi una mano davanti alla bocca aperta a "o", gli occhi illuminati da una luce quasi dispiaciuta, non appena si accorge di come i miei siano invece spalancati; increduli. "Perdonami, Harry. Spero che l'averti detto di essere un bel ragazzo non ti abbia offeso. Non volevo- ti chiedo umilmente di scusarmi, non ho pensato che forse non è normale per le persone omosessuali sentirsi definire così da quelle eterosessual- l'ho fatto di nuovo!"
Nadine sembra indemoniata. Letteralmente. I suoi capelli diventano elettrostatici, e forse, penso, è quello il reale effetto dato dall'avere "un diavolo per capello". È agitata, e nella fretta di sollevarsi in piedi, urta con la testa contro il vano della portiera, trovandosi costretta a riabbassarsi, una mano portata a tastare la zona dolorante, massaggiandola.
"Non volevo sembrare discriminatoria nei vostri confronti. Non era quello che intendevo dire, e-"
"Nadi" la interrompo, inginocchiandomi davanti a lei, apprestandomi a prendere una sua piccola, esile mano in una delle mie. Sorrido, constatando come l'arto da me appena afferrato sembri scomparire, se messo a confronto col mio. "Calmati. Non so cosa ti sia preso, ma devi calmarti. Ti prego. Se tu cedi, ora, sono certo che non riuscirò a sopravvivere a causa dell'assalto che le tue amiche laggiù stanno pianificando di effettuare nei miei confronti"
Lei ride, ancora dolorante, e lesto frappongo la mia mano fra la sua testa e il vano laterale della portiera, consapevole che, se continuerà ad ondeggiare col corpo in quel modo, finirà per sbattere un'altra volta.
"Pensavo che fossimo qui alla festa insieme per scagionarti da Zayn" ribatte lei, punzecchiandomi, e istintivamente mi passo una mano sul viso, senza avere forza sufficiente per trattenere l'ombra di un ulteriore sorriso.
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No Control
Fanfiction«Erano solo due ragazzi di diciotto anni coinvolti in qualcosa di più grande di loro; due ragazzi che, nel bene e nel male si davano amore; facevano l'amore. Ed erano i loro corpi sudati, le loro mani congiunte, i loro respiri affannati che spesso p...