{Per la lettura dell'Harry's POV consiglio l'ascolto della canzone Once in a Lifetime - One Direction}
*Harry's POV*
"Ricordami perché diavolo ci troviamo in aeroporto alle sei e mezza del mattino" pronuncia Nick fra uno sbadiglio e un altro, la testa stretta fra le mani, i gomiti poggiati sulle ginocchia. "Sembra così miserabile" penso trattenendo un sorrisetto divertito.
"Sei stato tu ad insistere affinché partissimo all'alba. Questioni onorevoli nei confronti del gentiluomo che ci sta così tanto pazientemente attendendo da ieri sera, credo" ribatto fra una serie interminabile di sbuffi che, invece di sembrare annoiati, appaiono decisamente comici.
Nick ridacchia al mio fianco, le sue quattro valigie impilate sul carrello fornitogli così gentilmente da una donna di servizio. Storco il naso quando constato che l'unica cosa di mia proprietà in mezzo a tutta questa accozzaglia di cose sia il borsone di tela portatomi da mia madre in ospedale, ed ora gettato in cima alla pila con così poca grazia da farlo sembrare deforme.
"Se fosse stato per te saremmo partiti domani, Harry" mi ribecca Nick pizzicandomi un fianco, sapendo benissimo quanto quel gesto mi porti a rattrappirmi su me stesso, istintivamente, provocandomi una lieve ondata di sollievo.
Le mani tese in avanti in un alquanto banale tentativo di difesa, torno a sedermi, composto. O per meglio dire, come una persona normale; in maniera quantomeno decente, insomma.
"A ben pensarci sarebbe stato meglio partire domani. Oggi è il primo dell'anno, ed è tremendamente affollato di gente, e-"
"Harry" mi richiama Nick, guardandomi con occhio critico. "Hai vissuto a New York per praticamente quella che potremmo definire la tua intera vita, basandoci sui parametri di adesso. Davvero vuoi farmi credere che qualche migliaio di persone assiepate attorno a te siano in grado di toglierti il fiato?"
Capisco dove vuole arrivare, e probabilmente ad un primo ascolto chiunque arriverebbe a sostenere che Nick ha ragione. Ma c'è qualche dettaglio che gli è sfuggito durante il tragitto. Nick non è mai stato uno attento alle minuzie, è sempre stato un tipo piuttosto grossolano, come dire. Ancora una volta resto per metà stupito di come non sia cambiato affatto: col passare dei giorni nella mia testa Nick era diventato sempre più simile a un mutante alieno, piuttosto che ad un essere umano. È strano e piacevole allo stesso tempo constatare come invece non sia affatto cambiato.
"Quando eravamo a New York, Nick, il posto più affollato che io abbia mai frequentato è stato il marciapiede che mi portava dalla sede del giornale a casa tua. Il fatto che avessi milioni di persone sconosciute attorno non significa nulla, dal momento che stavano a metri di distanza da dove ero io". È ora il mio turno di vederlo collegare la fronte, pensando a quanto gli ho appena detto. In cuor suo immagazzina l'informazione appena ottenuta come esatta, o forse la ritiene un alquanto inutile mezzo di discussione a tempo perso. Così, decide di lasciar cadere l'argomento, una scrollata di spalle e il nostro discorso ha già fatto centinaia di passi avanti.
"Ricordi quando andammo in Brasile, e tu dimenticasti la metà delle nostre valigie in hotel, preso com'eri dal terrore che l'aereo partisse senza di noi a bordo?". La voce di Nick mi richiama dal mondo sotterraneo nel quale ero precipitato dopo aver osservato attentamente una coppia di ragazzi abbracciarsi calorosamente, entrambi con gli occhi lucidi. I due lui si erano poi scambiati qualche carezza e un bacio casto, dato appena a fior di labbra; un bacio abbastanza elettrostatico da farli rabbrividire entrambi.
"Harry?". La voce di Nick è insistente, e quando l'uomo posa una mano sul mio braccio, esercitando una lieve pressione su di esso, scuoto piano la testa, costringendomi a spostare la mia attenzione su qualcosa di meno interessante, sperando che Nick non scorga gli oggetti del mio interesse; se le rotelle ben oliate insediate nel suo cervello dovessero mettersi a girare, di sicuro non andrebbe a finire bene. Per me, ovviamente; non certo per lui.
STAI LEGGENDO
No Control
Fanfiction«Erano solo due ragazzi di diciotto anni coinvolti in qualcosa di più grande di loro; due ragazzi che, nel bene e nel male si davano amore; facevano l'amore. Ed erano i loro corpi sudati, le loro mani congiunte, i loro respiri affannati che spesso p...