Chapter 17

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{Warning! In questo capitolo sono contenute scene di sesso esplicite fra due individui di sesso maschile. Lo so, è piuttosto scontato ma, beh, meglio prevenire che curare (?)}

*Harry's POV*

"Harry Styles, ti presento la mia prima cotta"

Gli occhi di Louis convergono sulla foto di un bambino di circa tre anni con gli occhioni verdi e i capelli- no, non è possibile. Sento il cuore collassarmi nel petto per poi librarsi spensierato in aria, accompagnato dal coro di mille e uno angeli.

"Immagino che il misterioso bambino per il quale ho pianto giorni e notti fossi tu, non è così?" chiede Louis con occhi lucidi e labbra tremanti.

Resto per un attimo incantato di fronte alla foto che mi viene mostrata. Afferro l'album, aiutando Louis a stabilizzarne la posizione. Le sue mani sono scosse da leggeri tremori, e la visione dell'immagine nel suo insieme mi risultava sfocata, ma ora- ora ho di fronte una foto di me stesso perfettamente stabile. Una foto di me stesso da piccolo; così piccolo che non ricordo nemmeno in quale occasione sia stata scattata.

"Pianto?" chiedo, spostando gli occhi ancora allibiti su Louis, il quale cerca volutamente di distogliere lo sguardo, forse troppo debole per sostenerlo. "Perché pianto?". Forse gli sembrerò ingenuo, ma è una cosa che mi preme veramente sapere, così, senza che ci debba per forza essere un determinato motivo.

Louis sospira, guardandomi di sottecchi. Quando si siede sul letto matrimoniale di sua madre resto immobile a fissarlo, non sicuro di poterlo seguire nei movimenti. Voglio dire, il letto dei propri genitori è cosa sacra, chiunque lo apprende una volta compiuti i cinque anni, come minimo.

"Siediti" dice poi, alzando gli occhi lucidi fino ad incontrare i miei, guardando l'album ancora stretto nelle mie mani con una delicatezza tale che per un attimo temo pensi sia fatto di vetro, anziché di cartone. "Per favore" mi prega poi, e nonostante non riesca a cogliere il motivo di tale richiesta lo faccio, perché è Louis che me lo sta chiedendo, ed io semplicemente non penso di essere nelle condizioni tali per potergli dire di no.

"Louis, che-"

Mi interrompe togliendomi il mucchio di fotografie dalle mani, distraendomi ancor più quando sostituisce tale oggetto con le sue mani, più piccole delle mie. "Sta cercando un contatto" penso, troppo emozionato per poter sorridere. Non riesco a rispondergli, tutto ciò che mi viene in mente di fare è rafforzare la presa, così da fargli capire che, cascasse il mondo, io ci sono.

"Non ricordo quando ho trovato quella fotografia. So solo che un giorno stavo girovagando per casa, e mi è praticamente caduta fra le mani. Avrò avuto sì e no sette anni. Abbastanza per poter leggere ciò che vedevo scritto in giro, ma sul retro della fotografia non c'era scritto niente, solo una data. Non era una data importante, voglio dire, erano solo i dati della spedizione, ma quello mi bastò a capire che l'immagine era arrivata un anno prima"

Si blocca, lanciando un'occhiata sbieca alla fotografia abbandonata ad alcune decine di centimetri di distanza da lui. "Vorrebbe letteralmente prenderla fra le mani e cullarla" mi scappa da pensare, ma decido di accantonare il pensiero. Voglio concentrarmi unicamente su Louis, adesso.

"Ero incuriosito dal fatto di non aver mai visto quel volto in vita mia. Così sono corso da mia madre, che era in giardino, e le ho chiesto chi fosse. Lei ha guardato la foto con occhi dolci, poi mi ha passato una mano fra i capelli e mi ha risposto che non lo sapeva. Le ho chiesto se potessi tenerla, e lei non mi ha risposto per qualche minuto. Quando le ho ripetuto la domanda, si è come riscossa dal suo stato di trance, e mi ha detto che avrei potuto tenerla, ma solo se l'avessi custodita con cura. Ha parlato di una qualche promessa fatta con una persona importante, ma non mi disse di quale promessa in particolare si trattasse"

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