Chapter β

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Non appena la porta dell'aula si era aperta, e un bidello che Louis avrebbe giurato prima d'allora di avere mai visto fece capolino all'interno della stanza, il tozzo collo grinzoso allungato al massimo delle sue possibilità, ecco che il ragazzo aveva ben pensato di gettarsi a capofitto al di fuori dell'abitacolo, catapultandosi così in corridoio, arrossendo sotto gli occhi esterrefatti dell'uomo e la risata flebile, giuntagli come un eco lontano, di Evan.

Si era affrettato ad estrarre il telefono dalla tasca nella quale lo aveva precedentemente e poco accuratamente riposto, dandogli una spolverata non appena vide in quali catastrofiche condizioni verteva lo schermo. "Cosa diavolo tieni in quello zaino, Louis?" si chiese da sé, incamminandosi ora con sempre maggior lentezza verso la porta dell'istituto; la porta che, sperava, gli avrebbe concesso di tornare a respirare ad un ritmo normale, senza che il suo cervello dovesse per forza di cose sentirsi braccato, l'alito putrido di un cane attaccato alle costole.

Lo schermo nero si era poi illuminato, mostrando così, a caratteri cubitali e linei, l'orario, al quale Louis, in tutta franchezza, non aveva mai pensato più di un tanto. Erano comunque le quattro e venti del pomeriggio, e questo significava che era in perfetto orario per tornare a casa prima di sua madre, spogliarsi, concedersi una salutare doccia calda, per poi infine accomodarsi sul divano, nella speranza di trovare una qualche partita di un qualunque spor che venisse trasmessa a quella bizzarra ora in televisione.

"Dovresti chiamare Pat, Louis" gli aveva rimembrato la sua coscienza, la quale sembrava essere particolarmente attiva, alle volte; nella restante parte del tempo, invece, Louis sospettava che amasse oziare, probabilmente al riparo di una qualche ombra gettata dal suo cervello.

Sorridendo e scuotendo il capo, domandandosi perché mai, Dio del Cielo, dovessero certi stravaganti pensieri fluirgli alla mente, aveva fatto passare rapidamente la rubrica, fino a trovare il nome di Pat, memorizzato su quello che si sarebbe tranquillamente potuto definire il fondo della lista.

"Non ti risponderà"

Louis si era bloccato, il cellulare sollevato a mezz'aria, gli occhi spalancati e la schiena solcata da brividi freddi. Non si era voltato, privo di coraggio per pensare di poter trovare la forza necessaria a sbloccare le sue gambe da quello stato pietroso nel quale erano cadute, così che gli fosse concesso di torcere il busto.

"E perché mai non dovrebbe?" aveva ribattuto Louis, pentendosi immediatamente nell'istante successivo di essere suonato così astioso perfino alle proprie orecchie. "Devi imparare a morderti la lingua" si era rimproverato in totale autonomia, ricordando al contempo a se stesso chi fosse il ragazzo con il quale stava parlando.

Evan aveva sbuffato, sonoramente divertito, e la sua ombra si era stagliata sulla bassa figura di Louis, coprendolo quasi per intero. "Perché Zayn è il mio migliore amico, Louis; e oggi sua madre aveva un impegno con tua sorella, e per qualche strana ragione perfino a lui stesso sconosciuta la sua presenza era urgentemente richiesta"

Louis era rimasto per un attimo pietrificato, strabiliato dal fatto che Evan Styles (quell'Evan Styles) conoscesse il suo nome. Non che ciò significasse nulla, era chiaro. Niente amicizia, niente legami, niente di niente. Solo, pensò Louis, era strano come il mondo fosse piccolo; e come, alla fine della narrazione, perfino il personaggio più esiguo si ritrovava ad essere accerchiato dai colossali protagonisti.

"Che c'è, il gatto ti ha mangiato la lingua?" lo aveva canzonato Evan, portandosi una mano davanti alla bocca, mettendosi a ridere, sommessamente. Louis non aveva avuto tempo di stupirsi anche per quella stupida, così abitudinaria azione, troppo impegnato com'era a minacciare le sue guance, imponendo loro di non arrossire.

"Louis? C'è qualcosa che-"

Il tono di Evan si era fatto più serio, ma Louis aveva deciso di ignorarlo, volutamente. Si era scrollato la mano del biondo, ora andata a posarglisi sulla spalla, di dosso, chiedendosi perché mai tutto quel contatto fisico dovesse sembrare essere così necessario. Louis odiava, la maggior parte delle volte, il contatto fisico, ritenendolo un mezzo intimidatorio, a prescindere dalla circostanza nella quale sarebbe comunque andato a verificarsi.

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