*Harry's POV*
Ora siamo stesi sul mio letto, la mia testa poggiata sul petto di Louis mentre le sue mani scorrono lentamente fra i miei capelli, districando i nodi creatisi a causa del sudore che alle sue dita capita a volte di incontrare, durante il passaggio.
Respira regolare, Louis, sotto di me. Me lo immagino con gli occhi chiusi, la bocca incurvata in un sorriso. Alzo lo sguardo, desideroso di constatare se la mia teoria sia o meno corretta: per il sorriso, beh, per quello avevo pienamente ragione.
Eppure sui suoi occhi mi sbagliavo, e di grosso, anche. Invece di essere puntati sul monocromatico, monotono soffitto, quei due piccoli oceani che si trova incastonati all'interno dei bulbi oculari puntano su di me, insistenti. Così, non appena la mia testa si torce e solleva di qualche centimetro, il contatto, sebbene non fisico, diventa inevitabile.
"Uhm, hai pulito di là, vero? E la cavallina? Dove l'hai portata?" domando, fingendomi distratto. Come se non mi fossi girato per rimirare la bellezza mozzafiato emanata dal corpo del mio ragazzo, tutt'al più come se io lo abbia fatto in preda all'irrefrenabile voglia di dare pace ai miei dubbi.
Louis ridacchia, ripensando a ciò che è avvenuto poco prima. "O forse ha capito di averti colto in flagrante. Le tue guance bordeaux devono avergli suggerito qualcosa" sussurra maliziosa una vocina, e quando istintivamente mi sfioro le guance con i polpastrelli delle dita di una mano, le sento letteralmente scottare. Mi schiarisco la gola, spostando lo sguardo su un punto imprecisato della stanza situato alla nostra sinistra.
"Il pavimento è splendente, curly; come nuovo. Per quanto riguarda la cavallina, l'ho messa nel tuo armadio. Come mi avevi detto" risponde Louis, le parole impastate, come se dopo tutta la frenesia attraverso la quale siamo passati poco prima, abbia deciso sia arrivato il momento di concedersi una più lenta, lunga pausa.
"Comunque dovremmo rifarlo" ho poi detto, girandomi con la pancia a premere contro le lenzuola, il mento poggiato sul petto di Louis. "È stato divertente" mormoro, leccandogli un capezzolo che non vi impiega più di due secondi a inturgidirsi.
"Harry!" strilla Louis, allarmato, prendendomi il viso fra le mani e allontanandomi dal suo corpo, facendomi ridere. "Non- non adesso, piccolo. Ti prego. Sono sfinito. E lo sarai anche tu" continua poi, un cipiglio severo in volto. Sbuffo, quasi infastidito. Durante la consumazione dell'intero rapporto, più volte ho visto un lampo di insicurezza solcare gli occhi chiari di Louis; ma ora che è tutto finito, la sua paura di avermi fatto provare anche il sol minimo dolore sembra essere drasticamente peggiorata.
"Comunque devi scusarmi"
Mi riscuoto immediatamente da quel placito torpore nel quale mi ero lasciato scivolare; una sonnolenza così tacita che perfino il battito del mio cuore sembrava aver raggiunto alle mie stesse orecchie un volume troppo alto.
"Per cosa?" chiedo, sinceramente confuso, osservando Louis osservarmi con occhi carichi di rammarico, il labbro inferiore stretto fra i denti; lo bacio, leccando via quella piccola goccia di sangue fuoriuscita dalla ferita che lui stesso si è appena inferto.
"Per aver fatto-". Deglutisce, passandosi una mano sul collo. Come se qualche incubo lo stesse braccando, o come se gli venisse difficile parlare; dirmi quello che ha da dirmi proprio ora. "Per Sheeran" dice infine, sputando fuori il nome di Ed al pari di come un uomo di potere pronuncerebbe il nome del suo più acerrimo nemico, facente parte del partito rivale.
Corrugo la fronte, confuso. Non capisco per cosa debba scusarsi, esattamente. Pensavo che tutte le parole di scuse nemmeno poi così necessarie fossero già state espulse dai nostri corpi e cuori prima, quando ancora Louis era al volante, diretto verso casa.
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No Control
Fanfiction«Erano solo due ragazzi di diciotto anni coinvolti in qualcosa di più grande di loro; due ragazzi che, nel bene e nel male si davano amore; facevano l'amore. Ed erano i loro corpi sudati, le loro mani congiunte, i loro respiri affannati che spesso p...