Chapter 18

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*Louis' POV*

Gli occhi di Harry sono spalancati, le iridi colme di stupore. Sembra quasi che non riesca a credere a quello che mi ha appena sentito dire; che qualcosa nel suo cervello gli proibisca di pensare che quanto ho appena detto non possa in alcun modo essere reale.

Poi qualcosa muta nel suo sguardo, e i vari tasselli del puzzle sembrano andare ciascuno al proprio posto. Il fatto che le foto, per esempio, siano state scattate all'incirca nello stesso periodo, sebbene in circostanza completamente differenti; che entrambe siano state inviate per posta, segno che le nostre madri devono aver tenuti vivi i contatti, per tutto questo tempo, senza che i loro figli maggiori arrivassero mai a sospettare l'uno dell'esistenza dell'altro.

"Tu" sussurra Harry, una mano ad accarezzarmi la guancia, e questa volta la sua non è una domanda, ma una semplice constatazione. Lentamente sta prendendo atto di tutto ciò che, silenziosamente, fin dal principio, è intercorso tra noi.

"Per colpa tua ho rifiutato i tentativi di flirt di un ragazzo della mia scuola!" urla poi, ma le sue non sono urla arrabbiate, tutt'al più divertite. E no, nemmeno "divertite" è l'aggettivo adatto da utilizzare in questa situazione. Felici; le sue sono urla felici.

Corrugo la fronte, confuso, non capendo dove voglia andare a parare, la sua mano ora ferma sul mio profilo, non più intenta ad accarezzarmi.

Harry guarda la mia espressione confusa, e poi scoppia a ridere, di gusto, spostando la mano sempre più giù, fino a poggiarla sul mio fianco. "Quando ero a New York, durante i primi anni del college un ragazzo ha dimostrato parecchio interesse nei miei confronti. Era bello, non mentirò". Mi rivolge un sorrisetto malizioso, e le mie guance prendono colore. Perfino la punta del naso penso mi si sia tinta di rosso.

"Tuttavia, quando una sera provò a baciarmi dopo una di quelle noiosissime feste d'istituto, mi ritrovai a rifiutarlo perché, beh-"

Questa volta è lui ad arrossire, lui ad abbassare gli occhi, e sempre lui a schiarirsi la voce, in imbarazzo. "Insomma" riprende poi, sorridendo di se stesso. "Lo ho respinto perché non era il bambino della foto, e nonostante fra me e il pargolo impresso su carta ci fossero circa dodici anni di differenza, uhm, continuavo a preferirlo rispetto a qualunque altro ragazzo avessi mai avuto modo e piacere di incontrare"

La sua è una confessione alla quale non penso di dover dar risposta. Così mi limito a fissarlo dritto negli occhi, e sento qualcosa scorrere fra noi quando i miei occhi si posano sulle sue labbra ancora umide del suo stesso sperma e la sua mano stringere la presa sul mio corpo, le unghie conficcate nella pelle.

"Mi dispiace di avere rovinato la tua prima storia d'amore" dico infine, le nostre fronti quasi a contatto, senza sapere se quella fosse davvero la sua prima storia, o se fosse semplicemente una delle tante da lui avute. Mi ritrovo a pregare Dio affinché Harry non abbia mai sperimentato il vero amore; è stupido, ed egoista, ma è uno di quei pensieri infantili ai quali alle volte non riesco a sottrarmi.

Lui ridacchia, la sua mano torna ad allentare la presa e poi scivola languida, fino ad sfiorare il mio stomaco; sento il mio amico lì sotto tornare a svegliarsi, e d'istinto stringo le gambe, sperando di non darlo a vedere.

"Non devi scusarti per questo, Louis; mio Dio, è una cosa così stupida, come puoi pensare ci sia davvero il bisogno di scusarsi?". Gli occhi di Harry non risultano annoiati, o infastiditi, come invece le sue parole potrebbero suggerire; anzi, sono addirittura lucidi, come se quello che gli ho appena sussurrato, stupidamente, fosse una di quelle cose in grado di smuovere il suo animo, giocando con i suoi sentimenti.

Annuisco, in silenzio, e poi chiudo gli occhi, godendomi la sensazione di avere puntati addosso gli occhi di Harry, le sue mani ancora sulla mia pelle, che ad ogni tocco sembra prendere fuoco, per poi tornare a raffreddarsi il secondo successivo.

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