{Per la lettura di questo capitolo consiglio in contemporanea l'ascolto del brano Blank Space - Taylor Swift}
*Harry's POV*
Non avrei mai lasciato che Louis se ne andasse in cucina, da solo, ad affrontare il totale, oscuro ignoto. Non lo avrei mai lasciato andare, nemmeno se avessi sospettato che l'unica ulteriore presenza all'interno della casa corrispondesse al novantanove percento delle probabilità al visino minuto e le manine paffute di sua sorella.
"Sei iperprotettivo, Harry. Porta pazienza, e tornerà" aveva suggerito una voce, riuscendo così ad incatenarmi, almeno per qualche minuto, al suolo. Come se un'ancora invisibile mi stesse trattenendo, incollandomi così al pavimento.
I minuti però erano trascorsi, con eccessiva lentezza perché potessero davvero apparire tali. "Sarà trascorsa almeno un'ora" mi ero detto a un certo punto, prendendo a giocare nervosamente con una ciocca di capelli la quale, ribelle, mi era scesa dinnanzi al volto, toccando così le pareti del mio naso.
Non potevo chiamare il nome di Louis a gran voce, questo mi parve, fin da subito, ovvio. Immaginai che Louis fosse nascosto da qualche parte, probabilmente al riparo dall'uomo nero annidatosi all'interno della sua cucina. Non avrei mai e poi mai potuto pensare di far saltare così stupidamente in aria la sua copertura, mettendo a repentaglio la sua vita.
"Quanto la fai drammatica, Harry" aveva detto una voce, per metà sarcastica, per buona parte carica di rimprovero. Pensai che, con ogni probabilità, aveva ragione, e che io e Louis non eravamo altro se non due folli, visionari psicopatici in grado di creare rumori e situazioni che, senza il nostro aiuto, non sarebbero altrimenti mai nate.
Una parte di me continuava a ripetermi che la vocina aveva ragione, e che sarebbe stato meglio per entrambi se io me ne fossi rimasto lì, dinnanzi all'ingresso, in attesa che Louis facesse ritorno, trasportando una testa mozzata; o forse, più semplicemente, una rete di gustose, succulente arance.
Così mi incamminai. E so che il "così" da me appena sottolineato potrebbe suonare stupido; a voler ben guardare, infatti, tale sintetica parolina dovrebbe indicare una conseguenza, giusto? E non vi è nulla di logico, di concatenato, in ciò che feci.
Giunsi in cucina, e sentii subito la prima voce parlare. "Non è possibile" pensai, gli occhi spalancati, il cervello che correva e le gambe che rallentavano. Mi poggiai allo stipite della porta, e vidi Louis di poco spostato alla mia destra, le spalle rivolte nella mia direzione. Barcollante, tremante. Avrei voluto correre da lui, e aiutarlo, ma sentivo in cuor mio un peso abnorme gravarmi sul petto. Sapevo che, se solo mi fossi avvicinato, quasi per certo Louis mi avrebbe mandato via.
Poi, lui. Era strano, pensai, come la sua oscura e tetra presenza venisse completamente oscurata da quella di Louis, così esile ed insignificante, al confronto. "Non è strano, Harry" cercò di consolarmi una vocina, carezzandomi piano con la sola voce. "Sei innamorato". Sorrisi, e forse fu l'ultima cosa che feci consapevolmente.
Zayn mi stava fissando. I suoi occhi erano neri, e profondi. Come le altre volte durante le quali avevo sfortunatamente avuto modo di incontrarlo, erano illeggibili: due semplici, nauseabonde piete vuote incastrate laddove era stato loto assegnato alloggio. Nulla di più, nulla di meno.
Mi fissava, e sentivo brividi gelidi corrermi lungo la pelle. Chiusi gli occhi, e presi a tremare; non mi crucciai di impedire al mio corpo che il movimento convulso avvenisse. Solo, prestai attenzione a non urtare, nemmeno involontariamente, contro una parete, piuttosto che il supporto ligneo ad essa attaccato con viti e colla e chiodi.
Quando i suoi occhi, che fondamentalmente si erano dedicati alla scoperta visiva del mio corpo per poco più di venti secondi, tornarono a posarsi su Louis, sentii il mio petto sbloccarsi, e potei finalmente tornare a respirare, inspirando così una massiccia dose di aria, facendone come una scorta, sperando che, nel caso i miei polmoni avessero ceduto, avrei avuto qualcosa al quale aggrapparmi per sopravvivere.
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No Control
Fanfiction«Erano solo due ragazzi di diciotto anni coinvolti in qualcosa di più grande di loro; due ragazzi che, nel bene e nel male si davano amore; facevano l'amore. Ed erano i loro corpi sudati, le loro mani congiunte, i loro respiri affannati che spesso p...