*Louis' POV*
Quando uscii da casa di Harry, il riccio aveva avuto appena il tempo di depositarmi un delicato bacio sulle labbra prima che io sgusciassi via dalla sua presa, lanciando un'occhiata fulminea oltre la sua spalla, indicandogli così quale fosse il problema. Si girò, e lo scorsi mordersi nervosamente il labbro inferiore mentre osservava preoccupato sua madre, immobile alle sue spalle, gli occhi dallo sguardo vacuo persi nel vuoto. Un ultimo bacio era stato lasciato librare in aria prima che la porta si richiudesse frapponendosi fra noi, ed io attesi che mia madre mettesse in moto il suo odiato SUV prima di prendere posto sulla mia auto, la stessa che aveva riportato me ed Harry a casa dopo quella sottospecie di gita infernale alla quale ero stato pressoché costretto dallo scorrere degli eventi a partecipare.
Non potevo crederci, mentre guidavo verso casa, le mani saldamente afferrate al volante; non potevo credere che io ed Harry fossimo davvero diventati qualcosa di più di due semplici amici. Di due amanti. Ora eravamo ufficialmente legati da un filo che, sebbene sapessi non fosse indistruttibile, era quantomeno indissolubile. Il che può sembrare uno strambo e privo di senso gioco di parole, ma nella realtà dei fatti non lo è affatto. Basterebbe sfogliare le pagine di un dizionario, scorgere la definizione associata ad entrambe le parole, e non sarebbe poi così difficile effettuare il confronto. Certo, nessuna persona sana di mente si metterebbe a compiere un atto simile nel ventunesimo secolo; ma forse a volte varrebbe la pena di provare.
Non avevo visto casa mia per qualcosa come tre giorni, eppure quando mi ritrovai ad immettermi sulla strada che per diciotto anni della mia vita era stata sede fissa della mia dimora, sentii un palpitio gioioso sollecitarmi il petto, facendomi fremere dalla voglia di scendere dalla macchina, spalancare il portone di casa ed inebriarmi di quel profumo così particolare che solo in quel momento capii mi fosse mancato.
Quando entrai in casa, euforico, ciò che dapprima notai fu il buio totale che invadeva ogni millimetro di ogni stanza. "Strano, mamma dovrebbe già essere arrivata" pensai, ricordando l'imponente ombra gettata dal suo SUV sulla mia auto d'epoca, parcheggiata di lato al marciapiede dinnanzi a casa.
Poi, li sentii: sussulti, schioppi decisi che riconobbi essere singhiozzi; sentii il rumore di un respiro affannato, come quando si è piccoli e si tenta in tutti i modi di non farsi scoprire a piangere dai propri genitori, non per paura ma per orgoglio.
Corrugai la fronte seguendo la scia di quegli ansiti così regolati e rumorosi, e quando giunsi sulla soglia della cucina, non vi misi molto a capire che la donna riversa sul tavolo, la testa nascosta fra le braccia incrociate, non era altri se non mia madre.
Mi sono avvicinato a lei, in punta di piedi, sperando di non spaventarla, temendo che se si fosse accorta della mia presenza prima del dovuto sarebbe scattata in piedi, proprio come fanno gli scarafaggi quando li lasci al buio un istante dopo averli paralizzati con un secco raggio di luce.
"Mamma" ho mormorato una volta dopo esserle arrivato da parte, scostando una sedia e accomodandomi di fianco a lei. "Mamma, che succede?" le ho chiesto poi quando mi sono accorto che lei non accennava a scostarsi. E quando poggiai una mano sulla sua spalla, e notai come non avesse minimamente reagito al mio tocco, capii che qualcosa davvero non andava. Era come se si stesse autoimponendo di non guardarmi negli occhi, di non mostrarmi nemmeno una minima porzione del suo volto.
"Parlami, ti prego" l'ho implorata poi, stringendo di poco la presa delle mie dita sulla sua spalla, chiedendole tacitamente di voltarsi a guardarmi. Di affrontarmi, se era di questo che si sarebbe trattato. "Sempre meglio una sana litigata, che non parlare affatto" pensai, gli occhi angosciati mentre non facevo altro che deglutire nervosamente.
"È stata colpa mia, Louis; colpa nostra" ha iniziato mia madre dopo aver ripreso fiato, per poi scoppiare in singhiozzi ancora più forti dei precedenti l'istante successivo. "Anne mi aveva detto che era rischioso per voi ragazzi innamorarvi. Diceva che eravate così giovani, e che se vi foste lasciati, più di un problema sarebbe intercorso anche fra noi. Io non-"
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No Control
Фанфик«Erano solo due ragazzi di diciotto anni coinvolti in qualcosa di più grande di loro; due ragazzi che, nel bene e nel male si davano amore; facevano l'amore. Ed erano i loro corpi sudati, le loro mani congiunte, i loro respiri affannati che spesso p...