"Liam, forse è ora che tu vada". La voce di Louis è strascicata, impastata. Il ragazzo vede doppio, o per meglio dire non vede affatto. Attorno a lui le immagini sono sfocate, confuse, circondate da un mistico alone color smeraldo.
"No, non color smeraldo" pensa il ragazzo, sorridendo inebetito. "Sono color verde Harry". Afferra la bottiglia di Johnnie Walker, e ne riversa le ultime gocce di contenuto nel bicchiere, la mano tremante, la fronte aggrottata, in uno stato di profonda concentrazione.
Non riesce a versare davvero tutto il contenuto, perché Liam gli strappa la bottiglia di mano un istante prima, cospargendo gli ultimi millilitri di prodotto sul pavimento.
"Che cazzo fai!" urla Louis, la gola in fiamme per il troppo alcool. Non è abituato a bere. O per meglio dire, non è abituato a porre le proprie corde vocali sotto un così intenso sforzo dopo una bevuta colossale.
"Sei ubriaco, Louis. Se tua madre tornasse e ti trovasse in questo stato-"
"Mia madre è a farsi fottere da qualche parte, ora come ora" pronostica lui, e sente gli occhi pizzicare. "Non ho davvero voglia di piangere. O forse sì" si affretta ad aggiungere poi, nei suoi pensieri.
Sta ancora pensando quando qualcosa lo urta in pieno viso. Istintivamente porta una mano sulla guancia dolorante, massaggiandola cautamente.
"Liam, ancora una volta: che cazzo stai facendo?" urla Louis, gli occhi spalancati dallo stupore. Non ragiona. Non per davvero.
"Faccio quello che un buon migliore amico dovrebbe fare, ovvero evitare di farti sparare puttanate così grosse! Dio mio, Louis, è tua madre! Non puoi parlarne come se fosse una sgualdrina!"
Louis non ha mai visto Liam così furioso, e in cuor suo prega di non volerlo vedere mai più. Con un singulto si appoggia al divano, il corpo gelido a contatto col pavimento sottostante. Porta il bicchiere alle labbra, indeciso sul da farsi. Poi, con una scrollata di spalle, beve.
"Louis, vieni. Devi andare a dormire" dice Liam, con tono gentile, cogliendo al volo una lacrima solitaria dell'amico. Louis non sta piangendo, non letteralmente, insomma, ma sente di volerlo fare. Lo desidera. Lo desidera così tanto, eppure qualche valvola non deve essersi aperta da qualche parte, e così non ci riesce: resta bloccato in una dimensione parallela al quanto fastidiosa.
Il ragazzo guarda gli occhi scuri dell'amico, sfregandosi gli occhi con una manica, cancellando gli ultimi residui di umidità. Annuisce, poggiando il bicchiere di fianco a lui, sul pavimento, e lasciando che Liam lo prenda in braccio, proprio come i padri fanno con i propri figli quando questi ultimi si addormentano sul divano.
Una volta che è sotto le coperte Louis si rannicchia, mettendosi in posizione fetale, il viso per metà nascosto dietro i pugni chiusi. Liam gli deposita un bacio al alto della testa, accarezzandogli i capelli, piano.
"Ci penso io a sistemare il casino di sotto. Tu stai qui e dormi e non preoccuparti, okay?". Gli occhi di Liam sono seri, quasi austeri. Louis vorrebbe sorridere ma non trova la forza di farlo. Non riesce nemmeno ad annuire. Semplicemente continua a fissare l'amico, e questo finalmente sembra capire.
"Bene" dice allora lui dirigendosi verso la porta della camera da letto. Quando sente Louis pronunciare il suo nome flebilmente lo zittisce alzando una mano. "Fermo. So già cosa stai per dire. Tranquillo, rimetterò le chiavi di casa al proprio posto vicino ai gerani"
~
*Harry's POV*
Sono le tre di notte, ed è passata circa un'ora da quando mia madre ha detto che non sarebbe rientrata a casa per la notte.
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No Control
Fanfiction«Erano solo due ragazzi di diciotto anni coinvolti in qualcosa di più grande di loro; due ragazzi che, nel bene e nel male si davano amore; facevano l'amore. Ed erano i loro corpi sudati, le loro mani congiunte, i loro respiri affannati che spesso p...