Chapter 11

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*Louis' POV*

Il letto su cui sto poggiando è strano, incredibilmente morbido, come se il materasso fosse pieno di piume. Ed è praticamente impossibile che si sia rovinato in così poco tempo: ricordo che mia madre poco tempo fa cambiò il mio materasso "così infantile, Louis" con uno più duro, "salutare. Il signore dei materassi mi ha detto che è il migliore in circolazione".

"E se ieri sera fosse uscita proprio con lui?". Scarto l'ipotesi a priori. Nessuna donna alluderebbe alla propria nuova fiamma con il proprio figlio come al "signore dei materassi". Voglio dire, è stupido; maledettamente riduttivo.

Sono ancora in dormiveglia, o forse sono sveglio ma i miei occhi non hanno assolutamente voglia di aprirsi. Sento un paio di mani sui fianchi armeggiare con la mia maglietta. Spalanco gli occhi, e tutto ciò che riesco a vedere è un ammasso di capelli ricadere davanti al volto di qualcuno. Capelli lunghi e mossi; capelli scuri.

"Harry?"

La figura davanti a me sussulta, e le sue mani si ghiacciano sul mio corpo. Le sento irrigidirsi istantaneamente, come se fossero cadute vittime di uno di quegli incantesimi da film che trasformano le persone in pietra.

"Che stai facendo?" domando tirandomi a sedere, mentre Harry indietreggia leggermente, neanche gli avessero puntato contro una pistola. Sorrido, la testa in preda alla confusione. Poi lui scuote la testa, quasi come se volesse darsi un contegno, e quando fissa il suo sguardo nel mio, la paura è ormai del tutto scomparsa.

"Niente, non- ti stavo rimboccando le coperte. Ho visto che eri scoperto e temevo prendessi freddo, così...". Arrossisce e si schiarisce la voce al tempo stesso, il che risulta essere la cosa più dolce e innocente che mi sta capitato di vedere negli ultimi anni. Persino più dolce di mia sorella tutta sporca di panna al ritorno da una festa di compleanno.

"Uhm, capisco" dico annuendo, e i suoi occhi si riempiono di sollievo, come se avesse temuto il peggio fino ad ora. Il che è una frase completamente priva di senso, me ne rendo conto.

Lascio perdere un attimo il riccio, guardandomi attorno, e dopo un breve esame la riconosco: è la stanza di Harry, quella nella quale sono piombato ieri mattina dopo che era scomparso dalla sala per più di venti minuti.

Corrugo la fronte e chiudo gli occhi, cercando di ricordare il più possibile. La testa mi fa ancora male, e gli occhi protestano ancora per colpa della troppa luce, ma tutto sommato è andata meglio di quanto potessi sperare, considerando la quantità industriale di alcool che ci siamo scolati io e Liam ieri sera. Ricordo anche lo schiaffo di Liam, ma a giudicare dalla mia immagine riflessa nello specchio di Harry i segni rossastri devono essere spariti. Ricordo le lacrime, la sensazione di essere solo; quando sono entrato in macchina e mi sono messo al volante e il mio viaggio fino a casa di Harry; e poi ricordo altre cose, certo, ma su quelle probabilmente devo sbagliarmi.

"Ricordami un attimo come sono arrivato qui" chiedo indirettamente, e lui accenna a fare un passo nella mia direzione prima di fermarsi e restare inchiodato al suo posto, gli occhi nuovamente colmi di panico.

"Non so cosa- sei arrivato qui ieri notte, verso le due credo, e poi- penso fossi ubriaco, Louis, e allora sei restato qui a dormire, e- ma non temere! Non ho dormito con te! Voglio dire, io ho dormito sul divano, non ho invaso i tuoi spazi. Davvero"

Sorrido stranito mentre guardo Harry gesticolare in preda al delirio, non sapendo cosa dire o cosa fare. Trovo comunque stupido quel "davvero" messo alla fine della frase, quella semplice parola a sette lettere che sta a dire "davvero, Louis, tutto quello che ti ho detto finora sono solo puttanate. Ma non preoccuparti, cercherò di convincermi che tu ci abbia creduto"

No ControlDove le storie prendono vita. Scoprilo ora