Chapter 16

27.5K 1.2K 2.2K
                                    

*Louis' POV*

Dormire è stato difficile, direi quasi impossibile. Dopo aver visto Liam andarsene, e dopo non aver mosso un dito per evitare che ciò avvenisse, me ne sono restato immobile sull'asfalto, paralizzato, completamente privo di ogni emozione.

Quando ho sentito qualcosa spezzarsi, ho capito che doveva trattarsi del mio cuore, ormai diventato così pesante da provocarmi forti dolori nel petto. Ricordo di aver trattenuto a stento un singhiozzo, e di essere rientrato in casa, chiudendomi la porta alle spalle. Fuori, tutto buio; dentro casa, anche; ma era dentro di me che si annidavano le zone più oscure, quelle in cui nessuna creatura proverebbe mai desiderio di mettere piede.

Il letto mi è apparso stranamente scomodo, ed ho rimpianto quello soffice di Harry. Era la prima sera che dormivo da solo dopo giorni. Non che a casa sua dormissimo insieme, certo, ma spesso durante la notte mi ritrovavo sveglio, le orecchie tese, cercando di catturare il suono greve del suo respiro proveniente dalla stanza al piano inferiore. E così facendo mi lasciavo cullare, finendo immerso in un mondo di sogni dove dolore e violenza non sono ammessi.

Pochi minuti fa mi sono svegliato, e quando ho aperto gli occhi, ho visto un foglio di carta rosa appeso alla porta di camera mia. Per un momento ho pensato di avere le allucinazioni, ma poi, quando ho aguzzato meglio la scritta, ho potuto riconoscervi scritta sopra la frase "l'amica di mamma dice che dobbiamo assolutamente andare a fare un giro sui mercatini di Natale londinesi. Torniamo più tardi. Ti voglio bene Louis" nella scrittura grottesca e tremolante di mia sorella. Mi è scappato un sorriso al pensiero di Daisy che si affrettava a scrivere ed attaccare l'avviso senza fare rumore, sperando di non svegliarmi, mentre mia madre probabilmente non faceva altro se non invitarla ad affrettarsi.

Mi sono lasciato ricadere sul materasso con un tonfo sordo, dopo essermi leggermente sporto in avanti così da afferrare il cellulare posizionato sul comodino. Ho iniziato a sbloccarlo e bloccarlo ripetutamente, quasi in uno stato di trance, torturandomi le labbra, indeciso sul da farsi. "Forse dovrei chiamarlo" pensavo, la testa avvolta in una gigantesca e scura nube confusa. "O forse no; forse dovrei mandargli un messaggio, così da non disturbarlo. Sì, penso che dovrei lasciargli i suoi spazi, per ora"

Ma quando avevo aperto la casella dei messaggi di Liam, pronto a digitare qualcosa di stupido tipo "mi dispiace di essere stato un assoluto stronzo, meriti di meglio, non ti chiedo di perdonarmi ma ti prego fallo" la convinzione mi ha abbandonato, lasciandomi con i pollici ad un centimetro dallo schermo, frenati dal tuffarsi sui tasti da qualcosa di tanto misterioso quanto banale: scrivergli non avrebbe cambiato nulla; al contrario, avrebbe solo potuto peggiorare le cose.

Ero uscito dal letto affranto, sentendomi completamente sconfitto, privo di qualunque interesse o voglia, compresa quella di vivere. Desideravo solo sedermi al tavolo della cucina, trangugiare thè nonostante ormai fossero le dieci del mattino, troppo stanco persino per potermi concedere il solo pensiero di preparare una colazione quantomeno decente.

Il telefono era ancora acceso nelle mie mani, così lo ho afferrato, intenzionato a spegnerlo e dimenticarmene per sempre; ma poi, tornando accidentalmente indietro con un tasto e finendo sulla rubrica, ho visto qualcosa comparire giusto appena sopra il nome di Liam.

Harry.

Per un attimo ho corrugato la fronte, sconcertato. Non avevo mai conosciuto nessun Harry che mi avesse dato il proprio numero, nemmeno ad una di quelle stravaganti feste serali nelle quali mi ero ritrovato coinvolto di tanto in tanto.

Un'ipotesi aveva cominciato a circumnavigarmi nel cervello, ma era così assurda che mi sembrava impossibile anche solo pensare che forse, in un remoto caso, potesse essere probabile.

No ControlDove le storie prendono vita. Scoprilo ora