Chapter 53

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{Warning! Questo capitolo contiene numerose scene di sesso esplicite fra due individui di sesso maschile; sono contenuti elementi bondage, benchè la consumazione del rapporto sia, da entrambe le parti, consenziente}

{Re-Warning! Per l'ascolto di questo capitolo a partire dalla fine del Louis' POV (coincidente con il primo tratto ondulato) è consigliato l'ascolto del brano Stockholm Syndrome - One Direction}

*Louis' POV*

"Louis?"

Spengo la macchina ed estraggo le chiavi dalla serratura d'accensione. Harry, di fianco a me, ha ancora gli occhi lucidi. È bastato un semplice abbraccio, per farlo piangere.

Sorrido, sentendo crescere in me la voglia di riafferrarlo saldamente fra le mie braccia. E di non lasciarlo andare mai più, per l'amor del cielo; mai più.

"Che c'è, curly?" domando, rilassandomi con la schiena contro gli ormai morbidi sedili in pelle dell'auto. Vedo Harry arrossire, dopo aver recepito l'appellativo con il quale ho scelto di rivolgermi a lui.

Deglutisce, e poi tossicchia. Ridacchio, pensando che tutti i metodi della nonna che sta così disperatamente cercando di adottare non saranno comunque sufficienti a far scomparire dalle sue guance il rossore.

"Perché siamo parcheggiati davanti a casa mia?" domanda poi, innocente come suo solito. Le immagini di quel nostro primo o secondo che dir si voglia appuntamento al lago mi scorrono dinnanzi agli occhi, tanti piccoli negativi di altrettante più grandi fotografie, e "non proprio così innocente" penso, inumidendomi le labbra.

"Perché se non erro tua madre dovrebbe essere andata ad assistere la mia in negozio, oggi. E casa mia è sotto assedio di Pat e mia sorella, per cui-"

Non concludo la frase, e questa volta sono io, in totale autonomia, senza che nessuno abbia avuto modo di dirmi qualcosa in grado di sconcertarmi, ad arrossire. "Gli hai praticamente svelato le tue intenzioni, Louis" mi suggerisce una vocina, facendomi inorridire. Se non fosse che il corpo di Harry reagisce favolosamente bene alla mia presenza tanto quanto il mio dopo aver scorto anche solo un centimetro di lembo nudo della sua pelle, sono sicuro che mi prenderebbe per un maniaco sessuale.

La bocca di Harry si schiude in una sorpresa "o", che viene velocemente sostituita da un sorrisetto malizioso. Uno di quei sorrisi che investono i tuoi occhi di una cupa luce accesa, una di quelle che ci si aspetta di trovare riflessa negli occhi dell'antagonista assassino di un film horror.

"A me sarebbe piaciuto, andare a trovare tua sorella. Avremmo potuto giocare ancora, e-"

"Harry" lo interrompo, il corpo afflosciato, liquido, privo di ogni consistenza materiale. "Non stai dicendo sul serio, spero, o-"

Il riccio scoppia a ridere. Il che viene immediatamente interpretato dalla mia mente sovraccarica di pensieri come un segnale positivo. Per il mio amico lì sotto, quantomeno, lo è di sicuro.

"Forza, scendiamo. Sono io ad avere le chiavi di casa, fino a prova contraria" ribatte Harry, sorridendo, mentre estrae le chiavi dalla tasca posteriore dei pantaloni per poi sventolarmele davanti alla faccia.

"Okay" sussurro, prima di seguirlo a ruota, assicurandomi di aver chiuso le porte dell'auto, ricordandomi solo successivamente di ciò che ho dimenticato al suo interno.

"Harry!" lo chiamo, e quando il riccio si volta a guardarmi, la fronte aggrottata e lo sguardo confuso, faccio lui cenno di avvicinarmisi. "Prendi questa" dico poi, porgendogli la borsa plastificata e laccata di nero.

Afferra l'oggetto che gli sto porgendo, trattenendone il manico con la punta delle dita. La posa più gay che un ragazzo etero potrebbe mai assumere, con il bacino scentrato e un fianco spostato all'infuori, il ginocchio scenograficamente piegato, cosicché sia solo la punta del piede a toccare il pavimento.

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