Capitolo I - Inès

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Me ne sto qui, seduta sul ramo di quella quercia, a fissare gli altri alunni attraversare il viale che portava a scuola. Molti sono felici di tornare a scuola dopo l'estate, altri invece a malapena si sono alzati dal letto, ancora stanchi dalla festa di fine estate che si è svolta ieri. Io ovviamente, come ogni la sera prima di iniziare la scuola, sono stata lì con la mia famiglia, il marito di mia madre, Josè Lopez, è un uomo importante a St. Peters, a dire il vero è un uomo influente in tutto il Missouri, è il proprietario di una catena di autofficine.

Il marito di mia mamma è un uomo orribile, ogni sera torna a casa ubriaco e picchia chiunque si metta tra lui e la bottiglia, molte volte ho dovuto curare le ferite che quel mostro aveva lasciato sul corpo di Marta, mia madre.

Ogni estate io e i suoi due figli, Miguel e Pablo, lavoriamo nella sua officina. Non vengono riservati trattamenti speciali a me perchè sono una donna, al contrario eseguo gli stessi lavori di tutti i miei colleghi, secondo Josè tutti possiamo svolgere gli stessi compiti se opportunamente istruiti; forse è questo il motivo per cui non sono molto femminile, preferisco stare ore a parlare di motori e riparazioni piuttosto che di trucchi e tinte per capelli.

Mi sento al sicuro su questo ramo, se potessi rimarrei qui tutta la giornata, lontano da tutti gli sguardi inquisitori dei miei coetanei, quest'anno comincio il liceo, non sono pronta a far nuove conoscenze e a rispondere a tutte le domande che mi faranno i miei nuovi compagni, sono una persona solitaria, non amo stare in mezzo alle persone e condividere la mia storia con altri.

Da lontano vedo arrivare la mia amica Giorgia con il suo fidanzato Jonathan e così decido di scendere dal mio nido e di unirmi a loro. Io e la mia amica ci conosciamo fin dalla prima elementare, abbiamo legato subito, lei è solare, simpatica, divertente ed è l'unica con cui mi sento libera di parlare, l'unica che conosce la vera me, per tutti questi anni siamo state compagne di banco e amiche per la pelle ma da quest'anno frequenteremo corsi diversi e nei pochi corsi in comune il suo compagno di banco sarà Jonathan, mentre penso tutto questo i piccioncini hanno già raggiunto la mia quercia, salto giù dall'albero e li raggiungo.

-Ciao Inès, sei sempre la solita, se continui ad arrampicarti sugli alberi finirai per rovinare la tua divisa già il primo giorno di scuola!

Faccio un cenno con la testa in segno di saluto per entrambi, non rispondo all'osservazione fatta dalla mia amica perchè so che dice il vero, ma io non sono come lei, a me non interessa avere i capelli fuori posto o il vestito sgualcito, lei ha molto stile e gusto nel vestirsi penso sia dovuto alle sue origini italiane.

Osservo Jonathan, ha l'aria soddisfatta e spensierata non mi stupirebbe sapere che ha passato la notte insieme a Giorgia a fare chissà cosa. Dai racconti della mia amica si capisce che loro due passano molto tempo a letto. Allontano quell'immagine dalla mia mente, non voglio immaginare i miei amici avere una notte di passione e così mi concentro su altro.

- Ieri ti ho vista alla festa con i tuoi, non mi sono avvicinata perchè il capo non mi sembrava dell'umore adatto per avere intrusioni - mi dice Giorgia rompendo il silenzio, è così che chiamiamo Josè, il capo.

- Si era appena staccato dalla bottiglia, non era sicuramente dell'umore per partecipare ad una festa, ha insistito che mia madre mettesse un vestito scollato ma una volta tornati a casa le ha dato una lezione perchè molti uomini l'avevano guardata - rispondo alla mia amica senza pensarci, lei conosce tutta la mia storia, mi sento però a disagio a parlarne davanti al suo fidanzato quindi decido di tagliare corto.

- Vieni Giorgia ti presento i miei amici - dice Jonathan portando con sé la sua fidanzata, rimango di nuovo da sola con i miei pensieri.

Cerco di studiare il territorio come faccio sempre quando arrivo in un posto nuovo, vedo in lontananza un gruppetto di quattro ragazze, tutte belle, con le uniformi appena uscite dalla tintoria e i capelli acconciati in bellissime trecce, mentre io non ricordo nemmeno se questa mattina mentre facevo la coda mi sono guardata allo specchio oppure s'è storta come sempre, ma non mi importa di quello che pensano gli altri; tra quelle ragazze c'è anche Cressida Clark, una snob che era in classe con me alle medie, non ho mai sopportato quella ragazza, così sicura di sé e così perfetta.

Mi costringo ad ignorarle e torno a studiare quello che mi circonda, la mia attenzione ricade su un ragazzo che sta da solo in un angolo, lo osservo attentamente ha i capelli neri, occhi scuri, alto e con il fisico scolpito, di sicuro un ragazzo che tutte vorrebbero, credo abbia un paio d'anni in più di me, ad un tratto alza lo sguardo e lo riconosco si tratta di Grant Ward. All'improvviso mi ricordo di quando eravamo piccoli, i Ward abitavano nella villa affianco alla nostra e avevano tre bambini Christin, Grant e Thomas e spesso ci trovavamo a giocare in cortile, ero l'unica femmina quindi molto spesso mi escludevano dai loro giochi ma Grant no, lui era sempre gentile con me. Erano anni che non lo vedevo non credo nemmeno che lui si ricordi di me, lui e la sua famiglia avevano cambiato quartiere perché il sig. Ward aveva ricevuto una promozione a lavoro e dovevano trasferirsi.

Il mio flashback si interrompe nel momento in cui vedo Cressida avvicinarsi a Grant e dargli un bacio sulla guancia, non so perchè ma quella scena mi turba, decido di non dargli molto peso e appena sento la campanella suonare mi precipito al mio armadietto.

-Inès

Una voce familiare mi riporta alla realtà, era Pablo

-Non urlare, potrebbe sentirti persino tuo padre dall'officina- gli dico, fingendo un sorriso.

Pablo è l'unico, oltre mia madre, in casa che mi apprezza, ma io l'ho sempre ritenuto troppo appiccicoso.

-Questa mattina abbiamo un paio di corsi in comune cosa ne pensi se ci sediamo vicini?

La proposta di Pablo non mi piace per niente, devo già vederlo tutti i giorni a casa non voglio condividere con lui anche il banco così deciso di declinare il suo invito.

Arrivo in classe, vedo che il mio fratellastro si è seduto accanto a un suo amico, entro, non mi rivolge nemmeno uno sguardo, credo che si sia arrabbiato per il mio rifiuto, ma non mi importa, non vedo l'ora di andare via da quella casa e poter portare via anche mia madre. Mi guardo intorno e l'unico banco vuoto è quello accanto a Grant, vedo che mi sta fissando e decido di sostenere il suo sguardo, ma sento che le mie guance stanno prendendo fuoco, non mi spiego il motivo. Entra il professore di economia che mi invita a prendere posto di fianco a Ward, per tutte le lezioni non mi rivolge la parola, si limita ad osservarmi, studia i miei movimenti come io studio i suoi. Lo conosco appena ma ho capito che in molti comportamenti è simile a me.

Suona l'ultima campanella, Miguel e Pablo tornano a casa in macchina insieme, io preferisco camminare, devo già vederli a casa non voglio anche condividere il viaggio di ritorno con loro.

Mentre torno a casa noto un'ombra che mi segue, ho troppa paura per girarmi, il cuore inizia a battere all'impazzata, inizio a camminare a passo spedito e in un momento mi ritrovo a casa. Mi affaccio alla finestra ma non vedo nessuno chiunque fosse adesso non c'è più ma se dovesse capitare domani mi farò coraggio e affronterò le mie paure.

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