Capitolo XXXVII - Inès

88 5 4
                                    

Attraversiamo il giardino per andare in una casetta secondaria, è più piccola dell'abitazione principale ma lo stesso ben tenuta ed arredata, saliamo al piano secondario e c'è un open space immenso con molti attrezzi per l'allenamento e tante armi, nessuna da fuoco, prevedono tutte il combattimento ravvicinato.

<< Perché siamo qui Samos? >>

<< Qui è dove io e tua madre ci allenavamo tutti i giorni. Lei è diventata un'ottima guerriera ma non ha mai sviluppato il suo potere, non lo ha mai ereditato. Invece tu, gli esami fatti su di te sono chiari, siamo fatti dello stesso materiale tu ed io, e magari potresti aver ereditato tu il mio potere. Vuoi scoprirlo con me? >> La cosa diventa inquietante, capisco che ha ragione Grant dobbiamo andarcene da qui, mio nonno è uno squilibrato.

<< No grazie, sto bene così devo tornare a casa. Mio padre ha bisogno di me. >> mentre penso a mio padre mi tocco i polsi e mi maledico per aver lasciato in camera i bracciali collegati all'armatura, mi sarei sentita più protetta.

<< Bene, te l'ho chiesto con le buone e non ha funzionato allora provo così: rimani qui con me oppure il tuo umano morirà, ci siamo intesi? >> ecco la minaccia di Samos che aleggiava da quando siamo arrivati qui, finalmente è stata pronunciata.

<< Intesi. >> ho imparato nella vita a non fare discussioni con persone potenti, ma mentre lui parla io sto già progettando il nostro piano di fuga.

Iniziamo l'allenamento e mio nonno mi costringe a sollevare pesi ed utilizzare le armi, combattiamo anche corpo a corpo e lo atterro un paio di volte, nonostante abbia ancora un buon fisico l'età comincia a farsi sentire. Dopo un paio d'ore mi permette di tornare in camera, ma Grant non è ancora rientrato così esco a cercarlo, dopo le minacce di mio nonno non sono tranquilla se lui non mi sta accanto.

Ho perlustrato ogni angolo della casa e non c'è nemmeno l'ombra di Ward, la paura in me cresce sempre di più, esco in giardino e continuo nella mia disperata ricerca, non so più dove possa essere, penso "maledizione perché doveva essere proprio una spia così capace, non poteva diventare un panettiere sarebbe stato più facile trovarlo".

Alzo gli occhi al cielo, mi viene da piangere ma mi trattengo, non sono una bambina, per puro caso vedo un'ombra sul tetto della casa, è lui che se ne sta lì immobile a fissare quello che faccio.

Inizio ad arrampicarmi sulle pietre sporgenti nel muro della casa per raggiungerlo, dopo poco che ho iniziato la mia scalata vedo che Grant mi lancia una corda per aiutarmi, sa essere gentile anche quando è furioso con me, mi piace il modo in cui mi fa sentire: amata.

<< Posso rimanere? >> gli chiedo in modo pacato e un po' timido.

<< Fa quello che vuoi Stark, tanto non mi ascolti mai. >> è come se mi avesse dato una pugnalata dritta al petto, forse un pugno farebbe meno male in questo momento.

<< Va bene Ward, ero venuta con tutte le mie buone intenzioni ma vedo che non collabori, quando vorrai parlare vieni in camera, si tratta di una cosa seria. >> mi alzo per andarmene, quando fa così non lo sopporto ed è meglio se progettiamo la fuga quando saremo calmi.

<< Non mi lasciare solo ti prego, non ragiono in questo momento. >> è spaventato ma almeno si è rintanato qui per non fare del male a nessuno, lo apprezzo.

<< Va bene, non ti lascio. Vuoi parlare? >> Gli chiedo sottovoce come se ci fossero altri a poterci sentire ma ci siamo solo noi qui.

<< Scusami Inès, mi sono comportato da egoista e tu non lo meriti, volevo tornare alla nostra luna di miele ma ho capito che quella ormai è finita, tu hai tutte le ragioni per voler conoscere meglio la tua famiglia ma qui mi sento fuori luogo, mi guardano tutti ma nessuno ha considerazione di me, e poi non mi piace come guardano te, vogliono tutti farti rimanere qui ed io non sono niente in confronto a loro. Non mi stupirebbe se li scegliessi. Ho solo paura che tu decida di rimanere qui e senza di me. >>

Stark UndercoverDove le storie prendono vita. Scoprilo ora