Capitolo XXV - Inès

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Dopo la vacanza torno al centro addestramento ed il direttore mi ha convocato nel suo ufficio, deve parlarmi di una questione importante ed assegnarmi una missione. Mia madre e Pablo non si sono presentati in hotel, spero stiano bene.
- Ha passato delle buone vacanze agente Ecìja? - mi chiede lui appena mi siedo. 
- Sì signore anche se sono state piene di eventi. 
- So che ha ritrovato suo padre, spero che la cosa non influisca sul suo lavoro qui, capisco che scoprire di essere la figlia di Stark possa darle un certo potere, ma deve rispettare il suo ruolo ed essere pronta a seguire gli ordini. Ci siamo intesi? - mi guarda con uno sguardo intimidatorio, ma io non ho intenzione di sentirmi diversa solo per mio padre. 
- Signore, ho intenzione di far carriera onestamente, se mio padre dovesse influenzare il mio percorso qui darò le dimissioni con effetto immediato.
- Non sarà necessario. Adesso mi permetta di illustrare la sua nuova missione. Dovrà andare da sola in Botswana, stanno costruendo un esercito con dei bambini per costringerli a diventare dei terroristi, hanno preso in ostaggio un gruppo di volontari e li usano per farsi propaganda. Lei dovrà infiltrarsi tra loro e raccogliere più informazioni possibili, è una dei pochi operativi addestrata per parlare quella lingua, mentre lei sarà occupata una squadra cercherà di recuperare gli ostaggi. Mi raccomando di non farsi catturare, il ritrovo sarà domani alle cinque in punto, l’agente Barton sarà il pilota, accordati con lui per i dettagli. Ah dimenticavo, se vuole diventare un livello 7 faccia bene questa missione.
- Grazie signore, mi preparerò per la missione. - mi congedo e vado nella mia stanza. 
Questa missione sarà davvero importante per me, dovrò affrontarla da sola e non so se sono in grado di farcela, ma devo se voglio una promozione e posso star certa che l’otterrò.
Vado in armeria e scelgo l’attrezzatura da portare con me, sarò sotto copertura e vista la cultura del posto dovrò indossare abiti larghi, un vantaggio dato che potrò nascondere meglio le mie armi, prendo due pistole da legare alla cintura e due pugnali che metto nelle caviglie, prendo anche un bracciale con un cavo nel caso abbia bisogno di lottare a mano; metto tutto in un borsone che troverò domani direttamente sul jet.

Raggiungo Occhio di Falco e ci sediamo allo stesso tavolo per la cena, lui ha una famiglia da qualche parte, nessuno allo S.H.I.E.L.D. sa di questa cosa, non la si legge dai fascicoli, ne siamo a conoscenza solo io e Natasha, lui si fida solo di noi nel caso dovesse succedergli qualcosa. Ha scelto questa vita ma non ha rinunciato all’amore, lo ammiro.
- Allora Inès, sei pronta per la missione di domani? Ti ricordi tutte le mie lezioni? Hai mantenuto una buona mira? - non dice una parola su mio padre, mi lascia i miei spazi, sa benissimo che non ho voglia di parlarne e lo rispetta.
- Potrei rubarti il soprannome se volessi agente Barton. - lo prendo in giro, facciamo sempre così, sdrammatizziamo prima di una missione rischiosa, vedo però la sua agitazione, ha paura per me e forse dovrei averne anche io. 

Saluto il mio amico e vado nella mia stanza, ho bisogno di riposare per domani, saranno giorni difficili e devo essere al pieno delle mie forze, mi metto nel letto ma non dormo molto, ripenso a tutto quello che mi è successo nell’ultima settimana, ancora non posso credere di aver trovato mio padre. Prendo in mano una delle lettere di Grant, le aveva messe in ordine mettendole più vecchia alla più recente, quindi prendo la prima che trovo. 
“Scuola militare 31 Marzo 2008,
Amore mio, so che probabilmente non leggerai mai questa lettera, non ho il tuo indirizzo e da qui non mi è permesso inviare corrispondenza a nessuno. Sto perdendo la ragione.
So che probabilmente sei arrabbiata perchè non sono venuto in aeroporto e mi dispiace averti causato tanto dolore, ho lasciato di nuovo che la mia famiglia decidesse per me, che mi portassero via dalle uniche due persone che amo. Ti prometto che farò di tutto per ritrovarti e riaverti con me. Spero tu sia scappata via da quelle persone e che non abbia permesso loro di farti del male. 
Ti amerò per sempre tuo Grant.” 
E poi la ragione l’ha persa davvero, tutto quello che ha fatto alla sua famiglia è orribile, per quanto io possa odiare i Lopez non cercherei mai di ucciderli, aveva bisogno del mio aiuto e gli è stato negato, e si è vendicato in questo modo sulla sua famiglia. Prendo un’altra lettera dal centro del malloppo, sono davvero troppe e non ho tempo di leggerle tutte. 
“St. Peters, Missouri, 11 Novembre 2009
Cara Inès, ancora non sono riuscito a dimenticare il tuo profumo e quando entro in questa casa mi ritorni in mente con il tuo sorriso e la tua voglia di vivere, guardo queste vecchie foto per ricordarmi com’eri. Vorrei tanto sapere come state tu e nostro figlio o figlia, non posso sapere cosa la vita ci ha regalato. Ho incontrato un uomo, mi ha promesso che mi aiuterà a trovarti, mi fido di lui è un esperto in questo campo, è una specie di investigatore privato, non vedo l’ora di poterti rivedere. Tante volte ero vicino a trovarti ma nell’ultimo anno sembra che tu sia scomparsa, non hai lasciato nessuna traccia, nessun segno dove sei finita? 
Ti amo ancora tanto, tuo Grant”
Questa cosa mi sta distruggendo, ogni parola che leggo è come una pugnalata al cuore, la nostra vita sarebbe stata diversa insieme; decido di leggere l’ultima lettera. 
“St. Peters, Missouri, 13 Marzo 2010
Cara Inès, ormai sto perdendo le speranze ma continuo a non arrendermi, vi sto cercando come il primo giorno non dubitare mai di questo. Non so se tornerai mai in questa città e non so se verrai mai in questo rifugio, ma spero che un giorno troverai le mie lettere. Per un po’ non riuscirò a passare di qui, sto partendo per l’Europa ma sappi che non mi sto dimenticando di te. Penso a te nello stesso modo in cui ti pensavo nei pomeriggi sulla quercia, nelle notti a casa tua. Mi manchi sempre di più. Tuo Grant”
Quando leggo la data emetto uno strano suono di sorpresa, era di un mesetto fa, lui era stato lì da poco quando ci sono andata io. Adesso sono certa che prima o poi leggerà la lettera che gli ho lasciato io, forse riusciremo a ritrovarci, almeno adesso so che è vivo. 
Sono preoccupata all’idea, non devo dimenticarmi quello che ha fatto, l’abbandono, l’omicidio dei suoi genitori, se mai dovessimo rivederci gli chiederò di spiegarmi tutto ma non posso permettere che l’affetto provato per lui offuschino il mio giudizio. 

Metto le lettere nel mio borsone in fondo all’armadio, dentro ad un doppio fondo che si apre solo con la mia impronta digitale, non voglio che nessuno di metta a curiosare tra le mie cose ed ogni volta che parto inserisco tutto al sicuro lì dentro. 
Mi sveglio di soprassalto quando suona la sveglia, mi sembra di aver dormito pochissimo, ho ancora in mano una fotografia di me e Grant che avevo tenuto fuori, la metto nella tasca della mia uniforme, non sono mai stata una attaccata alle cose materiali, ma l’istinto mi obbliga a prendere con me quel pezzo di carta e lo faccio. 

Mi dirigo verso la sala mensa e Clint è già qui che mi aspetta, sembra preoccupato come se dovesse andare lui in missione. 
- Natasha mi ha detto di darti questo, voleva dartelo personalmente ma adesso è alquanto occupata. - Barton mi porge una scatolina con dentro un nuovo auricolare ancora più elegante di quello che avevo prima, c’è un bigliettino con scritto “Benvenuta in famiglia”.
Sono felice di aver conosciuto Clint e Natasha, mi hanno accolto come una sorella e mi hanno accettato nella loro piccola famiglia, sono stati i miei agenti supervisori, in codice chiamati A.S.

Purtroppo è tardi e devo partire per la missione.

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