Capitolo XX - Inès

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Sono le 04.00 e la mia sveglia suona puntuale, nel kit di benvenuto mi hanno dato una sveglia che non posso regolare ed un orologio molto avanzato tecnologicamente, posso ricevere messaggi, telefonate e durante le missioni posso comunicare con la base semplicemente parlando attraverso la trasmittente che metto nell'orecchio, è piccolissima e non si nota nemmeno. La tecnologia qui è avanti di anni rispetto a quello che si riesce a trovare nel mondo esterno, tutta l'attrezzatura ha lo stesso marchio "Stark Industries". 

Scendo dalla mia stanza e quando arrivo nella sala mensa c'è la mia colazione pronta per essere consumata, sono organizzati bene in questo posto non gli si può fare nessuna critica, è troppo presto per mangiare quindi bevo solo il mio cappuccino e lascio lì le uova e il bacon.

Esco dall'edificio e vado in un altro stabilimento, entro nella sala addestramento indicata sul mio orologio e trovo Natasha ad aspettarmi, ha sicuramente un aspetto migliore del mio, è impeccabile anche a quest'ora. Vedo accanto a lei un uomo, hanno più o meno la stessa età, lui mi squadra con aria perplessa credo di non piacergli molto.

- Secondo me è troppo giovane Nat. - dice infine rivolgendosi alla sua collega. Ma lei ignora il suo commento e si gira verso di me.

- Agente Ecìja, lui è l'agente Clint Barton un mio carissimo amico, osserverà l'allenamento di oggi come supervisore. Adesso non perdiamo altro tempo e fammi vedere cosa sai fare.

Ci mettiamo al centro della sala, l'altro agente si posiziona in cima ad una scala che si trova sul fondo alla stanza mentre dice alla sua amica di andarci piano con me.

- Hai mai combattuto Inès? - mi chiede Romanoff mentre si posiziona.

- No mai, mi sono solo difesa dal mio fratellastro in un paio di occasioni.

Iniziamo l'allenamento, ho studiato una strategia, siccome non sono brava ad attaccare oggi mi limiterò a difendermi dai colpi della mia avversaria, lei inizia a colpire ma riesco a schivare quasi tutti i suoi colpi, non mi ero mai accorta che ho dei sensi molto sviluppati, probabilmente è dovuto alla metà asgardiana del mio DNA, riesco anche a colpirla ogni tanto, ci alleniamo per ore, non ho ancora vinto nessun incontro, inevitabilmente dopo un po' finisco atterra, sono sfinita forse avrei dovuto mangiare la mia colazione. Dopo svariate ore spese per il combattimento corpo a corpo passiamo alle armi, scopro di avere una buona mira e un'eccellente coordinazione tra vista e moto, sono fiera dei miei risultati per essere solo al primo giorno. Dopo le armi passiamo allo studio in aula, mi è stato chiesto di imparare una nuova lingua in modo da non essere impreparata in caso di missioni nel mondo ma io ne voglio imparare più di una, siccome so già l'inglese, l'italiano e lo spagnolo scelgo altre tre: il russo, il cinese ed un lingua originaria dell'africa del sud, il Twana, non si sa mai dove mi porterà la vita.


Le mie giornate procedono tutte uguali per mesi, man mano che andiamo avanti l'allenamento si fa sempre più duro, all'inizio l'agente Barton si limitava solo ad osservare dal suo angolo, ma dopo qualche giorno ha deciso di partecipare, infatti è lui che mi tiene le lezioni sulle armi e mi insegna ad avere una mira ancora più precisa. Miglioro tantissimo in breve tempo, secondo il direttore Fury solo l'agente Romanoff e l'agente Barton sono stati così veloci nell'apprendere. Dopotutto doveva essere per forza così, ho imparato dai migliori in campo.

Oggi svolgerò la mia prima missione da sola, il mio agente supervisore Barton mi seguirà dalla base, si tratta di una missione sotto copertura, devo catturare il braccio destro di un contrabbandiere per poter incastrare finalmente il suo capo e mettere fine al mercato nero di questi diamanti. Clint mi ha aiutato a scegliere l'abbigliamento adatto, forse avrei preferito Nat per questo tipo di compito ma lei è impegnata in un'altra missione e quindi mi devo accontentare di Occhio di Falco. Sono giunta a destinazione ed mentre cerco di studiare il soggetto, indosso il mio auricolare. Il soggetto da incastrare è seduto al bar, è un uomo sulla quarantina, riesco a vedere la pistola che tiene nella tasca sul retro dei pantaloni, sta chiaramente aspettando qualcuno oppure ha appena concluso il suo affare e rimane lì per sviare i sospetti, questo devo scoprirlo. Indosso dei vestiti molto provocanti, non sarà certo difficile adescare questo tipo di soggetto.

Mi avvicino all'obiettivo con passo disinvolto, devo sembrare una ragazza normale che passeggia per le strade di Montecarlo senza nessuno scopo in particolare, fingo di inciampare appena arrivo vicino alla sua sedia, non cado e mantengo l'equilibrio urtando il malcapitato, subito ha uno sguardo infastidito ma vedendo che ero una ragazza il suo atteggiamento è cambiato ed è diventato subito gentile. Capisco il soggetto. Decido dunque di far dipendere la cosa da lui, scommetto che sarà lui stesso a chiedere di accomodarmi.

- Sta bene signorina? - poi si ricorda che siamo in Francia e mi chiede - Scusi, parla la mia lingua? Non so il francese.

- Sto bene, fortuna allora che non parlo francese nemmeno io. - gli faccio un occhiolino.

- Deve essere il mio giorno fortunato se incontro una bella donna tutta sola dall'altra parte del mondo che capisce la mia lingua. Per che non si siede qui con me? Qual è il suo nome?

Direi che l'avvicinamento del soggetto è andato a buon fine, non ha sospettato di nulla.

- Dammi pure del tu siamo connazionali, mi chiamo Elisabeth ma puoi chiamarmi Betty.

- Va bene Betty, sei molto graziosa, forse non dovresti girare tutta sola in questa città.

Sposto la sedia e mi metto vicino a lui, con un atteggiamento sensuale che non mi appartiene gli parlo all'orecchio.

- Perchè non mi guidi tu allora. - mentre pronuncio queste parole il suo sguardo assume un'espressione lussuriosa, ora sono certa che il pesce abbia abboccato all'amo.

Andiamo via dal bar e raggiungiamo la camera di un lussuosissimo albergo.

- Mettiti comoda. - mi dice lui ignaro di quello che sta per succedergli.

Mi avvicino a lui in quello che dovrebbe essere un tentativo di seduzione, gli metto le mani intorno alla vita e cerco di raggiungere la pistola, devo disarmarlo, ma lui se ne accorge, mi prende il polso e mi fa girare, mi ritrovo con il suo braccio che mi stringe il collo, immobilizzata in quella posizione cerco di liberarmi, gli tiro una testata sul naso ma lui non mi molla così piegando la gamba all'indietro gli do un calcio nel punto più delicato di un uomo e lui lascia la presa, in fretta prendo la pistola che gli è caduta durante la lotta e gliela punto contro, lui alza le mani in segno di resa.

- Tanto non hai il coraggio di spararmi ragazzina. - mentre dice questo inizia ad avvicinarsi a me, forse pensa che io sia una sprovveduta.

- Non sai di cosa sono capace, fermati. - gli dico mentre tolgo la sicura alla pistola.

Lui continua ad avvicinarsi, prendo la mira e gli sparo ad un gamba, lui urla per il dolore e si accascia a terra, la copertura è saltata e dobbiamo andar via subito.

- Se ti muovi ancora la prossima volta non mirerò alla gamba. Metti le mani dietro la testa e non ti muovere. - Mentre gli metto le manette comunico ai miei colleghi tramite l'auricolare che siamo pronti per il ritiro del testimone.

Un aereo si avvicina alla finestra in modalità invisibile, altra tecnologia dello S.H.I.E.L.D. chiamata "schermatura", saliamo a bordo e torniamo alla base. Una volta arrivati a destinazione interroghiamo il sospettato che racconta tutto nei minimi dettagli.

La missione si è conclusa con successo, ho ottenuto il risultato senza mettere in pericolo nessun civile, sono finalmente pronta per essere un operativo. Domani finalmente posso avere il congedo ed andare a trovare Daniel, ci vedremo a qui Montecarlo perchè lui deve partecipare ad una festa in rappresentanza della sua rivista. Mentre mi dirigo verso la stanza dove ho messo le mie cose mentre svolgevo la missione incontro il signor Stark con il direttore Fury, stanno discutendo di un progetto ma appena mi vedono cambiano discorso, quando siamo vicini si fermano per salutarmi e il direttore mi fa i complimenti per la missione.

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