Capitolo XLVIII - Inès

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Steve mi rivolge un sorriso raggiante quando accetto di unirmi alla squadra, con mia grande sorpresa mi stringe in un forte abbraccio, come se volesse darmi conforto per tutto quello che gli ho appena raccontato ed in qualche modo riesce a risollevare leggermente la mia anima inquieta. L'ho incontrato da pochi minuti eppure è una delle persone a cui ho confidato maggiori dettagli sul mio passato, mi sembra quasi di conoscerlo da anni. Ho letto tutto sulla sua storia nei musei e molte informazioni me le ha fornite l'agente Coulson, è un grande fan di Captain America e credo abbia un debole anche per Peggy Carter, una delle fondatrici dello S.H.I.E.L.D.

<< Immagino che non stessi cercando me in questo magazzino >> rivolgo la mia domanda con aria interrogativa, lui mi guarda cercando di capire se può fidarsi parlandomi dei suoi piani.

<< Ho parlato con tuo padre prima e mi ha fatto venire un dubbio. A proposito, è un uomo molto particolare, con un ego smisurato. Siete molto diversi, non riesco nemmeno a credere che siate parenti >> gli sorrido per la battuta su mio padre, si stupirebbe a sapere quando in realtà siamo simili, lui continua a spiegarmi << ha detto che secondo lui il direttore non ci dice tutta la verità. Tony ha attivato delle microspie per accedere ai dati dello S.H.I.E.L.D. ma la tecnologia non fa per me così sono venuto a cercare prove materiali, ho trovato questa stanza che sospetta e mi sono imbattuto in te, il resto lo sai >>

<< Allora qual è il piano? Apriamo una di queste casse così vediamo il contenuto? >> lui annuisce e alza il coperchio della cassa di metallo.

Quando scopriamo il contenuto ci guardiamo con aria perplessa e sconvolta, con l'aiuto del mio potere telecinetico apro tutte le casse presenti della stanza contemporaneamente, ci giriamo intorno per studiare la situazione ed in ognuna di esse troviamo lo stesso materiale, ci sono armi da fuoco delle seconda guerra mondiale ed elmetti protettivi, sulla parte posteriore del coperchio c'è disegnato un simbolo che difficilmente potremmo dimenticare, un cerchio con all'interno una piovra, si tratta dello stemma dell' HYDRA.

Rogers è furioso, senza dirmi niente prende un delle armi e si dirige verso le scale, capisco subito che vuole affrontare Fury a viso aperto, così lo seguo senza fare troppe domande.

Stiamo per entrare nel laboratorio quando una voce parla nel mio auricolare, faccio cenno a Steve di proseguire senza di me, attraverso la parete vetrata della stanza posso vedere tutta la squadra al completo, osserverò da fuori i loro movimenti.

<< Signorina Stark >> riconosco subito la voce.

<< Agente Garrett >> un brivido mi percorre la schiena quando pronuncio il suo nome.

<< Non abbiamo avuto modo di conoscerci, ma Ward tiene molto a te e non mi perdonerebbe mai se non provassi almeno a salvarti, l'agente Dallas è stato compromesso e lo tiene in ostaggio, non sono riuscito a scoprire dove fosse, ma so che sta per attaccare l'Helicarrier >> mentre Garrett parla vedo che nella stanza di fronte a me Tony Stark e Steve Rogers stanno litigando, sembra quasi che vogliano picchiarsi da un momento all'altro.

<< Come posso fidarmi di te John? >> non appena finisco la mia domanda sento un'esplosione arrivare dalla cima del veicolo, sta succedendo tutto troppo velocemente, la forza dell'urto mi fa sbattere la testa contro la parete alle mie spalle, sento le forze che mi abbandonano il corpo, l'impatto è stato troppo forte, d'improvviso è tutto buio.

Riapro gli occhi e prima che i ricordi tornino a galla passano alcuni istanti, quando mi rendo conto di essere ancora su l'Helicarrier, mi guardo intorno, sono in una stanza diversa da quella in cui sono svenuta, mi alzo in piedi e le ginocchia che inizialmente sembrano cedere sotto al mio peso mi reggono, vado verso la porta. Prima che io possa raggiungere l'uscita l'agente Dallas entra nella stanza e mi punta contro un'arma, indietreggio, sono ancora troppo debole per poter lottare e disarmarlo, lui mi lancia delle manette e mi ordina di metterle, improvvisamente mi viene un'illuminazione. Assecondo il suo volere e mi piego per raccogliere le manette dal pavimento, mentre mi alzo in piedi con l'aiuto dei miei poteri faccio cadere tutte le munizioni del fucile, sfilo un pugnale che aveva nella parte laterale dello stivale e con un calcio gli tolgo anche l'arma dalle mani. Lui tira su i pugni in segno di minaccia, ha intenzione di lottare, getto il pugnale lontano da noi, nonostante ucciderlo sarebbe fin troppo facile non voglio fargli del male, la sua mente è controllata dallo scettro di Loki e poi mi serve vivo se voglio trovare Grant. Si avvicina a me e tira un pugno con la mano destra, io lo schivo abbassandomi e mentre mi alzo lo colpisco con un calcio dritto sulla pancia, la forza lo scaraventa dritto contro la parete, torna all'attacco e stavolta il suo gancio destro mi colpisce dritto sullo zigomo provocandomi un taglio che comincia a sanguinare, mentre la sua mano è ancora appoggiata alla mia guancia gli afferro il braccio, glielo porto dietro la schiena e lo costringo a girarsi di spalle, gli do una spinta e finisce per sbattere la faccia contro il pavimento. Si trova ancora steso quando con la sua gamba afferra le mie e mi trascina giù con lui, sono per terra con la faccia rivolta verso l'altro quando lui si mette sopra di me e mi stringe una mano intorno al collo mentre l'altra mi tiene le braccia immobili, in quella posizione non riesco a muovermi sono impotente, l'aria mi manca sempre di più. Con la coda dell'occhio vedo sul tavolo un vassoio di metallo sembra molto pesante, con la telecinesi faccio volare il vassoio più vicino a noi, con un colpo forte e deciso colpisco sulla nuca l'agente Dallas, finalmente molla la presa che aveva attorno al mio collo. Mi aiuto con un movimento del bacino e mi libero anche dal peso del suo corpo su di me, afferro le manette che avevo di fianco, con una velocità mai avuta prima d'oggi gli lego le mani dietro la schiena, e lo colpisco in pieno viso con un calcio, lui cade a terra svenuto. Sollevo Dallas ormai privo di sensi da qualche minuto e lo appoggio con le spalle al muro, gli rovescio un bicchiere d'acqua in faccia e lui si sveglia di colpo, mi guarda terrorizzato come se non avesse idea di quello che stava succedendo, fissa attentamente il taglio sul mio volto, prova a muoversi ma d'istinto tiro fuori la pistola e la punto su di lui.

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