Capitolo III - Inès

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Oggi sono arrivata in classe prima del solito, mi siedo al mio posto e mi chiedo se oggi il mio compagno di banco mi saluterà. Sono passati giorni da quando ci siamo incontrati in biblioteca, ma dopo quell'incontro ogni volta che siamo in classe Grant mi ignora, forse la sua ragazza è gelosa e non vuole che mi parli.

Cressida e io ci conosciamo ormai da tempo ma non ci siamo mai sopportate lei è una bulletta snob che vuole tutti ai suoi piedi ma io le ho sempre tenuto testa.

Ward entra in classe con la sua faccia pensierosa e buia, deve essergli successo qualcosa perchè ultimamente non lo vedo più correre al parco, si siede accanto a me e non dice niente, segue la lezione e ogni tanto copia i miei appunti, crede che io non lo veda ma in realtà mi fa piacere aiutarlo quindi decido di non dire niente.

Sono finite le lezioni, metto i miei quaderni nello zaino e mi accorgo di un bigliettino sotto la mia sedia, penso che non sia per me, la mia curiosità mi spinge però ad aprirlo lo stesso.

Il bigliettino dice "Inès, troviamoci nel cortile della scuola quando tutti saranno andati via", non riconosco la scrittura quindi immagino che non sia da parte della mia amica Giorgia. Vado nel cortile, salgo sulla mia quercia e aspetto che tutti se ne vadano, sono curiosa di capire chi mi ha inviato quel bigliettino.

- Adesso puoi scendere se ne sono andati tutti- mi dice una voce sicura e profonda, ma non mi da nemmeno il tempo di scendere che mi ritrovo un ragazzo seduto accanto a me su quell'albero. Credo che in questo momento il mio cuore abbia saltato un battito, cosa ci fa Grant Ward sul mio albero? Perché voleva vedermi?

- Volevo conoscerti meglio ma in classe non ci sono molte occasioni di parlare senza che gli altri ascoltino - non ho mai pronunciato le mie domande ma lui mi ha risposto, sembra che per lui io sia un libro aperto.

- Perchè?

- Non lo so, sembri sveglia e non ti importa solo di trucco e gioielli come alle tue compagne

- Pensavo mi odiassi, non mi rivolgi nemmeno il saluto quando arrivi in classe

- Nemmeno tu

Le sue ultime parole mi turbano, in fondo non aveva tutti i torti.

Lui se ne accorge e cambia argomento, passiamo un paio d'ore a parlare, tutta la timidezza e la riservatezza che di solito mostriamo agli altri, in questo momento sparisce, scopriamo anche di avere molte passioni in comune, una telefonata mi riporta alla realtà è Josè che mi chiama perchè sono in ritardo per il mio turno in officina, ci sono due dipendenti malati così tocca a me sostituire uno dei due. Grant mi accompagna fino a casa.

- Ci rivediamo domani dopo le lezioni alla quercia? - mi dice lui timido

Lo saluto ma non gli rispondo, vorrei mettermi ad urlare per la gioia ma non posso, c'è mia madre che mi sta guardando e non voglio che mi faccia domande, fallisco nel mio intento.

- Chi è quel ragazzo?

- Un compagno di scuola mamma, vado a cambiarmi che sono in ritardo per il turno nell'officina di tuo marito.

Quando arrivo in officina c'è già Miguel che ha iniziato il suo turno, tra i fratelli Lopez lui sicuro è il peggiore, arrogante, sgarbato e ossessionato da tutto quello che faccio, osserva i miei miei movimenti, tutti gli riferiscono le mie azioni, a volte è persino geloso di chi frequento.

- Ti ho vista arrivare qui con Ward dovresti stare alla larga da tipi come lui e frequentare persone più sane mentalmente magari riesci a non diventare del tutto emarginata - mi dice lui con tono arrogante, sembra voglia infilarmi in testa le sue idee.

- Non deve importarti chi frequento, è solo affar mio.

- Non se mette in cattiva luce la nostra rispettabile famiglia e Grant Ward non è sicuramente una persona da portare a casa nostra.

Non so cosa voglia dire con questo, non credo che Grant sia cattivo, non è un tipo loquace, forse misterioso ma non cattivo, non lo conosco bene ma so che non mi farebbe del male.

Finisco il mio turno senza parlare con nessuno, timbro il mio cartellino e salgo in casa dalla porta sul retro dell'officina, mia mamma è lì ad aspettarmi con i suoi capelli biondi e i suoi occhi verdi, non ci somigliamo molto, di lei ho preso solo gli occhi. Probabilmente somiglio a mio padre, non l'ho mai conosciuto.

Entro in sala da pranzo e comincio ad apparecchiare la tavola, oggi devo aggiungere due posti in più, saranno presenti a cena anche i genitori di Josè, credo che sua madre non abbia mai accettato la nostra presenza nella sua famiglia, al contrario il padre ha sempre adorato me e Marta.

Oggi mia madre ha preparato le enchiladas e il dulce de leche, due piatti tipici della cultura dei Lopez, è brava in cucina e mi ha trasmesso la stessa passione. Mentre aspetto che arrivino gli ospiti faccio una doccia e mi cambio, mia mamma mi ha già preparato un vestito da mettere, la gonna arriva al ginocchio, io preferirei stare comoda nella mia tuta ma non voglio deluderla, per lei è importante farsi accettare da queste persone.

Josè è rimasto vedovo molto presto, con due figli da crescere, Miguel che ora ha 18 anni e Pablo che ha la mia età, ha conosciuto mia mamma in un viaggio in Europa e si sono sposati quando ero piccola, non ricordo quel momento altrimenti avrei impedito a Marta di commettere questo errore, lei non era felice ma voleva darmi un futuro migliore. Non so che origini abbia mia mamma, mi dice sempre che viene da lontano ma non mi ha mai dato dettagli.

Mentre mi asciugo i capelli arrivano gli ospiti, finisco in fretta ed esco dalla mia camera, secondo il mio patrigno è maleducazione non accogliere gli ospiti ed ho paura di quello che potrebbe fare a mia mamma se non faccio quello che mi dice.

La serata prosegue in modo tranquillo, mangiamo quello che ha cucinato mia mamma e come sempre la suocera trova mille difetti in un piatto che è a dir poco buonissimo. Sento una notifica dal mio computer in camera, sono davvero curiosa di sapere chi è ma allontano questo pensiero, sono costretta a star qui fino alla fine della cena.

Gli ospiti se ne vanno e finalmente posso togliermi il vestito e mettermi dei comodi pantaloni di tuta, mi ricordo della notifica, sarà sicuramente Giorgia che mi scrive per raccontarmi del suo appuntamento romantico e passionale con Jonathan, a volte vorrei vivere anche io quello che sta vivendo lei, sono felice per la mia amica.

Con mia grande sorpresa non è la mia amica a scrivermi ma a quanto pare ho vinto una borsa di studio per partecipare a un nuovo progetto tecnologico, il corso si terrà dopo le lezioni. Questo progetto è finanziato dalla Stark Industries, nella mail spiega che ogni scuola potrà presentare un progetto e che "Tony Stark li esaminerà tutti per scegliere il vincitore", quando leggo questa frase rido, non credo che un milionario si metta ad esaminare i progetti dei ragazzi del liceo, avrà sicuro di meglio da fare. Stampo la mail, voglio partecipare a questo progetto, non credo che Josè sia favorevole, perché toglierò del tempo ai turni in officina, lui non deve sapere che partecipo a cose extra scolastiche, inventerò di avere materie da recuperare, mi crede stupida quindi ci cascherà, vuole che mi diplomi in fretta così potrà smettere di pagare la mia istruzione. I soldi che guadagno in officina li userò per andare a Stanford, voglio seguire il corso di economia e diventare un commercialista o cose del genere, ho letto un un articolo su una rivista della Meade publications, pare sia un lavoro molto richiesto al momento. 

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