Capitolo XCIX - Inès

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<<Nooooooo>> urlo mentre le lacrime si mescolano al sangue. Non posso lasciare che mio padre muoia così, mi alzo, ignorando, per quanto possibile, il dolore che sento alla gamba. Thanos si accorge delle mie intenzioni e con la gemma del potere mi avvolge e mi scaraventa dall'altra parte della piazza, sbatto con la schiena contro un masso e rimango lì immobile, alle spalle del nemico. I miei occhi incontrano quelli di mio padre, mi sta supplicando di non agire, è chiaro che voglia proteggermi, ma io desidero lo stesso per lui. Mi sento impotente e non potrei mai perdonarmi di essere rimasta a guardare mentre lo uccidevano.

<<Hai il mio rispetto, Stark>> commenta Thanos. Non so a chi dei due si riferisca, lo capisco solo quando aggiunge <<Alla fine, metà umanità continuerà a vivere. Spero si ricorderanno di te.>>

Thanos serra il pugno in direzione di mio padre e le quattro gemme in suo possesso si illuminano contemporaneamente, sul viso di Tony non c'è alcun segno di paura, continua a guardarmi come se volesse morire con il mio viso impresso nella mente. Io non riesco a smettere di piangere.

<<Aspetta>> dice Stange appoggiando la schiena alla roccia su cui era finito pochi istanti prima. <<Risparmialo...>> io e mio padre ci giriamo nella sua direzione perplessi. <<...e io ti consegnerò la gemma.>> Mio padre mugugna il suo disappunto mentre io mi ritrovo a sorridere per il gesto sconsiderato di Strange. Lo stregone fa comparire la gemma che aveva nascosto con una magia e la consegna a Thanos, lui la unisce al suo guanto e dice <<Ne manca una.>>

<<Sai, apprezzo il tuo temperamento>> dice girandosi verso me, come se avesse sentito i miei sforzi rialzarmi. La gamba ormai è anestetizzata, ha raggiunto una soglia di dolore che mi permette di non sentire più niente, a parte i sentimenti. <<Non ti arrendi mai, eh? Ed in più i tuoi poteri, se allenati, potrebbero diventare davvero forti. Il posto di Fauce si è appena liberato. L'offerta per unirti a me è ancora valida.>>

<<Preferisco la morte>> dico mantenendo lo sguardo fisso su lui, le mie parole non cambieranno i fatti, ma cerco di prendermi lo stesso la mia piccola rivincita.

Quill vola sopra di noi sparando quanti più proiettili possibili in direzione di Thanos, ma prima che possa essere colpito per sbaglio il nemico apre un portale e ci entra dentro. Mi guardo intorno cercando gli sguardi degli altri, ed in loro rivedo i miei occhi. Siamo tutti distrutti per aver perso, siamo stati annientati, scontiffitti e non abbiamo modo di avere la nostra rivincita.

Guardo Quill e non riesco a rimanere razionale, addosso a lui tutte le colpe pur sapendo che non è l'unico responsabile, abbiamo fallito tutti, lui ha solo lasciato che il dolore offuscasse il suo giudizio, solo adesso comprendo l'importanza che ha mettere da parte le proprie debolezze.

Guardo mio padre ancora appoggiato ad una roccia, la sua ferita sta sanguinando ma lui usa le nanoparticelle dell'armatura per ricucire. Provo a muovermi nella sua direzione per soccorrerlo, ma la gamba non regge il mio peso e cado al suolo. Striscio sui gomiti finchè riesco a sopportare il dolore, poi, mi fermo e mi giro pancia all'aria stringendo la gamba tra le braccia.

Non riesco ad urlare, non riesco a pensare, non riesco a fare niente. Una sola occasione per poter tornare a casa e noi l'abbiamo sprecata. Una su quattordici milioni e seicentocinque mila.

<<Abbiamo appena perso?>> chiede Quill come se mi avesse letto il pensiero.

<<Perchè l'hai fatto?>> dice mio padre a Strange.

<<Siamo a fine partita ora>> risponde lui.

Dopo pochi istanti il volto di mio padre copre il cielo davanti ai miei occhi, riesco a scrutare il suo volto preoccupato nonostante io abbia gli occhi completamente pieni di sabbia.

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